La celebrazione
Svelato il tesoro della Cattedrale di Gorizia, raccontata la storia del territorio
Festeggiata la Dedicazione della chiesa metropolitana. Aperture il sabato e la domenica dalle 15 alle 17.
Di tesoro e tesori, di storia dell’arcidiocesi di Gorizia e del lascito che l’imperatrice Maria Teresa d’Austria volle fare a quella “sua” creatura ecclesiastica ma intrisa di politica nata nel 1751. Questo il fil rouge che ha condotto la serata di oggi, 28 novembre, nella festa della Dedicazione della Cattedrale di Gorizia. Una festa ricordata con la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo metropolita di Gorizia, monsignor Carlo Redaelli, e concelebrata dai sacerdoti del decanato.
«Il primo tesoro è Dio stesso. Una chiesa, che sia una cattedrale o una piccola cappellina, è anzitutto la casa di Dio», così l’arcivescovo nell’omelia. Citando il prossimo Giubileo 2025, che avrà come fulcro il tema della Speranza e che vedrà l’apertura di una Porta santa anche nella chiesa metropolitana, il presule ha ribadito come «La speranza cristiana è affidabile perché è basata sulla fede. E la fede, infatti, che fa diventare ciò che è sperato qualcosa che certo non è stato ancora raggiunto (altrimenti non avrebbe senso sperarlo), ma che non è semplicemente desiderato, perché c’è già e sarà raggiunto. Per questo noi speriamo di giungere al regno di Dio e al suo compimento, perché sappiamo che il regno di Dio c’è e che si svelerà in pienezza alla fine dei tempi. La speranza quindi è solo attesa di qualcosa che c’è e ci sarà, non un generico e insicuro auspicio».
L’arcivescovo ha, dunque, richiamato l’attenzione su «tre tesori: fede, speranza e carità. che in questa cattedrale possono trovare nutrimento e incremento attingendo al molteplice tesoro della presenza di Dio. Una fede, speranza e carità che altri prima di noi e altri dopo di noi hanno vissuto e vivranno. Per questo celebrare un anniversario in una cattedrale ricca di storia, anche se spesso travagliata, diventa un ringraziare il Signore per chi ci ha preceduto e che, tra l’altro, ha prodotto e raccolto quelle belle realtà, che compongono il tesoro materiale di questa cattedrale, come espressione di fede, speranza e carità, e anche un pregare Dio affinché oggi e domani sempre nuove generazioni di cristiani possano vivere qui la gioia del Vangelo».
«Anche grazie al contributo di 48mila euro della Regione da oggi la Cattedrale di Gorizia può esporre un vero e proprio tesoro artistico come i busti lignei di Taziano, Ilario e Stefano, oltre ad alcune reliquie che testimoniano come la chiesa goriziana raccolse l'eredità di quella aquileiense. Questo progetto rappresenta un altro tassello che ci avvicina a GO!2025 presentando una città culturalmente affascinante e all'altezza del grande appuntamento internazionale del prossimo anno» ha, invece, sottolineato l’assessore regionale al Patrimonio, Sebastiano Callari.
«Oggi si inaugura una parte del tesoro della Cattedrale. Il tesoro è qualcosa di prezioso e la loro preziosità non deriva dalla loro bellezza in quanto tale ma perché ci parlano di un vissuto, di una storia della comunità cristiana che parte da Aquileia, che passa attraverso la comunità di Gorizia, legata a Salcano e, infine, all’arcidiocesi di Gorizia», così Ivan Portelli, presidente dell’Istituto di Storia sociale e religiosa.
«Queste sono testimonianze di chi ci ha preceduto. Sono oggetti belli, utilizzati per il culto, donati soprattutto in occasione della nascita dell’arcidiocesi, c’è l’argenteria donata dall’Imperatrice e dagli Stati Provinciali, da chi ha sentito il bisogno della nascita di questa chiesa. Ci parlano di fede e speranza dei nostri padri», così ancora Portelli.
L’architetto Daniela Omenetto ha sottolineato la genesi dell’esposizione, «partendo dagli schermi touch inaugurati con don Sinuhe Marotta per arrivare, grazie a profonde ricerche d’archivio, al racconto di questo tesoro». Il racconto che, «un po’ come una linea del tempo, è dipanato tra le pareti e tra le teche con un drappo bianco che si muove nel corso dei secoli a guidare il visitatore», così l’architetto Nicola Badan.
L’esposizione, voluta dalla parrocchia della Chiesa metropolitana di Gorizia, con il parroco monsignor Nicola Ban, è stata seguita dall’ufficio Arte Sacra diretto dal professor Roberto Grion. L’esposizione è stata possibile grazie al contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e dai fondi dell’8xmille.
La celebrazione è stata impreziosita «da un altro tesoro», così definito dal parroco, don Nicola, ovvero l’esecuzione di un Ave Maris Stella composto per l’occasione ed eseguito dall’organista della Cattedrale, Marco Colella, con il baritono Eugenio Leggiadri Gallani.
Foto Bianchi.
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