IL LUTTO
Si è spento Luciano de Gironcoli: spirito polemico e buon cuore al servizio dell'arte
L'artista cormonese si è spento dopo una breve malattia. Il ricordo di Franco Dugo, Sergio Altieri e Maria Grazia Persolja.
Avevo avuto l'onore di presentarlo due volte. Perdonerete il tono personale di questo articolo ma, per me, come per centinaia di altre persone, se n'è andata una persona di famiglia. Luciano de Gironcoli si è spento oggi, dopo una breve quanto implacabile malattia. La notizia è rimbalzata rapidamente fra gli amici di sempre, in un telefono senza fili che lentamente ha tolto la speranza di risentire la sua voce tuonare contro questa o quell'amministrazione che non si curava a sufficienza dell'arte e di quanti vi avevano dedicato la vita.
«...l'arte è un cerchio di libertà» aveva scritto nella dedica di un suo catalogo. E quella libertà l'aveva perseguita e difesa per tutta la vita, con quel fare burbero e quegli occhi penetranti che ti scrutavano dentro, mettendoti sottilmente a disagio. Salvo poi ammetterti nel suo studio e raccontarti gli aneddoti della storia dell'arte regionale del secondo dopoguerra.
Era nato l'8 aprile 1947, all'istituto d'arte Max Fabiani studia decorazione pittorica con Cesare Mocchiutti e Tino Piazza. Un anno fa, dal suo profilo facebook, aveva innescato una polemica a distanza con la dirigenza dell'istituto goriziano paventando il timore che un suo dipinto della metà degli anni Sessanta fosse stato cancellato durante i lavori di riqualificazione dell'edificio di piazza Medaglie d'Oro. Probabilmente, la sua ultima polemica.
Una delle battaglie che più a lungo ha sostenuto è stata quella per il riconoscimento critico della Scuola di Gorizia, il nome sotto il quale riuniva gli artisti del capoluogo accomunati da uno spiccato interesse per l'aspetto grafico del loro lavoro. E un'altra delle battaglie cui aveva dedicato energia era il superamento del confine, reale e ideale, perseguito in tempi ben lontani dalla Capitale della Cultura attraverso il gruppo 2xGo.
Socio fondatore dell'associazione culturale Exit, redattore della rivista “Isonzo – Soča”, docente dell'Unitrè di Cormons (per la quale, nel 2013, ha pubblicato un saggio dedicato proprio alla Scuola di Gorizia), per molti anni responsabile di un laboratorio artistico alla Comunità La Tempesta insieme all'amico di sempre, Enzo Valentinuz: di Luciano si ricorderà l'impegno instancabile nella promozione dell'arte. E non tanto a livello personale: il suo carattere un po' ruvido si smorzava di fronte a progetti che potessero ridare importanza alla pittura in senso lato, vedendolo spesso mettersi al fianco degli amici per una parola, un incoraggiamento, a volte anche una critica.
Per cui, se Gorizia e l'intera regione perdono una grande artista, molti artisti perdono un sincero amico, depositario di aneddoti infiniti su Mocchiutti, Di Iorio e tutti coloro che, andandosene troppo presto, hanno “affidato” a lui la loro memoria. Pronto ad aiutare negli allestimenti, con una pignoleria minuziosa che si spiegava non appena ci si trovava di fronte alle opere, di estremo razionalismo, che aveva dedicato al punto di vista di un ingegnere e al punto di vista di un architetto.
«Siamo sconcertati da questa notizia: se n'è andato uno degli artisti più importanti della sua generazione e non solo per l'impegno nella pittura, ma anche nella critica» dice a fatica Franco Dugo, avvisato di quanto accaduto da Sergio Altieri. «Puoi solo immaginare – mi dice il decano degli artisti isontini – Mi sembra impossibile che sia successo perchè continuo a pensare a lui e ai suoi coetanei come i ragazzi che ho conosciuto quando erano alle prime armi».
«Ho presentato quella che credo fosse la sua prima mostra insieme a Mocchiutti, esponevano lui e Mauro Mauri alla galleria della Pro Loco, doveva essere il 1962. Poi una delle sue ultime mostre è stata, secondo me, la più bella che avessi mai visto: prima della chiusura, la galleria La Bottega di via Diaz aveva ospitato un personale sua, una mia e una di Valentinuz. Lui veniva da me ogni lunedì pomeriggio: si parlava un po' di tutto e quando è mancato più volte a questo appuntamento poi mi ha comunicato della malattia» così Altieri.
«Eravamo in classe insieme, ma lui è arrivato un anno dopo – ricorda Maria Grazia Persolja – Ho bene impresso nella memoria il giorno in cui è entrato in classe: magro, con gli occhialetti tondi come quelli che ha portato per una vita. Subito abbiamo pensato che fosse un professore invece che un nostro compagno. Era stato premiato due volte alla Biennale Stella Matutina. Dispiace perchè non era solo un grande artista: era polemico ma aveva un gran cuore».
Foto di Mauro Bon
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