La Regina Elena diede l'anima per l'Italia, il viale di Grado mantenga il suo nome

La Regina Elena diede l'anima per l'Italia, il viale di Grado mantenga il suo nome

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La Regina Elena diede l'anima per l'Italia, il viale di Grado mantenga il suo nome

Di Renato Antonini • Pubblicato il 18 Mar 2021
Copertina per La Regina Elena diede l'anima per l'Italia, il viale di Grado mantenga il suo nome

Lo studioso Renato Antonini risponde alla lettera di Marco Barone, che chiedeva la ridenominazione del viale Regina Elena a Grado.

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Jelena Petrovich-Njegos nacque a Cettigne l'8 gennaio 1873. Sestogenita fra gli 11 figli del futuro re Nicola del Montenegro, studiò a S. Pietroburgo, dove frequentava la corte degli Zar. Era di carattere schivo, ma pragmatico. Scriveva poesie, suonava il violino, parlava diverse lingue straniere. Sposò Vittorio Emanuele e divenne Regina d'Italia, alla morte del re Umberto ucciso dall'anarchico Bresci. Diede alla corte un'impronta di grande semplicità e modestia. Studiò medicina, venendole conferita la laurea “honoris causa”. Si impegnò nella lotta alle malattie e promosse corsi di aggiornamento dei medici per combattere il cancro e la tubercolosi.

Dopo il terremoto calabro-siculo del 1908, prestò di persona cure alle vittime e dedicò un salone del Quirinale per preparare assieme alle figlie abiti per i terremotati che avevano perso tutto. Si fece benvolere ed amare dagli italiani per la sua disponibilità e semplicità. Dopo l'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale, divenne infermiera a tempo pieno, trasformando il Quirinale in Ospedale. Per le sue opere caritatevoli venne insignita della Rosa d'Oro della Cristianità da Pio XI. Poco prima della Seconda guerra mondiale, tentò di coinvolgere le regine degli altri paesi per scongiurare l'imminente conflitto.

Purtroppo, la figlia Mafalda morì prigioniera nel campo nazista di Buchenwald. Dopo l'esilio di Casa Savoia in Egitto e la morte di Vittorio Emanuele, rimase ancora qualche tempo in Egitto per trasferirsi poi, ammalata di cancro, a Montpellier, dove morì il 28 novembre 1952. All'avvocato Barone, pur calabrese di origini, quanto sopra non pare sufficiente perché il viale Regina Elena continui a portare il suo nome, considerato che questa attribuzione suscita in lui sconcerto, incredulità e paradosso storico.

Inviterei questo novello talebano, determinato nel modificare nomi di città e di vie e togliere targhe dedicate a persone a lui sgradite, disturbato dal tricolore e dai sentimenti di italianità, a maggiore prudenza nelle sue affermazioni come quella che "l'Italia ha vinto la guerra di aggressione contro l'Impero austro-ungarico”. È notorio, infatti, come sia stato l'Impero austro-ungarico ad aggredire la Serbia il 28 luglio del 1914, ritenendola colpevole dell'assassinio di Francesco Ferdinando e dando così avvio alla Prima guerra mondiale. Il gioco delle alleanze ha coinvolto nella guerra l'Intesa con Russia, Francia e poi l'Inghilterra.

L'Italia, inizialmente schierata con la Triplice ma in posizione neutrale, ha abbandonato questa alleanza e solo il 24 maggio 1915 ha dichiarato guerra alla Germania ed all'Austria, ponendosi a fianco dell'Intesa. Grado continuerà a dare ospitalità anche ai più che graditi ospiti austriaci e tedeschi, offrendo la sua sabbia dorata, vino, pesce, piatti tipici, dintorni stupendi e un bel vivere, facendo le orecchie da mercante ad improprie sollecitazioni.

Renato Antonini

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