Terzo mandato, ballottaggi e quorum: le novità nelle elezioni in Fvg

Terzo mandato, ballottaggi e quorum: le novità nelle elezioni in Fvg

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Terzo mandato, ballottaggi e quorum: le novità nelle elezioni in Fvg

Di Redazione • Pubblicato il 21 Mar 2024
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Approvato oggi il nuovo disegno di legge a maggioranza dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, tante le critiche dall'opposizione.

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Ecco le principali novità introdotte dal disegno di legge 15, approvato oggi a maggioranza dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. Si parte dal terzo mandato per i sindaci, con la possibilità nei comuni tra i 5mila e i 15mila abitanti, sul modello di quanto già avviene in regione per i municipi tra mille e 5mila residenti. Al di sotto dei mille abitanti resta la possibilità di un numero illimitato di mandati. Sui ballottaggi, invece, d'ora in poi sarà sufficiente ottenere il 40% dei voti al primo turno per diventare sindaco nei Comuni con più di 15mila abitanti.

Solo se nessuno dei candidati supererà quella soglia, si procederà al ballottaggio tra i primi due classificati. Abrogata dunque la soglia della maggioranza assoluta dei voti (50% più uno) necessaria per essere eletti al primo turno, che è in vigore in quasi tutte le altre regioni. Un emendamento bipartisan, poi, introduce una novità nel caso si presenti un solo candidato alla carica di sindaco: non sarà più necessario superare il quorum del 50% dei votanti per eleggere il primo cittadino, ma sarà sufficiente un'affluenza al voto del 40%.

Tra le altre misure, il ddl stabilisce come riferimento demografico per i Comuni al voto il censimento permanente, che viene aggiornato annualmente, e non più il censimento generale della popolazione. Infine, alcune norme stabiliscono la necessità di un regolamento per determinare le modalità di raccolta, conservazione e divulgazione dei risultati elettorali e dei dati contenuti nell'anagrafe degli amministratori locali, per rispettare le disposizioni in materia di trasparenza e di tutela dei dati personali. Diverse le contestazioni dall'opposizione.

«Siamo intervenuti - spiega il consigliere regionale della Lega, Antonio Calligaris - solo sulla legge elettorale comunale, con norme che riteniamo giuste. La norma che limita il ricorso al ballottaggio è di buonsenso perché votare due volte, in pochi giorni, non avvicina gli elettori alle urne. Abbassare il quorum per le elezioni a sindaco con unico candidato e il terzo mandato sono norme di buonsenso». Bocciato invece l'emendamento di Francesco Russo (Pd) sull'incompatibilità di sindaci e assessori in carica con i ruoli di parlamentare europeo, membro del governo, deputato e senatore.

No della maggioranza anche alla proposta sul linguaggio per le diversità di genere avanzata da Giulia Massolino (Patto-Civica), per sostituire ad esempio il termine "candidato" con "persona candidata". «Mentre l'Accademia della Crusca, giustamente, prende atto del cambiamento che la crescita del ruolo della donna impone alla cultura e, quindi, risponde inevitabilmente all'avanzamento dei nostri ruoli rispecchiandoli nel linguaggio, il centrodestra in Aula è riuscito a dare uno spettacolo penoso» è il commento della dem Laura Fasiolo. Amarezza espressa anche dalla collega Manuela Celotti.

A nome del Movimento 5 stelle, Rosaria Capozzi ha espresso «voto contrario alla riforma elettorale del Centrodestra, mantenendo la propria coerenza politica, ad ogni livello. Difatti manteniamo nelle nostre regole interne il limite del doppio mandato, convinti che la politica non debba essere una professione, ma un servizio». Prima del voto finale, il presidente Massimiliano Fedriga ha ribadito la posizione della coalizione: «Questa non è una legge perfetta, ma cerca di correggere distorsioni che esistono. Agiremo anche sulla legge elettorale regionale a proposito della rappresentatività in Consiglio regionale, dove oggi c'è di fatto un premio di opposizione e non di maggioranza».

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