l'esposizione
Lo stile italiano che ha segnato gli anni Sessanta, quel grande design a Gorizia
La mostra sarà aperta ufficialmente da domani, oggi l'anteprima per i media. Il viaggio nella società di massa attraverso alcuni must dell'epoca.
L'ottimismo del decennio evocato dai colori sgargianti della Pop Art, la “scoperta” dei giovani urlata dal Ciao rosso che affianca una più modesta Graziella blu e i jeans a zampa, il desiderio di divertimento suonato dal jukebox. Sono solo alcuni degli oggetti esposti nella mostra “Italia Sessanta. Arte, Moda e Design. Dal Boom al Pop” che sarà inaugurata a Gorizia domani, venerdì 28 giugno, e aperta fino al 27 ottobre per rievocare un periodo la cui energia e positività non hanno bisogno di eccessive mitizzazioni per emergere.
Allestita nelle sale al piano terra e in quelle situate nell’ala nord al piano nobile di Palazzo Attems, la mostra è organizzata da Erpac Fvg e curata da Carla Cerutti per la parte relativa al design, Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin per quella inerente la moda e Lorenzo Michelli per la sezione più prettamente artistica. L'esposizione, il cui allestimento è stato progettato da Roberto Festi, si pone sulla scia del successo di quella dedicata, lo scorso anno, agli anni Cinquanta. Si è trattato di un evento che ha catalizzato l' attenzione del pubblico ed è proprio sull’onda di quell’enusiatica accoglienza che la Regione ha deciso di sostenere questa esposizione.
La società di massa, con la ricerca di beni di consumo e la corsa delle industrie a produrli, sono ben testimoniati nel percorso espositivo che si apre nel salone al pianoterra, con la lucentezza della Ferrari 275 GTB del 1965 giunta in sede solo nel pomeriggio di ieri. Procedendo dal lato sinistro rispetto all'ingresso, le sale vedono affiancarsi abiti, opere d’arte e oggetti di design secondo una scelta per temi intenzionata a dimostrare come il gusto fluisse liberamente condizionando arredamento, abbigliamento, scultura e pittura. L’optical art domina le prime due sale con gli abiti di Capucci e Germana Marucelli accanto ai lavori di Getullio Alviani e a opere decorative come le piastrelle di Gio’ Ponti per l'Hotel Parco dei Principi.
La sala dedicata ai giovani precede quella riservata alla musica, dove le gigantografie del Piper fanno da sfondo alla teca con il giradischi e a quella con chitarra elettrica preparando l’occhio per il juke ox. Nella sala intitolata “piccolo e grande schermo” spiccano l'imbarazzante poltrona a sacco del ragioniere Fracchia e la poltrona apparsa nella pellicola della serie di James Bond “La spia che mi amava” mentre a chiudere il percorso del pianoterra un omaggio alla Mostra del Cinema di Venezia del 1967.
Al piano nobile il percorso inizia con la Pop Art e il suo stile scanzonato, affidato all' originalità del divano-bocca e dello scultoreo divano modulare, affiancati alle ceramiche di Ponti e agli abitanti di Ken Scott ed Emilio Pucci. Ma gli anni Sessanta sono anche il decennio della plastica che si estende dalle bilance Terraillon agli abiti mentre a seguire impossibile dimenticare il mondo del fumetto con Diabolik, cui sono stati arditamente accostati i gioielli dei fratelli Basaldella, e Valentina, che ha ispirato l'iconica macchina da scrivere della Olivetti.
Nelle ultime sale spiccano le creazioni di Krizia, le opere di Perizia,il pigiama da sera e gli omaggi alla missione sulla luna che hanno lasciato traccia in tutti i settori della vita quotidiana. La mostra, accompagnata da un catalogo edito da Antiga Edizioni su progetto grafico di Studio Polo 1116, sarà visitabile dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18 con ingresso gratuito la prima domenica del mese.
«È importante saper riflettere - ha commentato il vicepresidente della Regione, Mario Anzil - sui decenni del passato che hanno segnato la vita del nostro Paese. Dopo la bella esposizione dedicata agli anni Cinquanta, con grande soddisfazione Gorizia adesso propone una mostra di altissimo valore interamente dedicata agli anni Sessanta. Oggi dobbiamo rileggere e trovare ispirazione per il futuro da questa stagione ricca di contraddizioni ma memorabile da un punto di vista economico, per la produzione industriale di beni di consumo che hanno trasformato e migliorato le nostre vite, per le straordinarie proposte artistiche e culturali e per le fortunate innovazioni legate al design che hanno collocato l'Italia ai vertici del mondo».
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