Trasloca a Gradisca 'Casa Morandi', Marco e Marianna per la prima volta insieme

Trasloca a Gradisca 'Casa Morandi', Marco e Marianna per la prima volta insieme

TEATRO

Trasloca a Gradisca 'Casa Morandi', Marco e Marianna per la prima volta insieme

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 25 Feb 2025
Copertina per Trasloca a Gradisca 'Casa Morandi', Marco e Marianna per la prima volta insieme

Sul palco del Nuovo Teatro Comunale, i fratelli Morandi raccontano la loro infanzia e la loro famiglia prendendo spunto dai ricordi conservati dalla tata.

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Si dice che il trasloco sia uno degli eventi a più alto impatto emotivo della nostra vita. A renderlo tale, sono senz’altro le emozioni e i ricordi che scivolano da ogni oggetto mentre li inscatoliamo, pronti a ricordarci “quella volta in cui” abbiamo riso o pianto o tutto ci sembrava più semplice. È quanto accade quando si lascia la casa della propria infanzia, o quando si deve svuotare una casa in cui la nostra infanzia è entrata attraverso foto, biglietti, disegni, lettere. Ed è proprio ciò che è accaduto, nella realtà, a Marianna e Marco Morandi, che hanno poi deciso di rivivere quelle emozioni ogni sera, nella finzione del teatro, grazie a “Benvenuti a Casa Morandi – A letto senza cena”. Lo spettacolo, che arriverà in prima regionale venerdì 28 febbraio alle 21 al Nuovo Teatro Comunale di Gradisca d’Isonzo (in sostituzione dell’annunciato “Anna dei Miracoli”) è scritto dai due artisti assieme a Elisabetta Tulli e Pino Quartullo, che ne cura anche la regia ed è sul palco nelle vesti di un traslocatore impiccione, ex ballerino di Raffaella Carrà.

La piéce nasce nel momento in cui i fratelli si sono ritrovati a dover svuotare la casa di Marta, la tata che ha vissuto per 50 anni. Cassetti e mobili rivelano non tanto la sua vita quanto l’affetto che ha sempre dedicato alla famiglia Morandi, di cui ha conservato giocattoli, ricordi, quaderni. Lo spettacolo, che per la prima volta vede i due fratelli uniti e che riporta Marianna sul palco dopo diversi anni di lontananza, è una commedia familiare, dove entrano – per la loro onnipresenza telefonica – papà Gianni, mamma Laura (Efrikian), il fratello minore Pietro, i figli di Marianna Giovanni e Paolo (nati dal matrimonio con Biagio Antonacci, ndr) e quelli di Marco Jacopo, Leonardo e Tommaso (figli di Sabrina Laganà, ndr.). Abbiamo rivolto alcune domande a Marianna e Marco in un’intervista “polifonica”.

La prima domanda è anche la più ovvia: come nasce lo spettacolo?
Marco: L’idea di fare qualcosa insieme per la prima volta è nata qualche anno fa quando in una telefonata, in preda non so bene a che illuminazione, l’ho proposto a Marianna. Era prima del covid e dopo la pandemia è venuta a mancare la nostra tata. Noi eravamo la sua famiglia e svuotandone la casa abbiamo trovato poesie, lettere di papà e di mamma, vestiti… Abbiamo fatto un viaggio nella nostra vita che ci sembrava bello da raccontare. Abbiamo quindi coinvolto Elisabetta Tulli che ci ha aiutato a tirare fuori diversi aneddoti, poi abbiamo chiamato Pino Quartullo che è riuscito a dare al tutto la forma di una commedia.

Molti sono i sentimenti innescati da un trasloco e dallo svuotare una casa: su quale avete voluto puntare?
Marianna: Non ce n’è uno che prevale: sicuramente ci sono i ricordi di quando eravamo bambini, ma anche i sentimenti di due persone che rivivono l’infanzia e gli aneddoti che magari al tempo ci sono sembrati pesanti e su cui adesso ridiamo. Ci prendiamo in giro, noi e la nostra famiglia.

Chi era per voi tata Marta?
Marianna: Era una seconda madre: ci ha sgridato tanto ma anche coperto. È stata l’ago della bilancia fra mamma e papà, ha avvolto con un amore incondizionato due figli che non erano suoi.

Il vostro lavoro lo avete svolto calibrando molto i tempi da dedicare alla famiglia: è un retaggio di come avete vissuto la vostra infanzia?
Marianna: Sì, io ho deciso di lasciare tutto per fare la mamma, può essere perché non siamo stati una famiglia unita ma poi, come si può vedere ora, c’è sempre tempo per ricominciare. Marco invece è un papà straordinario, si dedica tanto ai suoi figli ma ha continuato comunque a lavorare.
Marco: Ho tre figli adolescenti, che sono impegnativi e intervengono anche nello spettacolo a disturbare: ci sono infatti degli interventi telefonici registrati da parte di tutta la famiglia, con richieste varie che ci mettono in difficoltà.
Marianna: Come diciamo spesso, è liberamente tratto da una storia vera.

Da quando eravate figli a ora che siete genitori, come è cambiato il modo di vivere il rapporto genitori-figli nel mondo dello spettacolo?
Marianna: Non è cambiato nel mondo dello spettacolo, ma per generazione: i nostri genitori erano più severi perché la loro generazione nasceva su presupposti diversi, i genitori di oggi si sono ammorbiditi e ciò che a quei tempi ci sembrava tanto limitativo guardato adesso che siamo adulti ci fa capire che forse era giusto.
I vostri genitori hanno visto lo spettacolo? Cosa volevate comunicargli tramite questa commedia?
Marco: Certo, erano all’anteprima e alla prima. Nostra madre ha assistito alle prove e dopo aver letto il copione ci ha detto «Ma io vi denuncio!».
Marianna: Tata Marta è un pretesto perché lo spettacolo è dedicato a tutti noi e i nostri genitori sanno quanto amore abbiamo per loro. Certo, abbiamo un po’ colorito qualche episodio…

E per voi come è stata questa esperienza?
Marco: Ci siamo uniti di più anche per un fatto logistico siamo legati da un filo perché io vivo a Roma, Marianna a Bologna e per prepararci abbiamo iniziato a frequentarci più assiduamente: in qualche modo è stata Marta a riunirci.
Marianna: Noi ci stiamo divertendo molto, a tratti stentiamo a trattenere il divertimento a cui contribuisce Pino Quartullo che è un personaggio nel personaggio: interpreta Marcello, un ex ballerino di Raffaella Carrà che aggiunge una carica vitale ulteriore alla scena.

Foto Chieregato

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