Quella stella in Transalpina, il simbolo di Tito oggi racconta il confine di Gorizia

Quella stella in Transalpina, il simbolo di Tito oggi racconta il confine di Gorizia

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Quella stella in Transalpina, il simbolo di Tito oggi racconta il confine di Gorizia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 02 Set 2023
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Il simbolo che svettava sulla stazione oggi racconta la storia del confine, nel museo di Nova Gorica. Era rivolta a Gorizia ma anche agli stessi jugoslavi.

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È rimasta nascosta negli archivi del Goriški muzej per quasi 15 anni, prima di essere nuovamente esposta al pubblico. Oggi, la stella rossa che una volta svettava sopra la stazione Transalpina della neonata Nova Gorica è diventata cimelio della storia, che racconta le vicende di un confine tormentato e che cerca di lasciarsi alle spalle le sue divisioni. È uno dei tanti oggetti custoditi all’interno della collezione museale Kolodvor, all’interno della stessa stazione asburgica, che raccontano un passato comune.

“La storia della stella è molto interessante - raconta il curatore del Goriški muzej, Marko Klavora -, è stata messa sul tetto subito dopo il 15 settembre 1947, ovviamente per motivi ideologici dello Stato jugoslavo”. Lo stesso storico, però, si è sempre domandato il perché di quella collocazione. “La risposta è duplice: la prima, ovviamente, era perché il nuovo potere socialista voleva dare un messaggio agli imperialisti che stavano dall’altra parte del confine, ossia che qui si stava costruendo quando di più bello e moderno”.

Medium e messaggio erano ben chiari ed evidenti, con la stella visibile dalle strade di Montesanto, dietro al filo spinato che divideva i due lati della piazza. C’è però anche una risposta rivolta allo stesso popolo jugoslavo: “In questa stazione, in quel periodo arrivavano tanti giovani volontari per costruire la nuova città. Anche per loro, quindi, il simbolo era molto importante e lo vedevano appena scesi dal treno, capendo che stavano costruendo una nuova città e una nuova società”. All’inizio, inoltre, il simbolo era accompagnata anche da scritte.

Erano frasi di propaganda comunista, che si sono alternate nel corso dei primi anni, “ma a un certo punto, non sappiamo esattamente quando, le scritte sono state tolte”. Indicativamente, Klavora ritiene che la modifica sia arrivata negli anni Cinquanta, e il tutto è rimasto intatto fino al 1990. “Prima dell’indipendenza slovena, è iniziato un dibattito sui simboli jugoslavi e comunisti che esiste tuttora, e la popolazione era divisa tra chi era a favore e chi contro, così come accade ancora oggi per la scritta Tito sul Sabotino”.

L’allora direttore del polo museale e tra i più grandi storici locali, Branko Marušič, scrisse quindi alla direzione delle Ferrovie slovene per rimuovere la stella. L’idea era di conservarla in museo, “come un oggetto che racconta la nostra storia degli ultimi 60 anni”. Nel Natale di quell’anno, l’astro passò da icona socialista a stella cometa e, dopo il 12 gennaio 1991, gli operai delle ferrovie la tolsero definitivamente. Da lì il trasferimento nel deposito di Goriški muzej, fino all’allestimento del primo museo del confine avvenuto nel 2005.

Quali sono le reazioni dei visitatori quando rivedono o scoprono la stella? “Molto positive - spiega il curatore - perché il nostro racconto storico non va dall’alto al basso ma al contrario, così includiamo le storie individuali delle persone. Non vogliamo insegnare ma ascoltare, soprattutto quando arrivano da Gorizia. Tutti coloro che hanno vissuto quel periodo, ci raccontano i propri ricordi”. Mentre in altri musei rimane lo scontro ideologico su certi simboli, “qui non è così ed è perché la base è sulle storie individuali, non diamo giudizi”.

Quella stella, peraltro, è stata tra le protagoniste di una mostra sul confine orientale allestita a Palazzo Madama, a Roma, una decina di anni fa. Quel trasferimento, reso possibile dal lavoro di Dario Stasi della rivista Isonzo/Soča, fu uno dei primi lavori dello stesso Klavora. Ora, il piccolo museo della Transalpina si potrà arricchire anche di altri oggetti che narrano la storia del confine, come un pezzo della rete verde che è stata rimossa per far passare la nuova pista ciclabile, oppure un frammento della bomba disinnescata a fine luglio.

Oltre alla collezione Kolodvor, il percorso del Museo sul confine conta anche altri cinque sedi sparse fino a Merna: quattro del Goriški muzej e uno del Comune di Gorizia. Si tratta delle due ex casette al valico del Rafut, una in Italia e una in Slovenia, dedicate alla storia del contrabbando e del confine in generale; la Torre di guardia a Vrtojba, che rappresenta anche il più piccolo museo della Slovenia; e la collezione di Merna. A questi, si vuole aggiungere anche la prossima, nuova area espositiva nell’Epicenter, sempre in Transalpina.

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