Conoscere le cellule con la realtà virtuale, il primo test all'Istituto D'Annunzio di Gorizia

Conoscere le cellule con la realtà virtuale, il primo test all'Istituto D'Annunzio

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Conoscere le cellule con la realtà virtuale, il primo test all'Istituto D'Annunzio

Di Redazione • Pubblicato il 10 Mag 2024
Copertina per Conoscere le cellule con la realtà virtuale, il primo test all'Istituto D'Annunzio

Coinvolti gli studenti dell'Isis D'Annunzio e del polo Da Vinci-Carli-Sandrinelli di Trieste, le lezioni immersive sulle cellule come un libro di Asimov.

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Già Isaac Asimov lo aveva immaginato in uno dei suoi romanzi più avvincenti. È il 1966 quando lo scrittore di fantascienza e robotica dà alle stampe il “Viaggio allucinante”, dove un pool di ricercatori - miniaturizzati fino alle dimensioni dei batteri – viene introdotto nel sistema circolatorio per salvare uno scienziato da un trombo. Traendo ispirazione da questo viaggio dentro il corpo umano, i ricercatori dell’Icgeb – International centre for genetic engineering and biotechnology – hanno ideato un software di divulgazione scientifica che avvicini ragazzi e adulti al complesso mondo della cellula, toccando anche Gorizia.

Si tratta del progetto “Viaggio allucinante nella cellula umana” sviluppato con il contributo della Regione, al quale hanno preso parte mercoledì gli studenti dell’Isis D’Annunzio di Gorizia, preceduti in tempi diversi dal polo Da Vinci-Carli- Sandrinelli di Trieste. «Il nostro istituto si trova nel campus di Padriciano, nell’area di ricerca Science Park di Trieste – spiega la referente dell’Ufficio comunicazione e relazioni esterne Tijana Delić – Siamo un’organizzazione intergovernativa internazionale che ha sede in tre Paesi fondatori. In primis l’Italia, con la sede di Trieste. Poi abbiamo il Sudafrica, con un centro localizzato a Città del Capo. E infine l’India, con Nuova Delhi. In tutti i Paesi abbiamo sia uffici che laboratori, ma la sede centrale si trova a Trieste».

Un’organizzazione che si basa sulla ricerca scientifica e che attrae scienziati provenienti da tutto il mondo. «Nella sede di Trieste la maggior parte del centro è ricoperto di laboratori di quello che noi chiamiamo “Wet Science”, ovvero Scienza vera. Non solo analisi al computer, bensì vere e proprie aree di lavoro con microscopi, batteri e attrezzature. Tra i vari temi di cui si occupano i nostri scienziati vi è quello dell’agricoltura, della salute umana, della virologia, e tanto altro». Si tratta di laboratori diversificati con finalità differenti, come ad esempio quello in cui lavora Iris Bertani - referente dell’ambito di batteriologia - presente per illustrare il progetto finanziato da “Io sono Friuli Venezia Giulia” ai ragazzi dell’indirizzo di Biotecnologie sanitarie.

Un lavoro che dovrebbe concludersi entro quest’anno, il quale oltre al D’Annunzio e all’istituto di Trieste ha avuto come partner la stessa Area di Ricerca, il Laboratorio dell’immaginario scientifico e il Comune di Trieste. Con l’obiettivo di divulgare la Scienza i ricercatori hanno presentato il software ai ragazzi, conducendoli in quell’universo parallelo - ormai sempre più attuale - che costituisce la realtà del metaverso.

«Il progetto è volto ad avvicinare il mondo della Scienza ai giovani – prosegue Delić – ma anche agli adulti. La nostra idea iniziale era quella di coinvolgerli in un’esperienza di realtà virtuale, paragonabile al “Viaggio allucinante”, il film del 1966 tratto dal libro di Isaac Asimov». Un software applicato ai visori forniti in dotazione, ancora in fase di sviluppo e perfezionamento. Nei panni di un virus Hiv i ragazzi si sono cimentati a entrare all’interno della cellula guidati dai ricercatori, accompagnati da una voce narrante o da indicazioni simili a quelle di un videogioco. Uno strumento utile per apprendere divertendosi, che rappresenterà probabilmente il futuro di scuole e università.

A conclusione dell’esperienza virtuale, gli studenti hanno portato il proprio contributo, fornendo suggerimenti tramite apposito Qr code. «Ai ragazzi che hanno preso parte all’esperienza chiediamo un feedback in relazione a come migliorare questo viaggio immersivo, per poter essere utilizzata in seguito da altri ragazzi e altre scuole. L’dea è quella di insegnare da un punto di vista pratico e coinvolgente com’è fatta la cellula umana e – anche per il fatto di essere appena usciti dalla pandemia – come avviene la penetrazione di un virus all’interno di una cellula. L’utente ha scelte diverse, per questo motivo utilizziamo dei visori moderni, che consentono anche ai presenti di vivere dall’esterno l’esperienza».

I ragazzi di Trieste hanno potuto utilizzare il prototipo, avventurandosi in un viaggio nel cervello umano per comprendere quali aree sono coinvolte nelle malattie neurodegenerative. Mentre il prototipo è stato presentato in settembre al Festival Trieste Next e durante la Notte dei ricercatori, gli studenti del D’Annunzio hanno avuto modo di sperimentare il primo modello del “Viaggio allucinante”.

«Abbiamo pensato di coinvolgere questi due Istituti perché i ragazzi studiano materie che li porteranno a sbocchi professionali correlati alle nostre attività». Un’opportunità di crescita e un’occasione ulteriore per avvicinarsi all’ambito della ricerca scientifica, grazie a quella valorizzazione delle materie Stem che ha preso avvio lo scorso anno con le nuove linee guida proposte dal Ministero.

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