Sportello Antimobbing di Gorizia,  aumentate del 10% le richieste di aiuto nel 2024

Sportello Antimobbing di Gorizia, aumentate del 10% le richieste di aiuto nel 2024

I DATI

Sportello Antimobbing di Gorizia, aumentate del 10% le richieste di aiuto nel 2024

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 28 Gen 2025
Copertina per Sportello Antimobbing di Gorizia, aumentate del 10% le richieste di aiuto nel 2024

Presentati questa mattina i dati dalla consigliere con delega Bernobich e dall'avvocato Dennetta. Particolarmente fragili i lavoratori con più di 50 anni e le donne nella fascia d'età 20-40.

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Crescono le richieste di aiuto allo sportello antimobbing di Gorizia che questa mattina, primo centro in regione a farlo, ha presentato i dati del 2024. Una situazione preoccupante che forse però nasconde un dato positivo: quelle che un tempo erano problematiche che “si lavavano in casa” con le conseguenti difficoltà dei lavoratori, adesso sono difficoltà che vengono affrontate rivolgendosi ai professionisti.

Illustrati alla presenza della consigliere alle pari opportunità Marilena Bernobich, i numeri dello scorso anno si riferiscono alla ex provincia di Gorizia dove, rispetto al 2023, si è registrato un significativo 10% in più di richieste, passando da 104 a 114 utenti registrati (80 donne e 34 uomini). Si tratta, come ha spiegato l’avvocato giuslavorista Teresa Dennetta, di persone che compiono tutto l’iter di incontri con il team di esperti del centro, composto da uno psicologo di prima accoglienza, uno psicologo-psicoterapeuta, un medico del lavoro e la stessa Dennetta.

Molte le analisi che sono state compiute su questi numeri, a partire dal rapporto fra uomini e donne, attestato sul 30% contro il 70%, con un aumento di queste ultime di sette punti percentuali. E, a questo proposto, è interessante rilevare una crescita del mobbing verso le donne di età compresa fra i 20 e i 40 anni, l’età dedicata alla maternità che, evidentemente, è ancora percepita come un ostacolo sui luoghi di lavoro.

Rispetto al 2023, infatti, c’è stato un incremento dal 50 al 100% di donne fra i 20 e i 30 anni, dal 55 al 79% nella fascia 41-50 anni e dal 59 al 67% per le donne con età superiore ai 51 anni. Ed è questa la zona anagrafica più a rischio mobbing (con un’ascesa del dato dal 39% del 2023 al 51% del 2024): le aziende non ritengono produttivo formare le persone più mature, che possono essere facilmente marginalizzate per fragilità di salute o a seguito di richieste come un cambio mansione o un diverso orario di lavoro per venire incontro alle esigenze della famiglia.

A essere maggiormente colpite, anche in questa fascia d’età, sono le donne, che rappresentano i 2/3 degli utenti che si sono rivolti al centro anti mobbing dove, rispetto al passato, si registra anche una novità riguardo la provenienza dei lavoratori, con un incremento significativo di quanti afferiscono al settore pubblico (36 utenti nel 2024, 11 uomini e 25 donne) anche se è nel privato che le percentuali sono notevolmente più alte, con un 32% nettamente battuto dal 68%.

Il mobbing è poi prerogativa dei contratti a tempo indeterminato (89% contro 11%), una differenza che si spiega con il maggiore ricambio che può esserci fra i giovani e le tipologie di lavoro che li vedono protagonisti ma anche con il fatto che le aziende tendono a emarginare i lavoratori più anziani proprio per la loro minore ricettività, per lo scarso interesse ad aggiornarli e per le problematiche assistenziali e di salute che possono caratterizzarli.

Se il fattore socio-anagrafico di cui sopra ha registrato un aumento dal 27 al 40% tra il 2023 e il 2024, un’altra motivazione alla base del disagio lavorativo sono le richieste, magari per vedersi riconosciuti i permessi garantiti dalla legge 104: in questo caso c’è stato un raddoppio delle percentuali, passate da 8 a 16%. Seguono “ragioni”, se così possono essere definite, legate al rifiuto nello svolgere mansioni non adatte alla persona e anche casi di infortunio e malattia.

Relativamente alla tipologia di vessazioni subite dai lavoratori, la maggior parte è relativa a umiliazioni e critiche, testimonianti un mancato controllo sull’attività dei preposti da parte dei vertici dirigenziali, ma anche un eccesso di controllo sul lavoro (in alcuni casi affidato a telecamere), l’attribuzione di compiti eccessivi rispetto alle possibilità e capacità della persona ma anche l’aggressività verbale.

Un’inversione di tendenza si è verificata nel 2024 relativamente al genere della persona che esercita oppressione che, lo scorso anno ha visto l’eccedenza degli uomini passati dal 49 al 58%. E se nell’80% dei casi gli autori di mobbing sono i superiori o i titolari dell’azienda, le criticità riguardano perlopiù violazioni di diritto (dal 50 al 64% dei casi nel 2024), seguito da discriminazioni verso chi si trova in condizione di debolezza (per esempio, titolari della legge 104), con un incremento del dato dal 2 al 7%, seguito da discriminazioni di genere e moleste sessuali, passate dal 4 al 6%.

Come hanno spiegato la consigliere Bernobich e l’avvocato Dennetta, il centro antimobbing di Gorizia è stato creato nel 2018 e da due anni, si è trasferito dal centro Lenassi all’attuale sede di via Barzellini 5. Nato da una convenzione fra Comune di Gorizia e Associazione Sos abusi psicologici, offre un servizio di supporto gratuito e anonimo a cui possono indirizzare i sindacati dei lavoratori e, grazie a una convenzione, anche i medici di base. Lo sportello è aperto il martedì e venerdì dalle 10 alle 17 e il giovedì dalle 9 alle 17 ed è raggiungibile telefonicamente al numero 0481 091326 o via mail all’indirizzo antimobbing.gorizia@gmail.com. 

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