Trent'anni fa arrivava la guerra, oggi Nova Gorica e la Slovenia festeggiano in Europa

Trent'anni fa arrivava la guerra, oggi Nova Gorica e la Slovenia festeggiano in Europa

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Trent'anni fa arrivava la guerra, oggi Nova Gorica e la Slovenia festeggiano in Europa

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 23 Giu 2021
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Era il 1991: Lubiana usciva dalla Jugoslavia. I sindaci Miklavič e Ziberna concordi: «Due città diverse ma che lavorano insieme».

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In trent’anni possono cambiare tante cose. A partire dai luoghi, che riescono a rimanere immutati per secoli ma, a un certo punto, la storia decide di stravolgerli. Trent’anni fa, ad esempio, piazza Transalpina era tutto fuorché uno spazio vivibile, con ancora pulsante la cicatrice dei conflitti del Novecento. Quella recinzione che separava l’Italia e l’allora Jugoslavia, oltre che il mondo occidentale e quello comunista, oggi non esiste più - salvo la triste parentesi della scorsa primavera - ed è diventata il palco perfetto per celebrare l’anniversario dell’indipendenza della Slovenia. Nel 1991, infatti, Lubiana sanciva il suo destino.

Oggi, le autorità di ambo i lati della frontiera si sono incontrate nel simbolo per eccellenza dell’Europa unita, festeggiando l’appuntamento. A rendere ancora più solenne la cerimonia è stata la presenza del presidente della Repubblica slovena, Borut Pahor, che tornerà proprio qui ad ottobre insieme al suo omologo italiano: “Voi, amici italiani, siete qui con noi oggi a condividere la gioia e l’allegria. Quando mi sono incontrato a Trieste con Mattarella, abbiamo avuto l’idea di redigere una lettera sul futuro dell’Europa, invitando gli altri presidenti dell’Ue a sottoscriverla. E tutti lo hanno fatto, non mi aspettavo un così grande successo”.

Quello spirito, quindi, verrà ripreso a ottobre nella visita congiunta a Gorizia e Nova Gorica. Dal canto suo, il presidente della Regione Fedriga ha evidenziato il significato storico di quella guerra dei dieci giorni, dando il via al processo di balcanizzazione: "Il popolo sloveno è un esempio per tutta l'Europa perché si è battuto per la propria terra, la propria patria e per vivere in una democrazia occidentale. La nascita della Slovenia è quindi un'importante dimostrazione di rispetto della volontà popolare e del diritto di autodeterminazione dei popoli. Ringrazio quindi il presidente Pahor e tutti i cittadini sloveni per l'importante scelta compiuta nel segno”.

Oggi, quella eredità ha portato a nuovi sviluppi sul fronte dell’integrazione locale, come la nomina a Capitale europea della cultura 2025. Una sfida che va vissuta tenendo ben presenti le “due patrie”, come spiegato dal console generale di Lubiana a Trieste, Vojho Volk, ossia quella nazionale e quella del territorio che si vive. “Le nostre sono due città distinte - ha evidenziato il sindaco di Nova Gorica, Klemen Miklavič - ma gli abitanti di Gorizia saranno comunque nostri concittadini”. Spirito analogo è emerso dalle parole dell’omologo Ziberna, che ha parlato di realtà con “diversa identità, ed anche di diversa storia negli ultimi 7 decenni”.

Insieme però, hanno capito che "assieme si cresce meglio e di più, sommando le proprie identità perché da una somma il risultato è sempre maggiore mentre da una sottrazione è sempre minore”. La giornata è stata anche l’occasione per rilanciare le richieste di maggior rappresentatività della minoranza slovena nel Parlamento italiano, con il presidente della Confederazione organizzazioni slovene (Sso) Walter Bandelj che ha trovato l’appoggio della ministra per la diaspora, Helena Jaklitsch. La stessa è stata ospite poco prima al Kulturni dom, visitando la struttura - dalla palestra alla sala - e dialogando con il presidente Igor Komel e il suo direttivo.

A luglio, peraltro, Lubiana assumerà la presidenza di turno a Bruxelles, a suggello del suo percorso storico. L’evento è stato aperto dalle note dei due inni nazionali, oltre all’Inno alla gioia scelto dall’Unione europea come sua musica, suonati dai ragazzi della scuola Glasbana matica. “Ciascuno di voi - ha spiegato Pahor - ha dato un prezioso contributo a questa amicizia. Senza l’importante aiuto di queste persone, spesso rimaste anonime, e i passi grandi delle organizzazioni di entrambi i lati del confine, non si sarebbe giunti all’incontro tra me e Matterella davanti ai monumenti di Basovizza, tantomeno dandoci la mano. Sono state le vostre azioni che hanno reso possibile tutto ciò”.

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