Lo Sportello Antimobbing cambia sede, cresce il numero di casi a Gorizia

Lo Sportello Antimobbing cambia sede, cresce il numero di casi a Gorizia

il report

Lo Sportello Antimobbing cambia sede, cresce il numero di casi a Gorizia

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 07 Lug 2023
Copertina per Lo Sportello Antimobbing cambia sede, cresce il numero di casi a Gorizia

Presentato oggi il report aggiornato nella nuova sede del servizio, in municipio. L'appello: «Chi è vittima di mobbing si rivolga ai professionisti».

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Da ieri il Punto di ascolto di Gorizia – lo sportello antimobbing messo gratuitamente a disposizione dalla Regione Friuli Venezia Giulia per l’intera area dell’ex provincia – ha una nuova sede. I cittadini in difficoltà, alla ricerca di soluzioni a problemi sorti in ambito lavorativo, non dovranno più recarsi al Centro Lenassi, ma nel Giardino comunale di Palazzo Attems-Santa Croce, nella palazzina che una volta era la dimora del segretario comunale, disponendo di un accesso più discreto, da via Giuseppe Barzellini 5.

Qui è possibile beneficiare di un servizio di supporto legale, psicologico e di medicina del lavoro, grazie alla presenza di un gruppo di lavoro costituito dall’avvocato giuslavorista Teresa Dennetta, dallo psicologo psicoterapeuta Paolo Ballaben e dal medico del lavoro Andrea Campanile. Un’assistenza altamente professionale che può essere fornita, con garanzia di anonimato e previo appuntamento telefonico, sia in presenza che da remoto, anche via Telegram e Whatsapp.

Il report
Il trasloco è stato anche l’occasione per pubblicare il rapporto sulle frequenze del primo semestre 2023, nel corso del quale 49 sono state le persone che hanno beneficiato del servizio, delle quali 34 donne e 15 uomini. Ma nel corso dell’anno si prevede di superare la soglia degli 80 casi di quello precedente. Di questi, non tutti sono nuovi utenti: nel conteggio sono inclusi infatti anche diversi soggetti – sei – che già in passato vi avevano fatto ricorso.

Rispetto al semestre precedente c’è stato un incremento generale dell’utenza e anche nella percentuale di donne, passata dal 59 al 69%. Per quanto riguarda le fasce d’età, quella più coinvolta è certamente costituita dagli over 51 (43%), a cui seguono gli adulti tra i 41 e i 50 anni (32%) e quelli tra i 31 e i 40 anni (21%). Ed è proprio la fascia degli over 51 ad aver registrato l’aumento più significato, passando dal 41 al 43%.

Se la stragrande maggioranza delle vittime di mobbing risulta disporre di un contratto a tempo determinato, oltre a lavorare nel settore privato, i contratti a tempo determinato sono passati dal 7 al 13%, mentre quelli sottoscritti con aziende private sono aumentati dal 70 al 74%. Ed ecco le principali cause presunte di disagio lavorativo. La maggioranza di queste risulta derivare dai mutamenti aziendali (passati dal 32 al 40%), a cui seguono fattori di carattere socioanagrafico (20%), infortunio e malattia (12%), assenze prolungate, congedi e permessi (8%) e, infine, il rifiuto fatto da una persona (4%).

Un problema sociale
A spiegare questa mattina nel dettaglio la tipologia delle principali vessazioni riportate, è stata Dennetta, che peraltro coordina le attività dello sportello: «Il mobbing si manifesta generalmente seguendo quasi un vero e proprio protocollo che, soprattutto nel caso degli over 51 anni, comincia con lo svuotamento delle mansioni, a cui si affiancano un eccessivo aumento del controllo sul posto di lavoro e una conseguente marginalizzazione del dipendente».

La giuslavorista si è poi soffermata sulla dimensione del fenomeno, che non può essere circoscritto a soli casi individuali. Infatti, «il malessere da parte del lavoratore vessato è sociale, coinvolgendo inevitabilmente i figli e il o la convivente. Intervenire tempestivamente su ogni singolo caso consente anche di salvare il relativo nucleo familiare». La situazione diventa ancor più drammatica in considerazione dell’età avanzata delle vittime, poiché oggi è più difficile reinserirsi nel mercato del lavoro rispetto a qualche decennio fa. «Molti casi – ha spiegato sempre Dennetta – riguardano persone con pensieri disfunzionali, che potrebbero condurre anche a gesti estremi come il suicidio».

Per il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna – presente anche lui alla pubblicazione del report insieme alla consigliera Marilena Bernobich con delega alle Pari opportunità e allo Sportello mobbing – «il Comune ha interesse a monitorare queste dinamiche proprio per la dimensione sociale del fenomeno». Il servizio, secondo il primo cittadino, rappresenta, quindi, un valore aggiunto per il territorio: «Il lavoro può gratificare una persona o generare una situazione di buio opprimente, generando un conflitto tale da far sentire al lavoratore un peso, una minaccia fin dal momento in cui attraversa la soglia di lavoro».

«È anche per queste ragioni – ha ricordato Bernobich – che il Comune di Gorizia aveva avviato il progetto del Punto d’ascolto già nel 2018, attivando una convenzione con l’associazione “Sos Abusi psicologici Odv”». La consigliera ha quindi colto l’occasione per lanciare un appello affinché «chiunque si lamenta di mobbing si rivolga ai professionisti dello sportello»: un gruppo ormai ben rodato negli anni, che opera in rete con i sindacati, i medici di base e il Centro di salute mentale.

Il servizio
Il Punto d’ascolto antimobbing di Gorizia è attivo il martedì e venerdì dalle 12 alle 17, e il giovedì dalle 9 alle 17. Le consulenze sono gratuite, riservate anche in anonimato, ed è possibile accedervi via email, all’indirizzo antimobbing.gorizia@gmail.com, o anche telefonicamente ai seguenti numeri: 0481 383515, 0481 383511, 0481 091326. È possibile visitare e avere notizie sull’attività anche dal sito web, dove sono raccolte tutte le informazioni relative allo sportello.

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