La storia del Consorzio che ha fatto conoscere il Collio, 60 anni a Villa Russiz

La storia del Consorzio che ha fatto conoscere il Collio, 60 anni a Villa Russiz

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La storia del Consorzio che ha fatto conoscere il Collio, 60 anni a Villa Russiz

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 01 Giu 2024
Copertina per La storia del Consorzio che ha fatto conoscere il Collio, 60 anni a Villa Russiz

Ieri sera il convegno per celebrare l'anniversario del Consorzio, ospite anche Bruno Pizzul. Il comparto enogastronomico in regione vale 1,4 miliardi di export.

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«In sessant’anni, nel Collio, i vigneti sono diventati giardini, le cantine cattedrali, le case coloniche vere e proprie ville». Un risultato divenuto possibile, secondo l’enologo Giovanni Bignucolo, grazie al Consorzio Collio, che in questi mesi sta celebrando l’anniversario della propria fondazione, nel 1964, con una serie di eventi di alto profilo. Tra questi, il convegno tenutosi ieri nella prestigiosa tenuta di Villa Russiz, a Capriva.

Il convegno
All’incontro hanno partecipato, oltre a Bignucolo, lo storico cronista sportivo Bruno Pizzul, l’avvocato Michele Formentini tra i fondatori del Consorzio; Tiziana Frescobaldi, esponente di una delle più importanti famiglie di produttori vitivinicoli della Toscana; e la giornalista de La Repubblica Licia Granello, nella veste di moderatrice.

Secondo Pizzul, «questo territorio si merita tutto quello che si fa per valorizzarlo». La storica voce Rai delle partite nazionale di calcio si è soffermata, in particolare, sulla propria esperienza di cittadino friulano: «Da quando sono nato, nel 1938, ho vissuto momenti molto difficili, soprattutto nel secondo dopoguerra. Ma la situazione, da allora, è molto migliorata. Abbiamo tutti la consapevolezza di vivere in territorio unico per le tante etnie, culture e religioni che vi si sono avvicendate nel corso dei secoli. L’approdo di Gorizia al 2025, anno della Capitale europea della cultura, è testimonianza evidente di una sempre maggiore concordia e di una voglia di far bene quello che si può».

A cominciare dal vino. Il percorso, all’inizio, non era stato semplice. Lo ha ricordato il conte Formentini, che di proprio pugno scrisse l’atto costitutivo del consorzio poco dopo la promulgazione della legge del 1963, che disciplinava le Doc (Denominazioni di origine controllata). «Gli agricoltori del territorio erano un po’ restii – così Formentini – inizialmente, anche perché erano previsti degli oneri a loro carico. Con l’aiuto del conte Attems, Coldiretti e Federterra nel promuovere il consorzio, nel ’64 raggiungemmo il numero minimo per la sua istituzione». Furono una ventina a firmare lo statuto, dopodiché si avviò l’iter burocratico per il riconoscimento della Doc, ottenuta nel ’68.

I progressi, da allora, furono notevoli. «Nei primi dieci anni – racconta sempre il conte – le aziende, fino ad allora abituate a distribuire il vino sfuso in damigiane ai ristoratori locali, cominciarono a imbottigliare. E arrivarono i primi grandi successi, medaglie e riconoscimenti a carriole che, se messe insieme, potrebbero riempire un gonfalone. Le nostre bottiglie erano servite sui voli di prima classe dell’Alitalia e ai tavoli del Quirinale».

E con una qualità sempre crescente, cominciarono ad arrivare anche i primi turisti. «Mi vanto di aver agito per creare la prima Strada del vino, quando ero presidente della Proloco di Gorizia», la rivendicazione di Formentini, che ha ricordato come nel ’64 non ci fosse un solo posto letto nel Collio. Anche in questo caso l’organizzazione aiutò a far capire ai contadini che le stalle, ormai inutilizzate, potevano tornare utili per accogliere i turisti.

Il supporto offerto dal consorzio ha quindi prodotto risultati notevoli anche dal punto di visto tecnico e produttivo. Lo ha spiegato Bignucolo: «Le cantine furono ammodernate trasformandosi in cattedrali tecnologiche bellissime e l’acciaio è diventato sovrano. Si cominciò anche a usare il freddo, grazie al quale si è potuto conservare meglio il patrimonio aromatico dei vini». L’enologo ha infine dispensato alcuni consigli ai produttori presenti per evitare errori come quelli determinati dall’inseguimento di mode. Tra queste quella della bollicina: «Sul Collio è praticamente impossibile produrre bollicine, perché richiedono caratteristiche di gradazione e acidità qui assenti».

Ecco quindi il richiamo, sempre da parte di Bignucolo, a valorizzare la vocazione del territorio alla produzione dei «migliori vini bianchi d’Italia», grazie all’equilibrio tra profumi e sapori legati al particolare microclima che lo contraddistingue: «Grazie a questo fattore, il Collio rappresenta, insieme al nome e alle tradizioni, un unicum in Italia di cui essere fieri».

Gli investimenti
Qualità uniche confermate anche da Frescobaldi, la cui azienda dai primi anni 2000 ha cominciato a investire nell’area proprio in un momento in cui tutti gli altri grandi produttori erano orientati verso il Sud d’Italia. «Per noi questo continua a essere un territorio fantastico in cui si possono produrre vini straordinari», così l’imprenditrice, che poi ha annunciato il progetto di piantare non solo nuovi vigneti, ma anche di creare nei prossimi due anni un nuovo centro aziendale e di accoglienza».

E guardando sempre al futuro, restano ancora margini di sviluppo e miglioramento, nonostante la sfida imposta dal cambiamento climatico. Secondo Bignucolo, infatti «un gran vino deve sapersi conservare nel tempo, perché proprio grazie a questo fattore può maturare, migliorandosi».

Il plauso della Regione
Presente tra il pubblico, per i saluti istituzionali, c’era anche l’assessore regionale alle Attività produttive e al Turismo Sergio Emidio Bini. «Il comparto enogastronomico in Friuli Venezia Giulia – ha affermato Bini – vale da solo 1,4 miliardi di export e ha ancora ampi margini di crescita, rappresentando un settore trainante per l'economia e il turismo oltre che elemento di attrazione e riconoscibilità all'estero».

L'assessore ha quindi ricordato l'impegno regionale nel promuovere e far conoscere le eccellenze del food and wine del Friuli Venezia Giulia sul mercato statunitense: «Nel primo semestre del 2023 il Friuli Venezia Giulia ha esportato negli Stati Uniti un valore pari a 69,3 milioni di euro di alimenti e bevande. A trainare questi risultati è il settore vitivinicolo. Le esportazioni di bevande, infatti, sono aumentate del 12,5% nell'ultimo anno e addirittura del 65,4% se allarghiamo lo sguardo all'ultimo quadriennio».

Il Premio Collio
Questa mattina, invece, si è svolta nella tenuta Borgo Conventi di Farra la cerimonia per il conferimento del 17.mo premio Collio, dedicato annualmente dal consorzio al conte Sigismondo Douglas Attems di Petzenstein. Scopo del riconoscimento è valorizzare e incentivare le attività di ricerca che abbiano portato un valido contributo, sul piano scientifico, applicativo e divulgativo, nei settori della viticoltura, dell’enologia e della valorizzazione della Denominazione e del territorio del Collio.

Foto Tibaldi

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