l'appello
Lo spettro delle ecomafie sull'incendio di Mossa: «Alziamo le difese»
Legambiente e Libera ricordano il convegno di un mese fa sulle ecomafie: «Serve più sorveglianza».
Libera e Legambiente Gorizia esprimono forte preoccupazione per quanto accaduto col rogo di 4500 tonnellate di rifiuti illegalmente depositati nel magazzino ex Bertolini di Mossa. "L’apprensione non va soltanto per i potenziali rischi ambientali e sanitari - scrivono le due associazioni in una nota -, che sono ancora oggetto di valutazione. Sta emergendo infatti che il territorio del Nordest è purtroppo permeabile all’infiltrazione dell’ecomafia, termine che indica le organizzazioni criminali, di tipo mafioso, che arrecano danni all’ambiente".
"A livello nazionale - proseguono - nel solo 2020 si sono contati oltre 8300 reati accertati nella gestione dei rifiuti, 10mila denunce e oltre, muovendo quasi 20 miliardi di euro ogni anno. E se il Friuli Venezia Giulia è ancora tra le regioni più virtuose, a fronte di quanto accaduto a Mossa, fa capire che è fondamentale alzare le difese". Il tema era emerso il 24 ottobre, in occasione dell'incontro “Mafie e criminalità nell’Isontino” al Kulturni Dom di Gorizia all’incontro, quando la giornalista Luana De Francisco ha raccontato la situazione locale, riportando i dati dell’ultimo rapporto annuale sulle ecomafie.
L'elaborato, realizzato da diversi esperti con Legambiente, descriveva un quadro "sorprendente rispetto alla posizione occupata in Italia dalla nostra regione - così le due associazioni -, soprattutto per la percentuale di crimini ambientali. Ricordava come la provincia di Gorizia sia tristemente nota per un’indagine coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Trieste: 'Indagine che a maggio, subito dopo il lockdown, era culminata in una serie di arresti e nel sequestro di un capannone a Mossa contenente tonnellate di rifiuti pericolosi'. In questo momento Mossa brucia. Ancora non sappiamo le motivazioni che ne hanno scatenato l'incendio".
"L'unica cosa certa è che le 4.500 tonnellate di rifiuti erano ancora stipati lì, nonostante il capannone fosse sotto sequestro. Dobbiamo continuare ad essere sentinelle attente e attive interrogandoci su quanto quello che facciamo possa davvero essere abbastanza: se da un lato la società civile ha l’onere di evidenziare i segnali e il pericolo delle infiltrazioni mafiose, dall’altro lato l'intervento delle istituzioni (la bonifica e il corretto smaltimento dei rifiuti) doveva essere immediato".
"Servono maggiori risorse - incalzano i sodalizi - per supportare le amministrazioni locali nella gestione dei siti tristemente adibiti a discariche abusive. In questo caso di massima urgenza, la posizione di Libera e Legambiente - e di ogni cittadino sentinella - non vorrebbe fermarsi solo al 'segnalare', ma anche al 'partecipare' alle scelte effettuate dagli enti e dalle istituzioni. L'invito per le amministrazioni è di farsi carico di una migliore sorveglianza attiva e ricordare che gli interventi di bonifica sono comunque a carico dei cittadini e contribuenti direttamente (con l'aumento di imposte e tasse) ed indirettamente (con un aggravio di patologie finanche tumorali)".
"Alle istituzioni - concludono Libera e Legambiente - chiediamo che tengano ben conto del tessuto sociale e territoriale: un territorio che va tutelato, anche dal punto di vista ambientale, per promuovere una nuova cultura di prevenzione e sostenibilità".
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