La cerimonia
Svelato il presepe di Grado in Vaticano: «Si racconta il senso di comunità»
La natività è raccontata dai casoneri di inizio Novecento. Cerimonia con l'accensione del grande albero di Natale.
Si è acceso sulle note di Bianco Natal, eseguita dalla banda della gendarmeria del Givernatorato della Città del Vaticano, l’abete donato dalla città di Ledro, in Trentino, e che fino a inizio 2025 farà bella mostra di sé in Piazza San Pietro, in Vaticano. Accanto a esso il presepe realizzato dalla comunità di Grado con quaranta volontari che si sono messi in gioco per realizzare la natività all’interno dell’ambiente lagunare.
Come ambientazione è stato scelto uno dei diversi aspetti della città balneo-curativa, ovvero quello della sua laguna, unica, vivente, che si lega anche alla storicità dell’isola essendo, riferendoci al lontano periodo dei patriarchi, la figlia di Aquileia ma, soprattutto, la madre di Venezia.
Una laguna un tempo abitata stabilmente da centinaia di gradesi, i cosiddetti “casoneri”, perché abitavano nei “casoni”, le tipiche costruzioni di canne. E proprio all’interno di un “casone” è posta la Natività, opera realizzata, unitamente a tutte le altre numerose statue, da padre e figlia, Lorenzo e Francesca Boemo.
Statue che hanno la caratteristica di essere pregne di fango, proprio quello della laguna. L’ambientazione scelta è quella dei primi anni del ‘900.
Il cardinale Fernando Vergez Alzaga, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, ha ribadito come «presepe e albero sono simbolo di affetto nei confronti del Creatore da parte del Popolo di Dio. Ci aiutano a introdurci al Natale, a quella nascita che ha sconvolto il mondo. Il presepe racconta anche quanto accade nell’Isola del Sole dove, nel periodo natalizio, oltre cento presepi sono esposti. Conosco molto bene il santuario di Barbana nel quale tante volte ci sono stato con amici».
«Non è una trovata pubblicitaria di una nota località balneare dell’alto Adriatico», ha esordito l’arcivescovo metropolita di Gorizia, monsignor Redaelli. «È un segnale concreto di fede che ci ricorda come il Figlio di Dio si incarna nella nostra quotidianità, nella nostra realtà. Questa è la fede di Grado che, con Aquileia, è antichissima sede patriarcale e di fede. Un Gesù che nasce in un casone povero come tante abitazioni oggi di poveri in tanti luoghi del mondo. La speranza non delude e che deve impegnare noi cristiani con questo giubileo a essere pellegrini con opere di giustizia, carità e di pace
Ha, invece, parlato di “sogno” Antonio Boemo, coordinatore delle maestranze che hanno lavorato al presepe che «rappresenta la laguna agli inizi del Novecento ma anche la nostra comunità integralmente perché è stata un’opera di circa quaranta volontari di diverse associazioni. Questo è un sogno che è stato condiviso dai volontari e dalle proprie famiglie diventando il sogno della comunità di Grado e dell’intera Regione».
Di fronte ad autorità civili, militari e religiose, lo svelamento della Sacra famiglia ha raccolto l’applauso dei presenti: a dare il proprio contributo musicale la Banda civica Città di Grado assieme ad altre compagini musicali da Ledro.
Il presepe, per poter essere salvaguardato dai numerosi gabbiani presenti in zona, è stato dotato di un dissuasore a frequenze miste, ovvero un dispositivo in grado di modificare l’ampiezza delle onde per non far abituare gli animali al suono prodotto. Tempo, dunque, fino al 10 gennaio per vedere la sacra famiglia sulla piazza dove si affaccerà la Porta santa del giubileo 2025 che sarà aperta da Natale 2024.
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