san michele del carso
Lokanda Devetak e quel Carso che non c'è più, 150 anni in un libro

Martedì la presentazione del volume, atteso anche un secondo e un documentario nel 2023.
La sua storia si intreccia con quella del territorio in cui è inserita, un rapporto che va ben oltre i racconti di una singola famiglia. È così che, per i 150 anni della Lokanda Devetak di San Michele del Carso, sono stati necessari due libri che racchiudono foto, ricordi e aneddoti scovati tra archivi personali e parrocchiali. Il primo di questi volumi sarà presentato martedì sera proprio nella celebre trattoria, alle 20, dal titolo evocativo: La Šelinka, ossia uno dei piatti più famosi del menù.
Curato da Enrico Maria Milič, il libro è un viaggio di 80 pagine nella prima parte della storia della famiglia carsolina, dalla fine dell’Ottocento. “L’idea è nata due anni fa - racconta Avguštin Devetak, titolare del ristorante - proprio in occasione dei 150 anni, ma il lockdown ha fermato tutto. Questo libro vuol fare capire cosa significhi lavorare sul Carso, dove bisogna impegnarsi molto di più rispetto altrove per ricavare prodotti dalla terra”. La prima immagine, quindi, è quella di una terra povera e brulla.
Uno scenario che persisteva sicuramente all’indomani della Prima guerra mondiale, mentre oggi la situazione è alquanto diversa. Dopo le devastazioni e la fuga degli abitanti verso zone lavorativamente più ricche, il territorio comunale di Savogna d’Isonzo e non solo ha trovato nuovi moti di sviluppo anche grazie ad attività familiari come la Lokanda. Tutto è nato nel 1840, dal trisnonno Ivan e sua moglie Maja che avevano avviato una bottega di calzolaio, affiancando dopo qualche tempo anche un angolo di osteria e spaccio.
Nel 1873, Ivan “lo zoppo” - soprannomito così perché affetto da poliomielite - e la moglie Marjana diedero la svolta imprenditoriale. Il luogo fisico è sempre stato lo stesso, ampliandosi con il tempo e assumendo anche diverse forme. Oggi, l’attività è in mano alla sesta generazione dei Devetak, che pochi giorni fa hanno festeggiato l’ultimo riconoscimento per il loro lavoro: la Stella verde Michelin, la prima in Friuli Venezia Giulia, riconosciuta per l’utilizzo di prodotti locali grazie all’azienda agricola gestita da una delle figlie.
L’idea di aprire un luogo dove mangiare laddove si rammendava le scarpe ha seguito una logica semplice. “Il mestiere calzolaio del permetteva di vivere meglio degli altri - spiega Milič -, era un mestiere essenziale perché anche il più povero aveva bisogno di scarpe che lo proteggessero dalle intemperie. L’economia della zona non era più di sopravvivenza per i contadini, ma c’erano ormai operai con più soldi da spendere in osteria”. Una ricostruzione frutto di lunghi mesi di ricerche e interviste, con oltre un centinaio registrate.
“Nel anni Sessanta e Settanta - ancora l’autore - inizia una grande rivoluzione culturale che arriva con il capitalismo pervasivo. Questo tende a rimpiazzare la vecchia cultura tradizionale della campagna e, in questo senso, l’attività della Lokanda cambia e da osteria del paese diventa un locale che attira persone da fuori”. Il tutto, comunque, cercando di preservare la tradizione come la stessa šelinka dimostra: la minestra di sedano che ha fatto conoscere al grande pubblico il ristorante, annoverando numerosi riconoscimenti.
Il volume che sarà illustrato martedì - edito da Prosvetno društvo Vrh sv Mihaela-Circolo culturale di San Michele del Carso e finanziato dalla Regione - sarà solo la prima tappa del percorso di memoria. A giugno 2023, infatti, è attesa la pubblicazione anche de La grossa pietraia-Debela griža, che racconterà la storia più recente dei Devetak. A questi due progetti, si affiancherà anche un documentario che racconta l’impresa di famiglia ma sopratutto il Carso: già in occasione della presentazione, sarà proiettato un trailer di 6 minuti che anticiperà il film.
Nella foto, 1904/05: la famiglia Devetak. Al centro, seduti, Ivan lo zoppo e la moglie Marjana con i loro 10 figli.
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