l'intervista
Quella scienza maschilista con Veronica Pivetti a Cormons, «parlo delle donne»

Lo spettacolo domani in prima regionale, sul palco l’attrice e doppiatrice affiancata da Anselmo Luisi: «Cancelliamo una mentalità offensiva».
«Imparare a leggere è per le donne qualcosa di superfluo e nocivo al loro naturale ammaestramento»: assunto più che naturale per lo scrittore e avvocato settecentesco Sylvain Maréchal, dal momento che sosteneva l’ineluttabile verità secondo cui «la ragione vuole che le donne contino le uova nel cortile e non le stelle nel firmamento». È per disquisire su certezze come queste, purtroppo non così lontane come i secoli in cui sono state pronunciate e scritte, che salirà domani sera sul palco del Teatro Comunale di Cormons Veronica Pivetti, unica interprete di “L’inferiorità mentale della donna-Un evergreen del pensiero reazionario tra musica e parole”.
Lo spettacolo, una prima regionale che prenderà il via alle 21 e per la quale sono ancora disponibili pochisismi biglietti, vedrà l’attrice e doppiatrice affiancata da Anselmo Luisi per degli interventi musicali dal vivo che andranno a enfatizzare l’assurda contemporaneità e la paradossale razionalità delle convinzioni di Paul Julius Moebius, autore dell’opuscolo da cui è tratto il titolo dello spettacolo che si avvale anche delle “perle” di Cesare Lombroso, il celebre medico e antropologo ottocentesco che pretendeva di individuare la propensione al delinquere delle persone in base ai loro tratti somatici.
Scritto da Giovanna Gra, regista assieme a Walter Mramor, il monologo è prodotto da Artisti Associati in collaborazione con Pigra srl e non è la prima volta che la Pivetti si cimenta con testi della Gra prodotti dal Centro di produzione teatrale goriziano: nel 2018 c’era stato “Viktor und Viktoria” (con Giorgio Lupano e Yari Gugliucci), nel 2021 “Stanno sparando sulla nostra canzone”, affiancata per l’occasione da Cristian Ruiz e Brian Boccuni. Ci sarà spazio per le risate ma soprattutto per la riflessione, dato anche il dibattito in corso sul patriarcato e certi modi di pensare maschilisti quali cause primarie dei femminicidi, che continuano a cadenzare le nostre giornate e a dettare l’assetto delle prime pagine dei giornali.
I temi affrontati dal testo sono molto forti e attuali cosa l’ha portata ad accettare questo ruolo e quanto emotivamente pesante è interpretarlo?
In realtà ho accettato - o forse dovrei dire scelto? - questo ruolo proprio perché i temi trattati sono molto forti e attuali: l’argomento “donna” va sempre affrontato, c’è sempre bisogno di parlare di noi. Peraltro penso che siamo le sole a dare di noi stesse una versione più profonda, sofferta, sincera e lucida rispetto a quella “ufficiale”, troppo spesso superficiale e conforme. Non parlerei di “pesantezza” nell’interpretare questa piéce, bensì di impegno anche perché ogni spettacolo è una bella sfida emotiva. La vicenda che racconto sul palcoscenico ogni sera con “L’inferiorità mentale della donna” è emozionante, divertente e agghiacciante insieme, costringe me e il pubblico a oscillare in un’altalena di sentimenti estremamente coinvolgente.
Nella scheda dello spettacolo si parla dei testi che ne costituiscono il canovaccio come di quelli “fra i più discriminanti, paradossali e, loro malgrado, esilaranti scritti razionali”: in cosa risiede la presunta ilarità che possono scatenare?
Nella loro assurdità: le parole del noto neurologo Paul Julius Moebius, autore del libro che dà il titolo allo spettacolo, quelle di Cesare Lombroso, considerato il padre della criminologia, quelle di Sylvain Marechal, avvocato e scrittore che nel 1801 fece addirittura una proposta di legge per vietare alle donne di imparare a leggere sono solo alcune delle mostruosità di cui si parla. Mostruosità che, in molti casi, scatenano inevitabilmente l’ilarità, essendo così macroscopiche. Poi ci sono anche momenti di riflessione e di commozione, perché se certi paradossi fanno ridere, altri fanno riflettere, se non arrabbiare.
Quanto una mentalità come quella che che si ritrova in questi scritti è ancora presente e può giustificare, oggi, atteggiamenti di superiorità e sopraffazione?
La parola “giustificare” è estranea al concetto stesso di sopraffazione, perciò cancelliamola. Purtroppo, la mentalità che si racconta nel mio spettacolo esiste ed è strisciante, quando non conclamata, ancora oggi. Certo, nessuno ha proposto di recente di vietare alle donne di imparare a leggere, almeno da noi, ma se pensiamo alle ingiustizie profondissime che si compiono in molte parti del mondo sulle bambine, e poi sulle ragazze, e poi sulle donne adulte, c’è da rabbrividire. Ci sono Paesi dove una bambina deve lottare per poter, per esempio, andare a scuola, mentre una notevole insofferenza verso la donna che reclama i propri sacrosanti diritti è ancora molto diffusa anche da noi, purtroppo.
La deficienza è “mancanza di”: che cosa, nella donna? E ci sono altri individui “deficienti”?
Secondo il professor Moebius la “deficienza” della donna si manifesta un po’ in tutto, pensi un po’: per lui le donne sono ‘carenti’ in ogni loro caratteristica e manifestazione. Questa è la sua idea e sono molto felice di poter mettere in scena, dopo tanti anni dall’uscita di questo libro, le orrende tesi che sostiene. È giusto che tutti sappiano con che razza di handicap noi donne partiamo fin dalla nascita. Mi chiede se ci sono altri individui “deficienti”, cioè mancanti di qualcosa? Posso solo risponderle che non sono Moebius, quindi non sono così presuntuosa da voler stigmatizzare l’umanità, è un “compito” che lascio svolgere a lui molto volentieri.
In quali ambiti secondo lei è più forte la considerazione dell’inferiorità femminile da parte degli uomini? E in quali sono le stesse donne a reiterare la debolezza?
Questo spettacolo non è nato per fare una statistica su “come” e “quando” gli uomini sono più o meno vessatori nei confronti delle donne, semmai è nato proprio per ragionare tutti insieme, uomini e donne, su un certo tipo di passato e sul presente, per poter cambiare le cose, per cambiare una mentalità radicata e difficile da estirpare. Quello che cerco di fare con questo spettacolo - e che mi pare stiamo ottenendo visti i riscontri di pubblico - è riflettere tutti insieme su uno stato di cose che ci ha penalizzate: e gli uomini possono senz’altro aiutarci a cancellare una mentalità offensiva e restrittiva.
In “Viktor und Viktoria” ha interpretato una donna costretta a fingersi uomo per avere successo; quanto spesso le donne assumono atteggiamenti maschili per ottenere dei risultati?
Non ne ho idea e non mi sento minimamente in grado di giudicare gli atteggiamenti delle altre donne, né troverei giusto farlo. Ciascuna ha il diritto di comportarsi come crede. Ma posso senz’altro dirle che io non ho mai assunto atteggiamenti maschili per ottenere dei risultati: sono sempre stata me stessa, cioè una donna contenta di esserlo, conscia degli ostacoli da superare e fieramente affezionata alla propria femminilità, forse un po’ atipica, ma non per questo meno valida.
Nel mondo del teatro che clima si respira a questo riguardo?
Il teatro è uno spicchio di realtà come tanti altri: quello nel quale mi muovo io è un mondo che risente dei problemi comuni agli altri mondi professionali. S’incontrano gli stessi problemi, magari con sembianze diverse, ma ciò che c’è fuori c’è anche qui. Da donna piuttosto combattiva le posso dire che non è mai furbo abbassare la guardia: io non lo faccio. Prevenire è meglio che curare, diceva quel tale.
Politica, società, scuola, famiglia: in quale ambito è secondo lei più importante intervenire per cambiare atteggiamento?
In tutti. Assolutamente in tutti.
Che pubblico spera di trovarsi davanti a Cormons?
Quello che già sto trovando ogni sera: disponibile, curioso, affettuoso e partecipe. Questo spettacolo coinvolge moltissimo sia le donne che gli uomini e queste prime repliche ci hanno dimostrato che c’è una grande partecipazione emotiva del pubblico maschile, che il messaggio viene colto dagli uomini con intelligenza e apertura mentale. Perciò, approfitto di questa intervista per ringraziare e abbracciare idealmente tutte e tutti coloro che sono già venuti a vedere “L’inferiorità mentale della donna”. Questo spettacolo è stato una scommessa e la risposta finora ci sta premiando.
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