Le tensioni tra Pd e Slovenska Skupnost a Gorizia, Vito difende l'alleanza

La segretaria del Pd Sara Vito replica alle dichiarazioni dei vertici della Ssk, difendendo la collaborazione tra i due partiti aldilà delle difficoltà locali.

Continuano a essere tesi i rapporti tra il Partito democratico e la Slovenska skupnost alla vigilia delle prossime elezioni amministrative, in particolare in provincia di Gorizia. Il nuovo corso del partito della minoranza slovena va sempre più in direzione opposta rispetto alle posizioni di centrosinistra, come testimoniano le recenti dichiarazioni della segretaria Fulvia Premolin e del presidente Damijan Terpin, che allontanano la forza da intese con i dem.

«È incomprensibile l’attacco incendiario del presidente Terpin al Pd - commenta la segretaria provinciale Sara Vito - Siamo un partito che dialoga politicamente a tutto campo con la Ssk, lo prova l'ultimo incontro che ho avuto con il responsabile provinciale Ssk Grinovero, improntato a toni assolutamente costruttivi e propositivi». Sul piatto ci sono le sfide di Savogna, Doberdò e San Floriano: in quest’ultima si attende ancora di conoscere il candidato che cercherà di prendere il posto dei Franca Padovan.

Sull’altopiano, invece, rimane da scogliere il nodo su chi rappresenterà il partito del tiglio, che ha un dialogo in corso con il gruppo di Lamberto Soranzio. A Savogna, infine, si va verso un forfait verso la sfida all’uscente Luca Pisk. «Le eventuali difficoltà locali – spiega Vito - sono esclusivamente attribuibili a dinamiche legate alle singole situazioni territoriali. Ma le relazioni politiche tra Pd e Ssk sono importanti e si fondano su una comune radice democratica e popolare che negli anni ha portato a importanti esperienze di governo su programmi condivisi nell’Isontino, in Regione fino alla rappresentanza parlamentare. Sulla tutela della minoranza slovena siamo sempre in prima fila».

«Credo che gli elettori del Pd e della Ssk abbiano molte storie e profondi valori in comune e noi – precisa Vito – non vogliamo spingere via nessuno. Noi lavoriamo per preservare questo patrimonio costruito nei decenni e auspichiamo che i dirigenti della Ssk non vogliano chiudere il dialogo ponendo nostalgiche pregiudiziali ideologiche. Piuttosto oggi il discrimine passa dai temi dell’Europa e dei sovranismi montanti, su cui il Pd ha le idee chiare, e altrettanto dovrebbe chi guida un partito di raccolta di una minoranza linguistica».

Foto Daniele Tibaldi

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