Dai soffitti di Palazzo Attems emerge il passato nascosto dell'antico museo di Gorizia

Dai soffitti di Palazzo Attems emerge il passato nascosto dell'antico museo di Gorizia

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Dai soffitti di Palazzo Attems emerge il passato nascosto dell'antico museo di Gorizia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 30 Giu 2021
Copertina per Dai soffitti di Palazzo Attems emerge il passato nascosto dell'antico museo di Gorizia

Prosegue il cantiere dentro la sede dei Musei provinciali. Emerse interessanti scoperte sul passato novecentesco della dimora.

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Sulla carta, doveva essere solo un lavoro di messa in sicurezza dei soffitti e contro-soffitti. Alla fine, il cantiere di Palazzo Attems Petzenstein, sede dei Musei provinciali di Gorizia, ha riservato delle sorprese che nemmeno i suoi curatori si sarebbero aspettati. Alcune novità sono state presentate quest’oggi, nel corso di un tour per la stampa nella storica dimora nata nel Settecento e rielaborata diverse volte nel corso dei secoli. Alcune di queste modifiche si pensava fossero andate perse, ma proprio grazie al progetto - dal valore di oltre 230mila euro - è stato possibile ritrovare le tracce per ricostruire una mappa storica.

Tutto è nato dal crollo di parte del soffitto nel novembre 2019, mettendo subito in allarme la direzione. Da lì è partita la redazione di un progetto per la riqualificazione dell’immobile, andando ad operare sul piano nobile e lo scalone. Analizzando l’intonaco staccatosi, è stato possibile risalire alle cause del cedimento, avvenuto in concomitanza con l’accensione del riscaldamento. Ma questa osservazione ha avuto un successivo sviluppo, ritrovando vecchi elementi decorativi risalenti a passati allestimenti. In particolare, è emersa la struttura ovale che si trovava nel museo dal 1938, intervento che ha impattato più di altri sugli spazi.

A questo è poi seguito un altro alla fine degli anni Cinquanta. Come evidenziato dal conservatore Alessandro Quinzi, la cornice che sovrastava il soffitto non risalire al Settecento come finora ipotizzato, bensì un rifacimento novecentesco. Analoghe scoperte sono emerse anche in altre sale del palazzo, progettato da Nicolò Pacassi e trasformato in sede museale fin dall’inizio del XX secolo. “Sono state delle sorprese positive - ha evidenziato - perché sul soffitto sono rimaste le tracce di quanto fatto sul piano nobile”. Una sorta di “carta carbone” degli allestimenti passati, quindi, che aiuteranno a ricomporre la storia di questo luogo, arricchendola.

Tutto ciò, comunque, si somma anche agli imprevisti più negativi, ossia altre parti che hanno ceduto nel corso del cantiere e che richiederanno un intervento riparatorio. Cose che la direttrice dei lavori, l’architetto Elisa Traini, aveva già messo in conto e che saranno ancora affrontate nel corso dei prossimi mesi. La scadenza di luglio, infatti, richiederà qualche settimana di proroga, mentre la parte relativa alla parte più alta del soffitto del scalone sarà a breve terminata. Grazie al ponteggio allestito (nella foto), infatti, è stato possibile osservare da vicino - con tecnologie 3D - certi elementi finora non emersi, come due finestre chiuse nei decenni scorsi con il cemento armato.

Domani, quindi, questa parte verrà intonacata e saranno riallestiti i tradizionali lampadari. A eseguire il tutto è la Lithos di Venezia, che si è aggiudicata l’appalto, mentre è l’architetto Fabrizio Furlan a coordinare la sicurezza. Gli stessi operatori hanno sottolineato l’importanza di agire in squadra, coinvolgendo la Soprintendenza e tutti gli altri attori, per riuscire a far emergere le novità e a valorizzarle. Da questi studi, è stato anche possibile capire anche qual è l’ala più antica della dimora, ossia quella verso il centro cittadino, mentre l’intonaco utilizzato è composto da fibre di basalto, assicurando una maggior sicurezza nel fissaggio rispetto al passato.

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