la lettera
Un uomo fedele alla Chiesa degli ultimi, il ricordo di don Renzo vivrà in chi l'ha conosciuto
Sacerdote dedito al prossimo, il ricordo di don Renzo nella lettera del presidente dell'Azione cattolica di Gorizia.
Abbiamo visto don Renzo per l’ultima volta l’11 gennaio, in occasione di un incontro online nel quale assieme ad un gruppo di lavoro avevamo concordato alcuni particolari relativi ad un progetto che ci vedrà nel 2022 ricordare i 100 anni di presenza della Azione cattolica nella Diocesi di Gorizia. Un progetto al quale don Renzo si era appassionato, tanto è stato un appassionato assistente della nostra associazione. Per anni, don Renzo si è speso dentro e fuori l’associazione, e molti di noi “diversamente giovani” devono molto molto a questo uomo e a questo Sacerdote.
Nonostante da alcuni anni don Renzo non avesse più un ruolo attivo in associazione, don Renzo discretamente ci ha continuato a seguire e a spronare a suo modo spesso “rudivo” ma in cui si intravvedeva l’amore e l’attenzione che questo sacerdote aveva per l’Azione cattolica (Ac) e per la Chiesa. Io ho conosciuto don Renzo a metà degli anni Ottanta, quando partecipavo allora alle tre giorni associative che veniva organizzate a settembre. Ricordo con grande piacere le discussioni e le riflessioni sull’impegno sociale e politico e sulle tante cose da fare per rendere la Chiesa più aderente al progetto del Concilio vaticano secondo.
Attraverso don Renzo ho potuto avvicinarmi ad alcune figure di grandi laici di Ac, come Lazzati, Bachelet, Dossetti che poi mi hanno portato personalmente per più di venti anni a vivere una esperienza politica. Ho avuto poi modo di reincontrarlo un anno fa, qualche mese prima dell'inizio di questa pandemia quando sono stato nominato presidente diocesano di Ac, qualche anno e qualche capello bianco in più ma la passione sempre la stessa. Se devo oggi riassumere don Renzo in una parola, lo riassumerei con "passione". Passione per l’uomo ed i suoi problemi, passione per la Chiesa.
Mi permetto di dire che don Renzo è stato ed ha rappresentato il sacerdote interprete, fedele del pensiero del Concilio vaticano secondo, attento e rispettoso dei laici, in associazione sempre attento ad interpretare il suo ruolo, mai andando oltre. Nonostante i molteplici interessi che ha coltivato, la cultura, la politica, il giornalismo, don Renzo non si è mai dimenticato di quello che era, un sacerdote, un prete capace di entrare in sintonia con le persone che gli si avvicinavano, capace di cogliere i problemi e le difficoltà e se era necessario anche di condividerle fino in fondo.
Rispettoso dei ruoli e dei compiti ha sempre rigettato l’idea di una Chiesa clericale riconoscendo e valorizzando il ruolo dei laici non in un ottica di subordinazione, ma in una dimensione sinodale. Molto attenta era la sua capacità di lettura dei problemi e dei particolari che andava oltre la dimensione della parrocchia ed investiva una sfera diocesana. Perfettamente consapevole del suo ruolo, in una Chiesa di comunione, è stato capace di riconoscere la dignità dei laici, ed in tal senso l’Azione cattolica è stata per don Renzo una famiglia e lui per noi un fratello maggiore.
A nome dell'associazione che oggi sono chiamato a rappresentare, mi sento in questo momento di voler ringraziare il Signore per il grande dono che a tutti noi è stato fatto di averlo conosciuto ed incontrato. Ma penso di non sbagliare dicendo che tutti abbiamo anche il compito e la responsabilità di ricordarlo come un uomo ed un prete che non si è risparmiato fino alla fine, che ha vissuto con grande passione la sua vocazione testimoniando una Chiesa in uscita capace di creare relazioni e di essere attenta e misericordiosa nei riguardi di tutti.
Paolo Cappelli