Uomini violenti contro le donne, 18 casi seguiti dal progetto Change a Gorizia

Uomini violenti contro le donne, 18 casi seguiti dal progetto Change a Gorizia

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Uomini violenti contro le donne, 18 casi seguiti dal progetto Change a Gorizia

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 18 Gen 2024
Copertina per Uomini violenti contro le donne, 18 casi seguiti dal progetto Change a Gorizia

Il progetto vede coinvolti tra Friuli Venezia Giulia e Veneto quasi 300 professionisti, la collaborazione con Sos Rosa e la Questura. Come funziona.

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Entrato in funzione lo scorso luglio, ad oggi sono già 18 gli uomini che hanno fatto ricorso allo sportello del Centro per uomini autori di violenza (Cuav). Lo sportello, gestito dall’associazione L’istrice, è stato attivato nell’ambito del progetto europeo “Change”, co-finanziato dalla Commissione europea su iniziativa della cooperativa sociale pordenonese Itaca. Progetto che vede coinvolti nelle Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto quasi 300 professionisti, appositamente formati attraverso il programma “Engage”, e selezionati tra operatori e funzionari di istituzioni pubbliche, tribunali, servizi sociali, organizzazioni regionali della sanità e operatori del privato sociale.

«Obiettivo del progetto – chiarisce questa mattina l’esponente di Itaca Flora Bernardi – è contribuire a promuovere consapevolezze, cultura e cambiamento attraverso percorsi educativi, di prevenzione, intercettazione e contrasto alla violenza di genere. L’apertura a Gorizia del Cuav va in questa direzione, con programmi d’intervento dedicati a uomini che hanno compiuto atti violenti, perché siamo convinti che questi possano scegliere di cambiare».

Per funzionare a pieno regime, quindi, lo sportello deve avvalersi di una rete di soggetti pubblici e privati piuttosto ampia, in cui il ruolo di Asugi non è certamente secondario. «L’Azienda sanitaria – ha spiegato la dirigente Asugi Marilena Francioso, responsabile dei servizi a tutela di salute della donna nell’area isontina – si occupa soprattutto della presa in carico dei vari casi. I nostri operatori presso i Consultori di Gorizia e Monfalcone, all’inizio, erano in difficoltà, ma con “Change” la situazione è molto migliorata, a dimostrazione del fatto che “l’unione fa la forza”».

Lo sportello Change

A entrare più nel dettaglio riguardo allo scopo degli sportelli Change è il presidente de L’istrice Pasquale Fiorente, psicologo e psicoterapeuta goriziano: «I numeri registrati in questi mesi ci spingono a rafforzare la collaborazione con i centri antiviolenza presenti da anni in questo territorio, portando la nostra parte, ciò che mancava: la presa in carico dell’uomo. Offriamo così la possibilità di sviluppare, acquisire e adottare comportamenti alternativi alla violenza, per essere un uomo diverso o, in certe situazioni, anche un padre diverso».

Il centro si rivolge, infatti, esclusivamente a uomini responsabili di atti di “violenza di genere”, secondo la definizione riportata nella Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza di genere nei confronti delle donne e la violenza domestica, stipulata a Istanbul nel 2011. Lo sportello mette a disposizione due professionisti, sia di genere maschile che femminile, specificamente formati e aggiornati, ed è aperto solo su appuntamento, previo contatto telefonico (350 045 7122) o via email (info@listrice.com).

La Questura

È facilmente intuibile, quindi, anche l’importanza per il progetto del ruolo delle forze dell’ordine. Grazie al protocollo “Zeus”, sottoscritto tra L’istrice e la Questura di Gorizia, viene permessa l’intercettazione di uomini autori di violenza di genere e sottoposti al procedimento di “ammonimento” del questore. «Spesso funziona di più l’avvio del procedimento – spiega il neoquestore Luigi Di Ruscio – di una denuncia, perché, trattandosi di uno strumento di garanzia, si avvisa l’uomo di avere gli occhi addosso, dandogli la possibilità di difendersi».

Ma, secondo Di Ruscio, non va trascurato neanche il ruolo della donna, «spesso autrice di una violenza psicologica in grado di ferire senza ricorrere alla violenza fisica, innescando così un meccanismo di violenza reciproca». Da non trascurare, quindi, anche il lavoro sulla donna che si vuole proteggere.

«La Polizia di Stato mette in campo molte energie nella prevenzione della violenza di genere, fenomeno caratterizzato da una pressoché omogenea distribuzione su tutto il territorio nazionale e con distribuzione trasversale tra tutte le classi sociali. L’emersione degli episodi di violenza – conclude il questore – è condizione fondamentale affinché si possa intervenire tempestivamente, interrompendo condotte vessatorie già dopo “il primo schiaffo”».

Sos Rosa

Nel mese di novembre è stato rinnovato anche il protocollo d’intesa per il coordinamento delle azioni a contrasto della violenza domestica e di genere, sottoscritto da Sos Rosa, il Comune di Gorizia e Asugi. «Il rinnovo favorisce il mantenimento di un clima costruttivo e di collaborazionetra gli enti che si occupano di questo grave problema sociale», commenta la presidente di Sos Rosa Francesca Varuan.

«La nostra associazione – continua Varuan – è attiva da 22 anni prima a Gorizia e poi nel resto della regione. Al nostro Centro antiviolenza (Cav) riceviamo chiamate anche di notte, a dimostrazione della risposta importante che stiamo dando al territorio, con molti percorsi che si sono conclusi con esito positivo». Le professioniste messe a disposizione dall’organizzazione di volontariato – psicologhe, psicoterapeute, avvocate ed educatrici – sono raggiungibili chiamando il numero 0481 32954, o scrivendo all’indirizzo sosrosagorizia@gmail.com.

Il supporto del Comune

«Tradizionalmente il Comune di Gorizia si impegna sia per la sensibilizzazione sul tema della violenza di genere, sia per il sostegno economico degli interventi volti a farvi fronte», dichiara l’assessore al Welfare di Gorizia Silvana Romano. Il ruolo del Comune sarà rilevante anche per la prossima fase didattica del progetto, con il coinvolgimento delle scuole del territorio. Aspetto non secondario, in quanto il fenomeno va contrastato anche attraverso la sensibilizzazione sul tema nelle aule. «Quale mediatore migliore, a casa, dei figli?», la chiosa finale di Di Ruscio.

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