La villa romana di Staranzano svela ancora segreti, necessari ancora studi

La villa romana di Staranzano svela ancora segreti, necessari ancora studi

Le indagini

La villa romana di Staranzano svela ancora segreti, necessari ancora studi

Di Redazione • Pubblicato il 17 Dic 2022
Copertina per La villa romana di Staranzano svela ancora segreti, necessari ancora studi

Secondo le archeologhe Renata Merlatti e Gabriella Petrucci l'area più interessante pare essere quella posta a Nord ovest delle strutture portate alla luce e visibili.

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Le pertinenze della villa romana di Staranzano continueranno a essere indagate. Lo ha confermato l'assessore comunale alla Cultura Roberta Russi introducendo questa mattina nella sala conferenze del municipio i risultati raggiunti dal progetto E-Villae, avviato dall'ente locale per valorizzare i reperti riportati alla luce nel 1955 e poi valorizzati a inizio 2000 grazie al progetto presentato e finanziato dalla Regione con 20 mila euro. "Le indagini georadar effettuate da Esplora, uno spin off dell'Università di Trieste, hanno individuato delle strutture, ma non in modo sufficiente a effettuare una ricostruzione 3D della villa - ha spiegato Russi -. L'intenzione è quindi quella di riuscire a effettuare un'analisi più approfondita nei terreni confinanti, ovviamente d'intesa e con il supporto dei proprietari". Secondo le archeologhe Renata Merlatti e Gabriella Petrucci, che hanno partecipato al progetto, redigendo i testi per i nuovi totem esplicativi collocati nell'area della villa e per il sito internet E-Villae, pubblicato oggi, l'area più interessante pare essere quella posta a Nord ovest delle strutture portate alla luce e visibili.

"Le ricerche potrebbero mettere in luce non solo nuove strutture, ma dei materiali utili a comprendere le attività di quella che oggi sarebbe un'azienda agricola - ha detto Gabriella Petrucci -. Nei diari di scavo del 1955 risultano menzionati solo tegole bollate e alcuni oggetti in metallo, come ad esempio un ago da rete in bronzo. Vorremmo effettuare una ricerca nei magazzini della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia per capire se siano stati conservati e possano contribuire a raccontare la storia della villa". Di certo è scomparsa la tavola in pietra che testimoniava la presenza di uno spazio sacro dedicato alla Bona Dea, rappresentando l'elemento restituito dagli scavi del 1955 forse più prezioso. Un'immagine della "mensa" iscritta compare in ogni caso sul sito che, realizzato con la collaborazione dell'associazione Lacus Timavi, ricostruisce le varie fasi di scavo e valorizzazione, riportando immagini d'archivio del Museo archeologico nazionale di Aquileia e della Sabap del Fvg. Il sito, che permette inoltre di contestualizzare la villa di Staranzano nel territorio del Basso Isontino in epoca romana, come spiegato dal presidente di Lacus Timavi Andrea Fasolo, apre in ogni caso una finestra sul culto della Bona Dea. Il sito E-Villae illustra anche come si siano svolte le indagini con lo strumento del georadar, grazie anche ai video realizzati da DobiaLab, e l'intervento conservativo del pavimento musivo incluso pure nel progetto e realizzato dalla Arecon di Campoformido. 

"D'intesa con la Soprintendenza questa volta, a differenza della precedente manutenzione, abbiamo agito in modo più incisivo per mettere in luce la superficie originaria e procedere poi al consolidamento", hanno affermato ieri Luisa Fogar e Daniela Cisilino (assente la terza socia di Arecon Maria Caterina Olivieri), aggiungendo come sarebbe ottimale effettuare una manutenzione ordinaria del mosaico con cadenza semestrale. "Questa è un'azione che si inserisce nella promozione del territorio come meta di un turismo slow", ha sottolineato il sindaco Riccardo Marchesan, ricordando come il sito sarà connesso alla rete ciclabile a "vocazione archeologica" che si sta creando con San Canzian d'Isonzo. Il progetto E-Villae è stato realizzato grazie al contributo della Regione e alle partnership della Soprintendenza dei Beni culturali del Fvg, Consorzio Culturale del Monfalconese, Sfa Società Archeologica Friulana, associazione Lacus Timavi, Pro Loco di Staranzano e DobiaLab-Gruppo Area di Ricerca. 

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