Tutti a tavola con la Pastasciutta antifascista, in 200 in Transalpina

Tutti a tavola con la Pastasciutta antifascista, in 200 in Transalpina

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Tutti a tavola con la Pastasciutta antifascista, in 200 in Transalpina

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 29 Lug 2023
Copertina per Tutti a tavola con la Pastasciutta antifascista, in 200 in Transalpina

Ieri sera il rinnovo della tradizione organizzata da Anpi e numerose realtà, raccolte le firme per ben tre diverse petizioni.

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Il tempo questa volta ha retto e si è così potuta consumare, ieri sera a Gorizia, la “Pastasciutta antifascista”. L’edizione 2023, che in origine si sarebbe dovuta svolgere martedì scorso, è stata organizzata in piazza della Transalpina, come ormai da tradizione, da Arci Gong, in collaborazione con la sezione goriziana dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia e con il sostegno di Coop 3.0.

L’anniversario
Edizione, questa, che coincide con l’ottantesimo anniversario del 25 luglio 1943. A rievocare gli eventi di allora e le ragioni dell’iniziativa è stata la presidente di Anpi Gorizia, la storica Anna Di Gianantonio: «Quel lunedì gli italiani cominciarono a sperare che, caduto il fascismo, l’Italia potesse tornare a essere un paese democratico dopo vent’anni di dittatura. Lo pensarono gli operai della Safog e del Cotonificio di Gorizia, così come i vicini cugini monfalconesi, che uscirono dai loro stabilimenti per festeggiare».

Episodi simili avvennero un po’ ovunque nella penisola. Quello più celebre e simbolico fu organizzato dai sette fratelli Cervi, che «in preda alla gioia per la fine del regime – così Di Gianantonio – organizzarono a Campegine, in Emilia-Romagna, una grande pastasciutta antifascista, distribuendo da dei bidoni del latte ben 380 chili di pasta». L’iniziativa però ebbe un tragico epilogo. Di seguito, infatti, ci sarebbe stato l’8 settembre e la conseguente occupazione nazi-fascista di buona parte del paese. «Certamente non potevano immaginarsi – il ricordo dell’esponente di Anpi – che appena tre mesi dopo sarebbero stati tutti e sette fucilati a Reggio Emilia, a seguito di una rappresaglia organizzata dai fascisti».

L’occasione è stata utile anche per riflettere sulle ragioni per cui nacque il fascismo. Ragioni che, sempre secondo Di Gianantonio, devono servire «a non abbassare la guardia ancora oggi, perché il fascismo non arrivò al potere a seguito di un colpo di stato, ma lungo un percorso in cui la democrazia andava, a mano a mano, sfilacciandosi». Due sono stati gli elementi indicati come principali responsabili di questo processo: «Il primo fu senz’altro la Grande guerra, che fomentò il sentimento nazionalista che, nel nostro territorio, sarebbe poi sfociato con gli incendi al Narodni dom a Trieste, nel 1920, e al Trgovski dom di Gorizia nel 1927. Il secondo fu la violenta repressione delle lotte operaie».

I pericoli che oggi minacciano la democrazia, secondo la storica, sono molteplici: «Non solo è in corso in Europa una guerra che nessuno sembra sia interessato a far finire, ma il razzismo dilagante, la privatizzazione della Sanità e riforme come l’autonomia differenziata o il presidenzialismo rischiano di aumentare le diseguaglianze sociali e il distacco tra la gente e le istituzioni».

Non sono mancate anche le accuse rivolte all’amministrazione comunale, colpevole non solo «di aver realizzato lapidari con nomi che con le deportazioni titine non c’entrano nulla, ma anche di insultare l’Anpi con le medesime parole che il sindaco Ferruccio Bernardis rivolgeva negli anni Cinquanta al consigliere Nereo Battello, quando lo esortava a celebrare il 25 aprile. Una mentalità da Guerra fredda che vogliamo assolutamente superare».

La festa
All’evento, secondo gli organizzatori, hanno partecipato circa 200 persone, che hanno riempito la piazza transfrontaliera fino alla tarda sera per degustare quel menù a base di pasta al sugo di pomodoro, pane, vino e acqua. Un’atmosfera arricchita anche dalle note dei grandi classici della sinistra italiana e internazionale, interpretati da autori come Giorgio Gaber o il coro dell’Armata Rossa. E poiché, come Gaber stesso ci insegna, «la libertà è partecipazione», era stato possibile anche contribuire alla raccolta firme per ben tre diverse petizioni. La prima per l’introduzione del salario minimo di 10 euro, la seconda per una legge contro la violenza sui confini e la terza contro l’autonomia differenziata.

Presenti tra i commensali volti noti di tutto il centro-sinistra locale. Hanno infatti partecipato all’evento consiglieri comunali ed esponenti del Partito democratico, Noi mi noaltris Go, Gorizia è tua e Potere al popolo. «Abbiamo scommesso su questa piazza ancor prima di Go! 2025», ha rivendicato con orgoglio Eleonora Sartori, membro del direttivo di Arci Gong e, per l’occasione, addetta alla spinatura delle birre. Tra le novità di quest’anno, inoltre, c’è stata la partecipazione come organizzatoanche di un gruppo in rappresentanza della frazione di Piedimonte-Podgora, oltre a quella ben radicata di Sant’Andrea-Štandrež.

Una collaborazione che si è andata consolidando nel corso degli ultimi mesi, da quando è stata scritta la lettera al presidente Sergio Mattarella sul caso della mancata celebrazione del 25 Aprile da parte dell’amministrazione comunale di Gorizia. La piazza tornerà protagonista il prossimo 2 settembre per un’altra iniziativa di Anpi, questa volta in collaborazione anche con l’associazione dei partigiani di Nova Gorica.

Foto Daniele Tibaldi

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