SALUTE PUBBLICA
«Unità coronarica cardiologica resta a Gorizia», Riccardi rassicura la città

Ieri le promesse dell'assessore regionale al sindaco Ziberna e all'assessore Romano. Il Comitato salute pubblica lancia una nuova mobilitazione per sabato 22.
Cardiologia e Utic non si toccano. La battaglia del Comitato salute pubblica di Gorizia prosegue ed è ormai assodato che, al suo fianco, si siano schierati il consiglio comunale e la giunta con sindaco e assessore alla Salute in prima fila. Tanto che questo fronte compatto e trasversale, che ha unito tutti i capigruppo, è riuscito a far sbilanciare l’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi il quale ha promesso ieri al primo cittadino di Gorizia e all’assessore Romano che l’Utic resterà a Gorizia.
«Credo alle parole di Riccardi rispetto al fatto che la cardiologia non si tocca– rassicura Romano – Fra l’altro sono io che dovrò andare a votare il documento di Asugi e se questo prevederà il trasferimento ovviamente non lo voterò. Ho inoltre già calendarizzato entro la fine del mese un incontro d’ambito con i sindaci dell’Isontino per avere il supporto di tutti: so anche che il dottor Adami e il Comitato stanno parlando con altre realtà che mi stanno contattando e do quindi per scontato che l’Utic resterà a Gorizia».
Le rassicurazioni dell’assessore comunale alle Politiche sanitarie giungono a ridosso della conferenza stampa convocata, nella tarda mattinata di oggi, dal Comitato salute pubblica con l’intenzione di aggiornare sui contenuti dell’incontro di mercoledì fra i capigruppo del consiglio comunale e lo stesso Comitato. A illustrare la situazione, Adelino Adami: «È stato approvato il Piano attuativo 2025 dal direttore generale di Asugi Antonio Poggiana ed è un copia-incolla della delibera regionale 1871 del 6 dicembre 2024 secondo cui entro il 30 aprile le degenze cardiologiche, e quindi l’Utic, devono essere concentrate nell’ospedale di Monfalcone. Si tratta di un piano, in discussione fra Asugi e Regione, che deve essere approvato entro il 28 febbraio quindi stiamo parlando di tempi molto ristretti».
Il problema è la discrepanza fra le linee del piano (pedissequa ripetizione della delibera citata) e le parole di Riccardi che già prima delle rassicurazioni comunicate oggi dall’assessore Romano aveva evidenziato degli errori all’interno della delibera stessa. Fino a oggi, per un difetto di chiarezza, l’assessore regionale non aveva accompagnato le parole con i fatti, inducendo quindi il direttore Poggiana a ricalcare le direttive della delibera anche nel piano attuativo. Se i recentissimi aggiornamenti avuti dall’assessore comunale (comunicati ad Adami in una telefonata proprio a conclusione della conferenza stampa) possono far tirare un piccolo sospiro di sollievo, le prossime azioni del Comitato sono comunque ben chiare.
In primis, la sollecitazione alla convocazione dell’assemblea dei sindaci tramite l’assessore Romano perché l’organismo esprima la propria contrarietà al trasferimento prima dell’approvazione del piano che andrebbe a provocare degli squilibri in tutto l’Isontino. In seconda battuta, il Comitato sollecita il consiglio comunale a convocare il direttore Poggiana per avere delle delucidazioni su quanto sta accadendo e, cosa ancor più pregnante, si intende chiedere ad Asugi l’accesso agli atti per conoscere le ragioni a sostegno del trasferimento.
«Vorremmo conoscere le motivazioni medico-scientifiche, economiche e logistiche a favore del trasferimento in una struttura che non ha nemmeno gli spazi per ospitare i macchinari richiesti da una terapia intensiva – spiega Adami - e quindi vorremmo anche sapere come questo impatterebbe sulla funzionalità del reparto di cardiologia di Monfalcone. A oggi, è bene ricordarlo, non c’è alcun atto aziendale che stabilisca che la sede principale per il reparto debba essere Monfalcone». Fondamentale per ogni azione futura è il proseguire della trasversalità della politica emersa negli ultimi consigli comunali a tema sanità, un tema che tuttavia non si limita alla sola cardiologia.
«Abbiamo nuovamente sollevato il problema della carenza dei medici di medicina generale che ha potato all’apertura di un nuovo Asap – prosegue Adami – Questo è un tema non secondario, che si riverbera su quello della cardiologia e anche sul piano oncologico regionale poiché è il medico di base che fa partire la diagnostica di base». Per mantenere viva l’attenzione di cittadini e istituzioni, gli uni a fianco delle altre, sabato 22 febbraio alle 10 è prevista una nuova mobilitazione davanti al Comune di Gorizia cui seguirà, alle 11, l’esposizione di uno striscione sul recinto dell’ospedale con la scritta “Abbiamo già dato tanto la cardiologa resti a Gorizia”. Nei prossimi giorni le 5700 firme raccolte da una cittadina a sostegno dell’Utic verranno consegnate al Comitato salute pubblica che, a sua volta, le far avere al Comune per dimostrare l’urgenza del problema salute per la cittadinanza.
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