Con 'Le volpi' Giorgio Colangeli svela le ambiguità dell'agire umano: «Il compromesso è inevitabile»

Con 'Le volpi' Giorgio Colangeli svela le ambiguità dell'agire umano: «Il compromesso è inevitabile»

L'INTERVISTA

Con 'Le volpi' Giorgio Colangeli svela le ambiguità dell'agire umano: «Il compromesso è inevitabile»

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 16 Gen 2025
Copertina per Con 'Le volpi' Giorgio Colangeli svela le ambiguità dell'agire umano: «Il compromesso è inevitabile»

Lo spettacolo, in programma martedì 21 al Teatro Nuovo di Gradisca d'Isonzo, affronta il tema della corruzione e del labile confine fra bene e male.

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«Mi scusi il fiatone ma siamo a Breno, in Val Camonica: stiamo andando a vedere le incisioni rupestri». Per fortuna ogni tanto le tournée ti permettono anche di respirare: lo sa bene quanto Giorgio Colangeli quanto siano serrati i ritmi imposti dal teatro: tra pochi giorni, precisamente martedì 21 gennaio, sarà al Teatro Nuovo di Gradisca d’Isonzo con “Le volpi” e seppure sia la terza volta (la prima, nel 2017 con “Il più bel secolo della mia vita”, la seconda nel 2024 con “I due Papi”) non ha mai avuto un attimo per poter apprezzare quello che è classificato come uno dei borghi più belli d’Italia.

Riesce però a trovare il tempo e soprattutto il fiato per rispondere a qualche domanda sul prossimo spettacolo, ideato da Lucia Franchi e Luca Ricci, nel quale condivide il palco con Manuela Mandracchia e Federica Ombrato. Sulla strada verso i graffiti primitivi, prima di rimettersi n viaggio verso Novara dove il pubblico lo attende questa sera, Colangeli ripercorre il testo e i risvolti morali che nasconde.

Può raccontarmi lo spettacolo?
È un caso di piccola corruzione che avviene in un piccolo centro della provincia italiana. I protagonisti sono un sindaco, la direttrice dell’Asl (Manuela Mandracchia) e sua figlia (Federica Ombrato). Il sindaco deve farsi confermare le forniture di articoli sanitari per una ditta che, anche se non più nominalmente, è comunque sua e in cambio offre alla figlia della dirigente la conduzione del museo di arte contemporanea in via d’apertura. Viene dato seguito al punto di vista interiore della dirigente attraverso i suoi monologhi e si assiste cos all’impercettibile movimento che da una piccola cosa porta a grandi corruzioni non solo nella politica ma anche nella vita dei singoli cittadini.

Il titolo chiarisce immediatamente da quali principi sia retta la politica: quale lettura viene offerta di questo modo di procedere?
Lo spettacolo non dà giudizi estremi, non si additano dei colpevoli perché in realtà ogni personaggio è animato anche da obiettivi sociali: il sindaco sollecita l’acquisto delle attrezzature sanitarie per evitare la chiusura del reparto maternità e quindi c’è anche una tensione verso qualcosa di positivo. Si propone non una morale ma una riflessione su come il confine fra bene e male sia difficile da individuare. Certo, a essere di manica larga si finisce con giustificare tutto ma alla fine le regole sono una cosa e spesso c’è bisogno di assestamenti. La realtà è complessa e quindi non ci si schiera da una parte precisa ma si invita alla riflessione su questa complessità.

Lo scorso anno ci siamo sentiti per “I due Papi”: secondo lei le stesse dinamiche si trovano anche nel mondo della Chiesa?
Ma sì, perché è qualcosa che ha a che vedere con l’umano: è una condotta trasversale e in questo ambito è ancora più difficile perché ci si confronta con l’etica per cui il compromesso è ancora più colpevole ma necessario.

Questo sistema si trova anche nel mondo dello spettacolo?
(Ride) Lì non ne parliamo!

Una delle protagoniste è una ragazza, una figlia: come si insegna a non farsi corrompere, a non corrompere e a non accettare l’idea che “tanto lo fanno tutti”?
Non c’è bisogno di istruire i giovani su come comportarsi perché istintivamente, a parte certi contesti particolari, evitano la corruzione. È proprio della loro età non accettare compromessi che però poi si imparano dal momento che bisogna anche tenere conto della realtà.

Nella scheda dello spettacolo si specifica che i tre protagonisti si ritrovano davanti a dei biscotti vegani: perché questa specifica?
Può essere semplicemente per far sorridere e dare un segnale di attualità, ma anche perché, come accade sempre nel teatro, ha un valore metaforico. La dirigente infatti prepara questi biscotti ma poi la figlia dice che a pranzo ha cucinato la pasta con salsiccia e peperoni, come a dire che non si può essere sempre tutti d’un pezzo e che viviamo di contraddizioni.

Quali sono i suoi prossimi impegni?
Devo ultimare la tournée di “Le volpi” che mi occuperà fino a metà febbraio, poi con “I due Papi” arriverò a fine marzo. A seguire ci saranno un paio di progetti cinematografici che già sarebbero dovuti partire lo scorso anno e che mi impegneranno in primavera.

Questa è la sua terza volta a Gradisca: ha avuto modo di visitarla?
Purtroppo con le tournée si ha sempre molto poco tempo e in particolare l’ultima volta sono dovuto partire prestissimo per prendere l’aereo e, da Ronchi, andare in Sicilia. Questa volta forse avrò più agio ma non so quanto riuscirò a godermela.  

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