le votazioni
La Slovenia alle urne, elezioni europee e quattro referendum per il governo Golob
Oggi, in Slovenia, non si vota solo per le Europee. Fino alle 19 i cittadini del confinante Stato sono chiamati a esprimersi anche in merito a quattro quesiti referendari.
Oggi, in Slovenia, non si vota solo per le Europee. Fino alle 19 i cittadini del confinante Stato sono chiamati a esprimersi anche in merito a quattro quesiti referendari. Non è certamente un evento raro, anzi. Da quando è nata questa giovane repubblica, nel 1991, sono state già 25 le tornate referendarie, di cui sei nell’ultimo decennio. E quella di oggi non sarà nemmeno l’ultima dell’anno.
I quesiti
La prima questione su cui gli elettori dovranno esprimersi riguarderà l’adozione di una legge che regolamenti il diritto all’assistenza al fine-vita. Un diritto, quello all’eutanasia, sostenuto dalle forze che sostengono il governo di centrosinistra guidato da Robert Golob (Gibanje Svoboda – Gs), e che sarà riconosciuto in caso di vittoria dei “sì”. Lo scorso mese, alla prima tavola rotonda organizzata dal partito di Golob, era stato invitato anche l’ex europarlamentare Marco Cappato – noto in Italia per la sua battaglia politica sull’argomento – che ha sottolineato come la Slovenia sia il primo Paese dell’Unione Europea a promuovere un referendum su questa questione.
A sostegno del “no”, invece, il centrodestra e il mondo cattolico, rappresentato dalla Conferenza episcopale slovena. Per i vescovi sloveni, in particolare, ogni atto volto a terminare intenzionalmente la vita di qualcuno, inclusa la propria «è inammissibile sia dal punto di vista etico, sia da quello religioso; l’introduzione del suicidio assistito rappresenterebbe una forma di rinuncia da parte della società della cura dei più vulnerabili».
Il secondo quesito, invece, riguarda l’introduzione del voto di preferenza nelle elezioni parlamentari. Una riforma elettorale fortemente sostenuta dal partito di Golob e da Vesna, il partito ambientalista di centrosinistra fondato nel 2022. Al dibattito trasmesso lo scorso 3 giugno dalla tv nazionale slovena Rtv Slo la candidata al Parlamento europeo Maša Kociper (Gs) ha spiegato che le preferenze consentiranno agli elettori di poter avere un’influenza decisiva sull’elezione di un candidato. Per la candidata Klemen Belhar (Vesna) si tratta del momento migliore per questo referendum, poiché gli elettori potranno sperimentare direttamente questa modalità di voto in ambito europeo, essendo prevista l’espressione di un candidato preferenziale per l’elezione all’Europarlamento.
Va ricordato che l’introduzione di questo referendum ha portato a una piccola frattura nel governo, in quanto i socialdemocratici (Sd) avrebbero preferito concentrare la campagna elettorale sui temi più rilevanti relativi all’agenda europea. Lo ha ricordato nel dibattito Andreja Katič (Sd), che comunque si è espressa a favore di questo sistema, ma nell’ambito di una riforma elettorale più articolata che riveda anche le circoscrizioni.
Nettamente contrario, invece, Andrej Kosi – esponente del principale partito di opposizione, la Slovenska demokratska stranka (Sds) guidata dall’ex premier nazional-conservatore Janez Janša – per cui questo sistema penalizzerebbe i candidati provenienti dalle circoscrizioni elettorali più piccole, in particolare quelle rurali, meno densamente popolate.
Il terzo e quarto quesito riguardano, rispettivamente, la legalizzazione della coltivazione e trattamento della cannabis per scopi medici e della coltivazione e possesso di cannabis per limitati usi personali. Anche questi quesiti sono sostenuti dal governo, con la ministra dell’Agricoltura Mateja Čalušić convinta del grande potenziale che ne deriverebbe per il settore agricolo. I favorevoli alla legalizzazione (Svoboda, Sd, Vesna, Pirati, Levica, Verdi) ritengono che in questo modo il mercato nero verrebbe ridimensionato, mentre verrebbero rafforzati la sicurezza del prodotto in circolazione e il controllo sul mercato stesso. Non solo. Ulteriori benefici deriverebbero dalle entrate fiscali e dallo sgravamento del sistema giudiziario e di polizia dal contrasto dei reati connessi.
Contrari i partiti conservatori (Sds, NSi) ed esponenti del mondo medico e associativo come Mateja Jandl, specialista dell’Istituto nazionale per la Sanità pubblica (Nijz). Quest’ultima si è soffermata sulla situazione negli Stati Uniti e in Canada, dove negli ultimi anni, da quando si è optato per la legalizzazione, non solo è aumentato l’uso della sostanza tra adolescenti, ma anche il numero di pazienti trattati per intossicamento. Jandl ha rimarcato che in quei Paesi non solo il mercato nero non è scomparso, ma la coltivazione ha anche causato effetti negativi all’ambiente.
Non mancano preoccupazioni sui possibili risvolti del referendum anche da parte di oncologi e psichiatri. La direttrice dell’ Istituto clinico di Medicina del lavoro, dei Trasporti e dello Sport Metoda Dodič Fikfak ritiene che possano derivarne conseguenze anche sulla produttività dei lavoratori, con ridotte capacità di coordinamento, abilità cognitive e tempi di reazione.
Il nucleare
Resta sullo sfondo un altro referendum, programmato per novembre, che riguarda in qualche modo anche la fascia confinaria con l’Italia, Goriziano incluso: quello sull’ampliamento, con un secondo reattore, della centrale nucleare di Krško (Nek). Il progetto, denominato Nek 2, è sostenuto dalla maggioranza dei parlamentari sloveni (71 a favore, 6 contrari), per i quali – considerando la prossima dismissione della centrale a carbone di Šoštanj, oltre a quella del primo reattore nuclear (Nek), prevista nel 2043 – le necessità energetiche del Paese difficilmente saranno soddisfatte esclusivamente grazie a impianti solari ed eolici.
Nonostante l’ampio consenso in Parlamento, lo scorso mese il governo ha ritenuto opportuno coinvolgere l’intero corpo elettorale sulla questione, in modo da poter avere carta bianca sul progetto.
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