LA BOTTEGA DEL CAPPELLO
La Via del Borgo rispolvera la storia di Casa Pontoni
Aneddoti e curiosità sul palazzo della Bottega del cappello, tra Orsoline, farmaci e copricapi. Rimane il mistero sui due Mori.
Se ogni palazzo di Gorizia potesse parlare, ce ne sarebbero di storie da raccontare. A maggior ragione se questo si trova in via Rastello: una delle strade più antiche della città. La “Via del Borgo” – come ribattezzata da Confcommercio nel progetto di cui è capofila, assegnatario del contributo “Bando Borghi” – è certamente uno dei luoghi più affascinanti del centro storico e custodisce numerosi aneddoti e curiosità. «È come uno scrigno pieno di tesori – la metafora adottata dall'appassionata di storia locale, Valentina Randazzo – tutti da raccontare». A cominciare dalla storica Bottega del cappello, che chiuse i battenti quattro anni fa, durante la pandemia di covid, e che ora sta riscoprendo un rinnovato splendore proprio grazie alle iniziative dell’associazione di categoria isontina.
Prima dei cappelli
Nel pomeriggio di ieri, venerdì 25 ottobre, è stato possibile ripercorrerne la storia plurisecolare nel corso di un incontro tenutosi al suo interno, la cui elegante atmosfera è stata ulteriormente arricchita da festoni stagionali e cesti di cachi. Non solo. I visitatori hanno potuto anche sorseggiare una tazza di tè caldo gentilmente offerto loro insieme a dei biscotti. Il tutto mentre Randazzo rispolverava il passato del locale, le cui radici affondano nella seconda metà del Seicento. «Tutto cominciò – spiega – con l’accoglienza, da parte delle sorelle Anna e Maria Bonsi, delle fondatrici del convento delle Madri Orsoline, quando queste giunsero a Gorizia direttamente da Vienna».
Il convento si sarebbe poi sviluppato fino a occupare un’area molto vasta del quartiere. Oggi ne rimangono solo poche vestigia, tra cui il nome della strada che si interseca con via Rastello – via delle Monache – e la statua di una Madonnina che domina la strada da una nicchia al secondo piano del palazzo che fa da angolo tra le due vie. «Quella statua si trova di fronte al luogo in cui sorgeva la chiesa del convento, completamente distrutta durante la Grande Guerra, e nasconde tuttora una finestra che, si presume, consentisse alle monache di sbirciare la strada senza essere viste», rivela l’esperta.
Dal 1770 il palazzo diventa la sede della storica farmacia “Ai due Mori”, gestita prima dai Leutenburg e successivamente, dal 1817, dai Pontoni. «La farmacia – continua sempre Randazzo – sarà attiva per secoli, fino agli anni Novanta. Sono ancora in molti a ricordarla per la presenza di due antiche statue lignee, risalenti al XVIII secolo, che raffigurano, appunto, due mori a grandezza quasi naturale: con un fiore officinale in mano il primo, un vasetto per unguenti il secondo».
Purtroppo, di quelle statue si perse ogni traccia con il passaggio di proprietà che, negli anni Novanta, trasformò la farmacia in negozio di cappelli e ombrelli. Nonostante le ricerche effettuate da vari appassionati, dei due manufatti non rimangono ora che delle foto, come quelle a colori mostrate ieri nel corso dell’incontro. Documenti non solo interessanti per la storia cittadina, ma fondamentali per il riconoscimento delle opere, nell’auspicato caso di un ritrovamento. Infatti, i due mori sono un soggetto molto frequente nell’antiquariato risalente a quell’epoca, e la loro precisa individuazione sarebbe possibile solo grazie ai dettagli che li contraddistinguono.
I cappelli e il cinema
Con l’ultimo passaggio di proprietà, quindi, in Casa Pontoni si passa dalla vendita di farmaci a quella di copricapi e ombrelli nel 1997. A gestire l’impresa sarà Maria Juretic, attiva nel settore fin dal 1978. Il suo negozio diventa un punto di riferimento non solo per i goriziani, ma anche per turisti e visitatori, fino alla triste chiusura alla fine del 2020.
Chi passa per la via spesso guarda ancora con nostalgia l’elegante insegna che sovrasta le vetrine del negozio: “La bottega del cappello”. Un’insegna che a molti può sembrare genuina, tanto da indurre a riferirsi al locale con quel nome. Ma è la stessa Juretic – presente ieri all’iniziativa – a ricordare che, in realtà, il suo negozio si chiamava “Cappelleria Juretic”. Quell’insegna, infatti, fu fatta mettere lì nel 2015 dal regista di una fiction sulla Grande guerra, che si stava girando in via Rastello. Alla fine, piacque così tanto che fu deciso di tenerla.
Sebbene oggi il locale non sia più attivo, ne rimane ben vivo il ricordo. «Non è del tutto vero – rileva la direttrice di Confcommercio Gorizia, Monica Paoletich – che al suo interno non si può più acquistare niente: oggi vendiamo racconti, e lo facciamo pure con vivace orgoglio». Sarà possibile “acquistare” ulteriori racconti sulla Via del Borgo anche oggi e domenica, sempre tra le 10 e le 14. Domenica, inoltre, tra le 10.30 e le 11.30 Artisti associati curerà la lettura animata per bambini della favola “Il magico bosco dei colori” di Kledi Dibra.
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