Le voci sul palco del Primo maggio a Monfalcone, tra sicurezza e qualità del lavoro

Le voci sul palco del Primo maggio a Monfalcone, tra sicurezza e qualità del lavoro

Le testimonianze

Le voci sul palco del Primo maggio a Monfalcone, tra sicurezza e qualità del lavoro

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 01 Mag 2024
Copertina per Le voci sul palco del Primo maggio a Monfalcone, tra sicurezza e qualità del lavoro

Caldo il tema di appalti e subappalti, richiamati dai vari relatori che si sono alternati sul palco. Le voci dei lavoratori.

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Non è sicuramente una piazza gremita fino all’orlo – sicuramente affollata, va detto – quella che Monfalcone ha accolto stamattina per la manifestazione del Primo Maggio, organizzata dalle tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil. Caldo il tema di appalti e subappalti, richiamati dai vari relatori che si sono alternati sul palco.

A vent’anni dalla caduta del muro tra Italia e Slovenia, tra il 30 aprile e il primo maggio 2004, a Gorizia, i sindacati sono tornati in provincia per la manifestazione nazionale. Non a Gorizia, come previsto inizialmente, ma a Monfalcone. Tanti i lavoratori bengalesi che si sono ritrovati in piazza assieme a bandiere rosse, blu, verdi e bianche. Sotto il palco i sindaci del territorio.

Dalla terrazza di piazza della Repubblica, in un vestito verde silvano, il sindaco Anna Cisint. «La mia vicinanza non è fisica perché per questioni di sicurezza non posso stare in mezzo a troppe persone, ma è verso tutti i lavoratori», così Cisint.

«Monfalcone è al centro del tema lavoro da anni. La piazza che oggi si sta riempiendo dice che abbiamo bisogno di lavoro pulito, di lavoro sano, di lavoro sicuro, di lavoro. Ed è per questo che da anni lottiamo perché si riducano i subappalti, perché le persone abbiano degli stipendi adeguati, ma anche per ridurre quel dumping giuridico e salariale e di sicurezza che purtroppo la poca attenzione dei subappalti a cascata porta», così il sindaco.

Dal palco, Maurizio Negrari, a nome dei pensionati, ha ribadito la necessità «a puntare sulla cura di prossimità, sul sociale per garantire benessere dei più fragili. Siamo spesso i più dimenticati tra le corsie di un ospedale o in case di riposo dalle rette spesso difficili da pagare. La rete di supporto è critica e non resiste, serve un supporto pubblico in un sostegno che definisca i bisogni dell’anziano e delle famiglie». Parlando delle necessità di rivedere le tempistiche di pagamento dei Tfr, Negrari ha rilanciato «un messaggio di pace chiedendo che tacciano le armi di tutti gli schieramenti, di solidarietà verso chi combatte ogni giorno per andare avanti, di costruire ancora e assieme un mondo di pace e solidarietà”.

A parlare di sicurezza sul lavoro è stato il sindacalista Gianluca Elpis, richiamando la tragedia dell’amianto. «La salute e sicurezza sul lavoro rappresentano un diritto fondamentale per l’individuo e della collettività». Prevenzione che manca anche perché «non c’è sicurezza del posto di lavoro e della continuità dei contratti. La sicurezza deve coinvolgere l’intera organizzazione lavorativa».

Luca Sforza, infermiere all’ospedale di Udine, ha ribadito come «la qualità dell’assistenza e la sicurezza delle cure sono minate da problematiche di appalti e dalle condizioni di lavoro che ci costringono a tornare al lavoro nelle giornate libere o facendo straordinari. Non ci sentiamo, in regione, né valorizzati né pagati adeguatamente. La Regione potrebbe investire su politiche di personale e retributive ma non l’ha fatto. Nessuna azienda sanitaria regionale ha una politica di welfare, non attuano nemmeno un dialogo. Dobbiamo dare un segnale concreto e forte per il sistema sanitario regionale. Le scelte tampone non sono ottimali e non garantiscono il servizio», così Sforza.

Sandra Cescutti ha sottolineato come il «mondo del lavoro sia cambiato molto da quando ho iniziato a lavorare, a 15 anni. Noi lavoratori combattiamo ogni giorno per difendere il nostro lavoro e la nostra dignità, il rispetto dell’individuo e della collettività ma tanto ancora bisogna fare perché vi sia una vera uguaglianza sociale».

Sul ruolo delle donne nel mondo del lavoro ha parlato Rosanna Bitron, della Rsu Fiom Nidec: «Spesso siamo costrette a lavorare su macchinari ormai obsoleti e siamo noi stesse, in un’azienda a forte componente femminile, troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per poter essere inseriti in percorsi di formazione». Necessario, per Bitron, «migliorare le condizioni salariali e tutelare i diritti dei lavoratori metalmeccanici».

Foto Bergamasco

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