IL COMPOSITORE
La storia della musica goriziana nel ricordo di Licio Venizio Bregant
Domani a Palazzo de Grazia l’incontro con il compositore. Tra i brani proposti nella serata un inedito inno alla Capitale Europea della Cultura.
Nell’aprile del prossimo anno spegnerà 90 candeline, ma Licio Venizio Bregant conserva un’energia inarrestabile. Previsto per le 18 di domenica 20 l’incontro con il noto compositore goriziano, per la serata in suo onore che si terrà presso Palazzo De Grazia nell'ambito della rassegna “Musiche originali del Friuli Venezia Giulia: incontri con quattro illustri compositori del territorio” . «È un'iniziativa dedicata a quattro compositori – racconta lui stesso – che ha l’intento di valorizzare l’attività artistica-musicale del territorio».
Una storia lunga un secolo, che consente di ripercorrere a ritroso il passato musicale della città per recuperarne le tracce insieme a chi è ancora in vita. «Domenica verrà riproposta la mia produzione musicale, dai testi alle composizioni per vari strumenti», spiega con orgoglio. Partito da bambino sotto la guida dei maestri degli anni Cinquanta, Bregant è ancora attivo e prodiga i suoi preziosi suggerimenti, collaborando con diverse corali dopo un passato da maestro di coreografia e danza a Lucinico.
«Ancora “sbisigo”, porto qualche consiglio e mi dedico alla composizione da sempre – rimarca – Ho cominciato a scrivere musica a 12 anni». In prima assoluta questa domenica verrà proposto il brano corale “Gorizia!2025” scritto in occasione della Capitale europea della cultura e che verrà cantata dalla Coral di Lucinîs.
Diversi gli interpreti tutti goriziani che si avvicenderanno durante la serata. Il primo gruppo a esibirsi sarà il Duo incanto con al Flauto Sara Brumat e all’arpa Ester Pavlic, che incanteranno con “Laghetti rossi”, “Fantasia” e “Arte e poesia”. A ricoprire il ruolo di soprano sarà invece Daniela Donaggio, accompagnata al pianoforte da Michela Cuschie nelle liriche “Angelo mio” e “Appassionato”.
A seguire suonerà la fisarmonica Giampaolo Mrach, che oltre sessant’anni prima fu allievo di Bregant. Cuschie suonerà al pianoforte “Sapere di esistere”, “Preludio d’amore” e “Questa verità”, accompagnando subito dopo la soprano Donaggio nelle fiabesche liriche “Ninna nanna” e “Sogno di libertà”. Si chiuderà la serata con il tradizionale Coral di Lucinîs, il quale intonerà “Bondì Lucinîs” e la composizione per la Capitale della cultura diretto dal maestro Matteo Donda.
«Noi goriziani siamo stati un po’ bistrattati – osserva con rammarico Bregant – Ho conosciuto una moltitudine di grandi musicisti goriziani, ma sono svaniti dalla memoria comune e non vengono mai ricordati». Ombre che riemergono insieme alle note, come quella della professoressa Ilse De Leitemburg, in grado di suonare il pianoforte seguendo le immagini dei film muti. Suo figlio Edy fu il primo musicista goriziano a entrare nella selezione del Festival di Sanremo con la canzone “Mio vecio castel”, dedicata al simbolo della Contea di Gorizia. «All’epoca era una canzone famosa, adesso nessuno la ricorda – osserva – Una primizia nostrana di cui non si sa più nulla. Edy era figlio della mia insegnante di pianoforte, che poi non mi seguì più perché non suonavo, mangiavo letteralmente le pagine musicali».
A stagliarsi contro la fuga inesorabile del tempo è anche la figura dell’ultracentenaria Cecilia Seghizzi, compositrice scomparsa all’età di 111 anni nel 2019 e figlia del maestro di cappella Cesare Augusto, cui è stato dedicato il concorso internazionale che prosegue da oltre sessant’anni. «Fu mia insegnante di armonia complementare, oltre che docente di composizione e direzione corale. Ha composto una moltitudine di corali a voci miste, ma è nota anche per la sua passione per la pittura. Tenne tante mostre personali, sia nel goriziano che fuori». Suoi gli acquerelli venduti all’asta di beneficenza qualche anno fa, per iniziativa del club Maria Theresia.
«Erano famiglie goriziane favolose, che appartengono al patrimonio dell’arte musicale – ribadisce – Un lato della nostra società che è stato un po’ trascurato, e quest’iniziativa rappresenta un’occasione d’oro per valorizzare gli artisti di un tempo, ma anche quelli attuali. Vanno valorizzati e sostenuti perché, quando non si viene motivati moralmente e psicologicamente anche dall’opinione pubblica, il rischio è cadere nell’inedia e nella demoralizzazione. Pensi che questa con lei è la terza o la quarta intervista che mi è stata proposta, nonostante abbia girato per il mondo».
Un baule di ricordi dal quale Bregant estrae poi il volto di Gino Pipia - scomparso nel 2021 - che nel 1979 incise la canzone “Gorizia in uno scartozo”. «Rodolfo Lipizer, invece, era un violinista. Lasciò una produzione musicale eccezionale». Mentre a Elena Lipizer è dedicata la Stagione concertistica del teatro Bratuž, che quest’anno celebra la sua 45ma edizione. «La Lipizer cominciò a fare concerti anche in una scuola di musica e ha svolto una grandissima attività culturale e artistica, ha un peso notevole in città. E poi c’è Gigi Lo Re – scomparso questo settembre – Con il suo gruppo chiamato “Le tigri” fu concorrente dei Beatles. Purtroppo, a Gorizia non se ne parla. Invece ritengo sia importante valorizzarli e ricordarli», conclude con emozione.
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