Le strade della nuova Bauhaus contro il degrado, a Gorizia il futuro dell'edilizia green

Le strade della nuova Bauhaus contro il degrado, a Gorizia il futuro dell'edilizia green

il convegno

Le strade della nuova Bauhaus contro il degrado, a Gorizia il futuro dell'edilizia green

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 30 Set 2024
Copertina per Le strade della nuova Bauhaus contro il degrado, a Gorizia il futuro dell'edilizia green

Il progetto che verrà illustrato durante il convegno in due date: domani mattina a Gorizia, l'indomani in municipio a Nova Gorica. I principi della sostenibilità.

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Alle porte di Nairobi - o di altre città dell'Africa - montagne di vestiti abbandonati s’innalzano verso il cielo. Sono i capi della fast fashion provenienti dai Paesi sviluppati, che se ne disfano rapidamente inseguendo il corso mutevole della moda. Similmente, in ambito urbano vecchi edifici vengono costruiti ex-novo piuttosto che affidati a un restauro conservativo, contribuendo all’abbandono degli spazi e allo spreco delle risorse. Nel tentativo di spezzare questo circolo vizioso i ricercatori dell’Università di Nova Gorica – insieme a quelli di molti altri Paesi - stanno concentrando le proprie forze per diffondere un’edilizia sostenibile e implementare l’idea del riciclo a 360 gradi.

Un progetto che verrà illustrato durante il convegno che si terrà a Gorizia martedì primo ottobre, presso il polo universitario di Santa Chiara a Gorizia a partire dalle 8.30, e il mercoledì seguente presso il municipio della gemella d’oltreconfine. «È un simposio che ricade in un progetto europeo del programma di Interreg, di cui l’Università di Nova Gorica è partner – spiega il coordinatore del progetto Marco Acri – Che ha l’intento di studiare i modelli attuali di business, ma anche i problemi relativi all’implementazione dei principi di economia circolare all’interno dell’edilizia». Una sfida che va di pari passo con la cosiddetta “transizione verde” prevista dall’Unione europea nel Green Deal, che faccia fronte ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale.

Il Decorator project afferente all’Interreg Danube Region si occupa della circolarità ritenendola una «sfida olistica», come si legge nella pagina dedicata. «Si tratta di un progetto del programma Danube che coinvolge tutti i Paesi dell’Adriatico – specifica Acri – Dalla ex-Jugoslavia all’talia, Austria e Germania, ed è supportato con finanziamenti europei. Un concetto lanciato sotto la Von Der Lyen per reindirizzare il Green Deal, che si basa su tre atti principali. Il primo è la sostenibilità, il secondo riguarda la partecipazione - ciò che viene chiamato “insieme”, cioè il coinvolgere i cittadini nei progetti decisionali, aperti alla multiculturalità – E la terza componente è quella estetica».

Un riciclo che abbracci l’idea di bellezza per realizzare opere che possano erigersi in armonia con l’ambiente dal quale risorgono. È in questa luce che il Decorator si ricollega al New European Bauhaus, l’iniziativa lanciata dalla Commissione europea nel 2021 per trasformare ambiente e stili di vita attraverso soluzioni che siano «sostenibili, ma anche inclusive e belle». «Il nostro obiettivo è quello di trasformare l’economia tradizionale in una più circolare, riportando in ciclo anche ciò che è considerato banalmente rifiuto». Tematica applicabile all’edilizia urbana attraverso l’impiego di materiali preesistenti e l’apporto di una “luce nuova” infusa alle vecchie strutture, rivoluzionando così l’idea di architettura urbana in chiave estetica.

«Tutto questo trova applicazione non soltanto riusando le materie prime oppure ciò che è scarto, ma anche riutilizzando edifici considerati obsoleti, oppure spazi in disuso sfruttati male. Uno studio approfondito sotto diversi aspetti, in cui ci siamo concentrati sul tema del riuso del patrimonio nell’ambito dell’economia circolare». La duplice conferenza offrirà la possibilità di approfondire con il pubblico argomenti diversi, dall’ambito ecologico a quello tecnico, socioculturale ed economico, focalizzandosi in primis sulla sfera artistica. «In quest’occasione affrontiamo anche il concetto di arte – prosegue Acri - perché il New European Bauhaus in qualche modo introduce due importanti elementi, abbastanza radicati in ambito accademico, ma molto meno nella pratica».

«Primo fra questi è il coinvolgimento dei cittadini, che va di pari passo con il rispetto della componente estetica, smarrita anche a causa di alcune limitazioni». Largo allora al genio creativo e alla libertà espressiva, al cui approfondimento sarà dedicato il meeting previsto il 2 ottobre. «Daremo maggior spazio al ruolo degli artisti, da sempre precursori di nuove dialettiche nella visione del mondo, in questo caso nella rielaborazione dello spazio urbano. Infatti, la sessione che si terrà a Nova Gorica verterà essenzialmente sull’arte. Parteciperanno importanti economisti dell’arte e della cultura e gli stessi artisti, per quel che il tempo consente».

Poche ore durante le quali si avvicenderanno anche curatori d’arte, a sottolineare il ruolo dell’artista come «precursore e artigiano» nella rielaborazione del rifiuto. Di qui la trasformazione dell’oggetto-scarto in un’opera che prenda vita e si rianimi per scuotere le coscienze, analogamente a quanto accade nella poetica del rifiuto dell’ultimo Rauschemberg o nelle tele materiche di Alberto Burri. Applicando tuttavia l’aura innovativa all’architettura urbana, con uno sguardo di ampio respiro. «L’oggetto assume una funzione nuova, spesso molto più alta di quella che aveva in origine.

Questo è il fondamento del simposio, che raccoglie diversi partner europei. Siamo undici partecipanti di diversi paesi, fra cui Slovenia, Germania, Austria, Bosnia, Serbia, Romania. Dal momento che siamo coinvolti nella Capitale europea della cultura, come Università di Nova Gorica abbiamo deciso di estendere il simposio anche a Gorizia» dove saranno ospitati nella sede dell’Università di Udine. Obiettivi molteplici che convergono verso lo stesso orizzonte: quello di realizzare spazi innovativi ricercati secondo l’ideologia del passato. «L’economia lineare, capitalistica o di massa, ha perso la capacità di elaborare il dettaglio, come invece accadeva quando l’artigianato era maggiormente presente all’interno dei piccoli spazi», rimarca.

È in questo senso che il Neb si ricollega al Bauhaus, corrente lanciata ai primi del Novecento dal noto gruppo tedesco con l’intento di riavvicinare artigiani e progettisti-designer. «Era una scuola in cui designer e artigiani lavoravano assieme, cercando di comprendersi a vicenda, producendo oggetti innovative e al contempo molto utili». Un sogno che potrebbe concretizzarsi nelle due città di Gorizia e Nova Gorica, coniugando utilità ed estetica. «È un progetto orientato alla rigenerazione degli ambienti urbani europei, che potrebbe valere per la riproduzione di un parco, di un giardino, o degli spazi agricoli, pur essendo indubbiamente rivolto agli spazi urbani».

«Attualmente si sta lavorando per la trasformazione della capitale della cultura. Mai nella storia dell’architettura urbana un intervento è rimasto definitivo. C’è sempre stato qualcuno che migliora o interviene in un secondo momento. Forse non sarà tutto pronto per il 2025, ma di certo si è contribuito a smuovere le acque», portando consapevolezza e speranza a ridosso di un confine ormai invisibile.

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