L'AVVISTAMENTO
Avvistano due squali volpe nel golfo di Trieste, catturati e rilasciati

Il presidente della cooperativa pescatori di Grado rileva di non averli mai incontrati. «Sono animali delle nostre zone», confermano da Miramare.
Avvistato a fine luglio nelle acque del golfo di Trieste nei pressi della boa Paloma, lo squalo volpe sta facendo ancora parlare di sé da sabato 10 agosto, quando due esemplari di Alopias Vulpinus sono stati catturati alla lenza e poi rilasciati. A imbattersi nei due squali è stato stavolta l’ex sindaco di Pozzuolo del Friuli Sandro Bianco, appassionato di pesca e uscito con la sua imbarcazione partendo da Grado. Si tratta di una specie facilmente distinguibile dalle altre grazie alla pinna caudale, la cui parte superiore può crescere fino all’intera lunghezza del corpo. Un fascino che utilizzano durante la caccia, con l’obiettivo di stordire le prede e compattare i banchi di pesci, per predarne in numero considerevole. Comportamento comprovato anche dal frequente ritrovamento di questi animali agli ami dei palamiti dalla parte della coda. E proprio con la coda rivolta verso l’alto è stato immortalato uno degli squali catturati la scorsa settimana, ancora una volta nelle vicinanze della boa Paloma.
«Adesso è partita la stagione della pesca alle orate, quindi il 90 percento del pescato proviene dalla laguna – spiega il presidente della Cooperativa pescatori di Grado, Antonio Santopolo – e in mare aperto non va nessuno, la pesca di strascico è ferma, facciamo solo pesca locale con il tramaglio. Non mi è mai capitato di ritrovare squali, l’ho solo sentito raccontare». Diffusi in tutte le acque temperate e tropicali, si nutrono di banchi di acciughe e sardine, e l’aumento delle temperature rende le nostre coste maggiormente frequentate da queste specie. «Sono comunque animali delle nostre zone – spiega Saul Ciriaco, referente del Servizio gestione e monitoraggio presso l’Area Marina di Miramare – Si tratta di specie cosmopolite, e a parte rarissimi luoghi, come il Golfo Persico e pochi altri, gli squali volpe si trovano in tutti i mari temperati e tropicali».
Nel Mediterraneo ne esistono almeno due specie, e vengono spesso segnalati dai pescatori o da quanti si dedicano alla pesca sportiva. «Vederne due nello stesso giorno e nella stessa area – tra l’altro è la stessa posizione nel quale è stato rinvenuto l’ultimo a fine luglio, vicino alla Boa Paloma - è un po’ insolito», osserva Ciriaco. La lente dei ricercatori si sta concentrando sugli squali attraverso il progetto “Life eu sharks”, con l’obiettivo di promuovere un cambiamento comportamentale e la conservazione della biodiversità, a tutela dei così detti “elasmobranchi”. Un progetto seguito anche dalla nota giornalista Elenora De Sabata, ormai da tempo interessata agli squali e alla lotta ai rifiuti marini. «Stiamo seguendo questo progetto sugli squali del Mediterraneo – prosegue - Non solo gli squali pescati dai professionisti, ma anche quelli catturati dagli sportivi. Perché c’è un gap di conoscenza. Recentemente ce ne vengono segnalati di più, in parte perché probabilmente se ne ritrovano in numero maggiore, anche se non c’è un dato scientifico che lo attesti o lo confermi. C’è un dato empirico relativo a un numero sempre crescente di segnalazioni, che però potrebbero essere determinate dal fatto che i pescatori sono maggiormente attenti a una pesca ecologicamente sostenibile». A questo va a sommarsi la vasta eco rappresentata dai social e dalle condivisioni dei video sui media.
«Sia i giornalisti, sia noi di Miramare siamo attenti a segnalare la notizia, e credo che questa gratificazione sia nel complesso responsabile dell’aumento delle segnalazioni». Positiva anche l’indicazione dei comportamenti virtuosi da parte dei pescatori, un’azione in grado di coinvolgere il pubblico, educandolo al rilascio del pescato involontario. «Non possiamo dire che ce ne siano di più. Anche tante aquile di mare, vaccarelle e trigoni - che sui social spesso vengono scambiate per razze e in realtà sono trigoni viola – sono stati segnalati a Barcola o Muggia. Grandi razze aumentano la frequentazione della costa, e stiamo ancora cercando di comprenderne il motivo. Stiamo lavorando a un monitoraggio più attento perché ne abbiamo viste in quantità maggiore durante il periodo riproduttivo, soprattutto nelle zone delle mitilicolture. Una possibile spiegazione, non confortata ancora da dati scientifici, è che la selettività degli attrezzi da pesca stia diminuendo la pesca accessoria, grazie a comportamenti virtuosi e a normative stringenti. Perché in questa maniera se ne catturano di meno, favorendone la riproduzione.
A tutto questo si aggiungono i cambiamenti climatici. L’aumentare delle temperature medie rende i nostri mari un po’ più appetibili sotto costa, per la presenza del pesce. E così invece di stare un po’ più al largo si avvicinano un po’ di più. Comunque, solitamente in questo periodo vengono nell’Alto Adriatico, che è il punto di rilascio della riproduzione di queste specie, degli squali volpe o delle verdesche. Vengono nelle nostre acque, o per rilasciare i piccoli o per riprodursi. Non si vedono facilmente perché hanno un comportamento criptico, tendenzialmente stanno nascosti». Nel golfo di Trieste e nelle acque di Grado è invece più frequente imbattersi nei delfini, mammiferi estremamente intelligenti e dall’indole curiosa. «Da noi in genere girano soprattutto delfini, o qualche tonno – rivela Santopolo - In primavera sono sempre presenti. I delfini accompagnano le barche, e spesso rimangono impigliati nelle reti. Per questo motivo usiamo i dissuasori, ma il delfino è un animale intelligente. La prima volta fugge via, la seconda ne approfitta.
A volte perdono l’orientamento, entrando anche nel canale d’ingresso di Grado seguendo le imbarcazioni». Oltre che a invitarsi ai banchetti del pescato di primavera, i delfini si presentano anche durante la stagione delle sogliole che coincide con i primi freddi. «All’inizio dell’inverno, tra novembre e dicembre, si ripresentano perché sono ghiotti di sogliole. Fanno danni alle reti, o rimangono imbrigliati», rimarca Santopolo. Non sono stanziali nel golfo, ma probabilmente si spostano da Pirano per motivi correlati all’alimentazione, e a Grado si spingono soprattutto durante le stagioni di pesca. Fra le innumerevoli segnalazioni, quest’anno primeggia infine il pesce balestra, di cui un esemplare è stato catturato ieri proprio nelle acque intorno all’Isola della Schiusa. «È un pesce del Mediterraneo – specifica Ciriaco - ed è una specie che fino a qualche anno fa si vedeva molto di rado. Nell’ultimo mese siamo arrivati a quindici segnalazioni, vuol dire che in qualche maniera si trovano meglio nell’ambiente marino. Ne hanno pescati otto a Punta Sdobba meno di una settimana fa. Uno è stato catturato proprio ieri stesso a Grado», conclude.
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