La vita di Michelstaedter raccontata in 'Abbracciando stretta la vita' al Comunale di Cormons

La vita di Michelstaedter raccontata in 'Abbracciando stretta la vita' al Comunale di Cormons

L'ULTIMA REPLICA

La vita di Michelstaedter raccontata in 'Abbracciando stretta la vita' al Comunale di Cormons

Di REDAZIONE • Pubblicato il 18 Dic 2024
Copertina per La vita di Michelstaedter raccontata in 'Abbracciando stretta la vita' al Comunale di Cormons

Lo spettacolo è frutto della collaborazione tra la Civica Accademia d'Arte Drammatica Nico Pepe e il Teatro Stabil Furlan promotrice di Mosaici d'Europa.

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Dopo il debutto a Gorizia e le repliche a Vila Vipolze e Capriva, lo spettacolo "Abbracciando stretta la vita" che porta in scena l'intensa e vibrante esistenza di Carlo Michelstaedter farà tappa a Cormons domani, giovedì 19 dicembre, al Teatro Comunale alle ore 21. Lo spettacolo è frutto della collaborazione tra la Civica Accademia d'Arte Drammatica Nico Pepe e il Teatro Stabil Furlan che ha promosso l'articolato progetto di "Mosaici d'Europa", prologo al Festival di Teatro delle Minoranze Linguistiche che si svolgerà nel 2025 a Gorizia nell'ambito delle iniziative di GO!2025 capitale europea della cultura.

Nel periodo degli inizi del Novecento in cui si muoveva Carlo Michaelstaedter, Gorizia la sua città natale, era parte dell'impero austroungarico - della cosiddetta “Austria Felix” che cominciava a scricchiolare perché faticava a mantenere quell’unità di popoli e di genti all'interno di una consolidata pace.

Il nostro giovane Carlo di fronte all’ipotesi di andare a Vienna a studiare matematica, sceglie di andare in Italia a Firenze a fare arte. Il suo è anche un periodo in cui, a dispetto di quella che viene propagandata come una società ordinata, evoluta e armonica, sono molti i giovani in preda al “malessere di vivere”. Istinto vitale e pulsione autodistruttiva sono dunque luce e ombra, i poli di una conflittualità tra tradizione o innovazione, tra vita borghese agiata e tensioni anarchico rivoluzionarie, tra principio di piacere e ascesi spirituale, tra attaccamento agli affetti ed aneliti libertari e che nel loro albergare contemporaneamente in questa “ generatio aequivoca” esprimono contraddizioni intime molto sofferte poiché pervadono diversi piani dell’esistenza giocando un ruolo essenziale nella sensibilità di un giovane artista irrequieto.

Di fronte all’impossibilità di trovare risposte o tentare l’approdo ad un qualche equilibrio tra impulsi così contrastanti le risposte di non pochi giovani anche molto vicini a Carlo hanno dunque avuto un risvolto funesto, come accadde per la sua amica russa Nadia Baraden suicida a Firenze o per suo fratello Gino a New York... Siamo alla vigilia di quei grandi cambiamenti che - purtroppo- portarono allo scoppio della prima guerra mondiale. Vi sono alcune analogie tra quel momento storico e il nostro in cui i cosiddetti valori occidentali sono messi a rischio da eventi tumultuosi, e mostrano la loro fragilità anche in virtù dello svelarsi di un doppio standard nella loro applicazione quando si tratti di attribuire ad ogni umana esistenza lo stesso peso.

Quindi è importante ripercorrere attraverso i suoi stessi scritti che occupano la maggior parte del testo, l'esperienza di vita del nostro giovane Carlo, un grande talento: un pittore, un poeta un filosofo che fin dai suoi primi passi nella società si faceva valere e apprezzare, riempiendo di promesse ognuno dei campi in cui lui agiva. La sua pur breve vita appare come metafora dei nostri tempi in cui tutto si brucia e consuma con rapidità ma è anche un monito per cercare un più profondo e convinto radicamento nei valori dell'umano veramente umano. Prima che sia troppo tardi.

Lo spettacolo "Abbracciando stretta la vita" si avvale della drammaturgia di Claudio de Maglio che cura anche la regia. In scena Giulia Cosolo, Alessandro Maione, Klaus Martini, Dina Mirbakh, Radu Murarasu e Stefano Pandolfo, assistente alla regia Mark Kevin Barltrop, consulenza drammaturgica per il friulano a cura di Carlo Tolazzi, musiche di Mariano Bulligan e Alan Malusà Magno, i costumi di Emmanuela Cossar, le scenografie di Claudio e Andrea Mezzelani e le maschere di Francesco Garuti.

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