Suicidio assistito, Asugi deve fare nuove verifiche sul caso Martina Oppelli

Suicidio assistito, Asugi deve fare nuove verifiche sul caso Martina Oppelli

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Suicidio assistito, Asugi deve fare nuove verifiche sul caso Martina Oppelli

Di Redazione • Pubblicato il 17 Lug 2024
Copertina per Suicidio assistito, Asugi deve fare nuove verifiche sul caso Martina Oppelli

Asugi aveva respinto la richiesta di Oppelli inoltrata mesi fa, ma ora dovrà svolgere ulteriori verifiche dopo la decisione del Tribunale di Trieste.

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L'Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina (Asugi) perde il confronto davanti al Tribunale di Trieste con Martina Oppelli, paziente che da mesi chiede di poter accedere al suicidio assistito. I giudici, riferiscono dall'associazione Luca Coscioni, hanno «affermato il diritto di Martina Oppelli a ricevere, dall'Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina, una rivalutazione delle sue condizioni per verificare se soddisfa o no il requisito del trattamento di sostegno vitale - "sentenza Cappato" - per accedere a morte volontaria assistita».

Come ricorda la realtà presieduta da Marco Cappato, Asugi aveva negato che Oppelli fosse dipendente da trattamento di sostegno vitale, ma la donna «da sola non può mangiare, bere, muoversi né assumere farmaci» L'Asugi ha da oggi 30 giorni per le verifiche, poi dovrà pagare «500 euro a Martina per giorno di ritardo oltre a spese di giudizio». Il Tribunale chiede quindi una nuova verifica delle condizioni della paziente, dopio 8 mesi di stallo.

L'azienda sanitaria «ha negato l'accesso alla morte volontaria medicalmente assistita a Martina Oppelli perché ha ritenuto che non fosse tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e anche successivamente ha ritenuto di non dover effettuare nuove verifiche - così l'avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale della Luca Coscioni, difensore e coordinatrice del collegio di studio e difesa nella dichiarazioni riportate dall'Ansa - Martina Oppelli ha bisogno di assumere una dose massiccia di farmaci ogni giorno per poter alleviare, seppur di poco, le proprie sofferenze che sono intollerabili».

«Utilizza la "macchina della tosse" per la presenza di secrezioni bronchiali che compromettono la respirazione. Dipende in tutto e per tutto dagli altri, senza la cui assistenza non potrebbe svolgere nessuna attività e funzione vitale» specifica la legale. «Il Tribunale di Trieste, come già nel caso di Anna - sono le parole di Marco Cappato sui social - ha condannato l'Asugi ad effettuare una nuova valutazione delle condizioni in cui versa Martina dando 30 giorni di tempo per agire, trascorso il quale dovrà pagare 500 euro al giorno di ritardo oltre al pagamento delle spese di giudizio».

«La condanna dell'Asl da parte del Tribunale di Trieste - così Mauro Capozzella, coordinatore provinciale del M5S - che ha affermato il diritto di Martina Oppelli a ricevere, dall'Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina, una rivalutazione delle sue condizioni per verificare se soddisfa o no il requisito del trattamento di sostegno vitale per accedere a morte volontaria assistita è il segnale indiscutibile di una situazione che deve essere chiarita in uno scenario di diritti e doveri a cui non ci si può piú sottrarre, Regione in primis».

Per il consigliere regionale Pd Roberto Cosolini, il pronunciamento del tribunale «dimostra ancora una volta quanto fosse importante che il Consiglio regionale esaminasse e approvasse la proposta di legge di iniziativa popolare per disciplinare in mondo certo e univoco il percorso che deve seguire il sistema sanitario regionale per garantire un diritto sancito dalla Corte».

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