Le virtù e il racconto di San Martino, un santo che ci parla di carità

Le virtù e il racconto di San Martino, un santo che ci parla di carità

le poesie

Le virtù e il racconto di San Martino, un santo che ci parla di carità

Di Ferruccio Tassin • Pubblicato il 11 Nov 2021
Copertina per Le virtù e il racconto di San Martino, un santo che ci parla di carità

Il racconto nel giorno dedicato al santo. Viaggio nei versi che raccontano la storia e l'immagine dell'uomo.

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La poesia è stata una costante accanto a San Martino. Dopo la vita di Sulpicio Severo (vissuto fra IV e V sec.), è venuta la Vita Sancti Martini di Venanzio Fortunato (VI-VII sec.), in versi latini: l’ultima di tono classico, che immette a quella medievale.
A Tapogliano, abbiamo la poesia col pennello: affreschi della chiesa vecchia con la vita del Santo, proseguita in una statua, una tela e un affresco.

Vicina a noi è la poesia del Carducci, capace di sinestesie (sensazioni multiple contemporanee, per tutti i sensi). Dita in furlan à je una poesia che si vîv, si viôt, si sint e si nasa! Se si viaggia in internet, e si cercano poesie sul Santo, nel mondo tedesco se ne trova uno sterminio, fino a quelle d’oggi, una creata per una scuola Montessori. Vira verso la filastrocca, ma prende il Santo come esempio di carità da attuare. Fra le tedesche, prendiamo una di Ludwig Uhland (poeta tra il Settecento e l’Ottocento; poeta e uomo d’impegno).

Der Hrbststurm (tempesta d’autunno)

Der Herbststurm braust durch Wald und Feld, (mugghia; al sbusìna)

die Blätter fallen nieder
und
von dem dunklen Himmelszelt
sehn
schwarz die Wolken nieder.


E poi non mancano
blitzt das Schwert,
die Nebel zu zerteilen.
E
Das Schwert, womit als Reitersmann
den Mantel er zerschnitten...

Il brillare della spada nella nebbia e sempre la spada del cavaliere che divide il mantello anche per il povero…

La cultura tedesca entrava anche nella nostra cultura. Così come entrava la cultura slovena. Per San Martino, pensiamo a Josip Murn Aleksandrov (nato a fine Ottocento, muore nel 1901).

Conclude una sua poesia con l’immagine di San Martino che scaccia le sue bianche oche richiamando la leggenda che narra il tentativo del santo di mantenere il saio monastico nascondendosi al popolo che lo ha eletto vescovo. Secondo la leggenda, è stato proprio il fragore delle oche a rivelare il nascondiglio del futuro vescovo di Tour,  strappandolo alla quieta vita monastica. Abbiamo Autunno di Giovanni Pascoli, che conclude i versi citando l’estate di San Martino. Come una cupa “…estate fredda dei morti”.

E noi in Friuli? Poco: in italiano ne ha scritto Ippolito Nievo; un alc in friulano Maria Gioitti Del Monaco: Cumo sì l’è dut sot tet/ e, content, il contadin / al va a bevi il so quartin/ cui amîs in ostarie, sodisfat da so fadìe… Un po' ottimistica; pubblicata nel ’54, scritta probabilmente in anni quando anche i sorci potevano dare in affitto la dentiera! Almeno Carlo Favetti, nella sua Circolar (e siamo nell’ ’800), la buttava in valzer:

A duçh i boins cristians che a San Martin,
cu la scuse dal Sant, i plas fraiâ
Si domande: çemut, cuant e dulà
Si çhaterá oçhe, polente e vin?
Ogni fedel ca sot un vot al meti
Il sotoscrit sta a dut: Carlo Favetti.

la polente tremant spiete il supliçi
Di sei ineade in chel gran toç divin,
E testemonis al fatal ufiçi
Schieraç ator stan i bocai di vin;

Esecutors, dait man a preçipiçi
La vitime si mandi al so destin
E, onde no resti del delit indiçi
Duçhcuançh i testemonis distrighin!

Cussì Martin dal so celest balcon,
Viodint in tant onor l’antighe usançe,
Assisterà content ala funçion;

E a cualchu puor, che nel viçin unviar
Forsi no-l ja di taponâ la pançe,
L-a cur di dâi metat dal so tabar.


C’è una grandinata di proverbi tutti legati al vino (esista anche una pubblicazione intitolata “I Santi in cantina”, il “peggiore” è uno che, tradotto dal veneto in friulano, suonerebbe così: A San Martin si incioca al grand e al picinin! Per finire, una filastrocca, che ha numerose varianti:San Martin mi tenta/ Che fedi la polenta/ (nata dopo il Seicento)/ Che mangi la razuta/ Che bevi la bozuta/ Che bevi un biciarin/Viva viva San Martin!

Filastrocca o poesia; per noi filastrocca, per i tempi in cui è nata poesia vera e rara, molto rara.

Nell'immagine: San Martino e il povero in un quadro di Domenico Molinari.

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