Gli sguardi e le coccole dal canile: domenica l'open day per trovare un amico a quattro zampe

Gli sguardi e le coccole dal canile: domenica l'open day per trovare un amico a quattro zampe

Il racconto

Gli sguardi e le coccole dal canile: domenica l'open day per trovare un amico a quattro zampe

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 23 Ott 2024
Copertina per Gli sguardi e le coccole dal canile: domenica l'open day per trovare un amico a quattro zampe

Tante le storie che si celano dietro agli ospiti della struttura di Lucinico. Il 27 sarà possibile conoscerli e informarsi per le adozioni.

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Un orecchio su e l’altro abbassato, Chuck guarda impettito dritto nell’obiettivo. Il suo manto ha il colore delle foglie d’autunno, di quelle che cadono e nessuno raccoglie. Bella sta sdraiata al sole con una margherita sulla testa, lo sguardo dolcissimo del pitbull tradisce una tenerezza di fondo. Poi c’è Tessa, dal pelo soffice e le zampette nascoste nel prato fiorito, troppo vecchia per avere una famiglia. Chuck, Bella e Tessa sono nomi d’invenzione, ma loro vi aspettano al canile, dove ciascuno ha la sua storia da raccontare. Attendono con pazienza nel gabbiotto di Lucinico che qualcuno faccia capolino per adottarli. L’occasione per fargli visita si propone domenica prossima, 27 ottobre, quando dalle 10.30 alle 15 – presso la struttura di via del Camposanto – il canile comunale aprirà le sue porte al pubblico.

«Il canile è sempre aperto, ma domenica avremo volontari ulteriori che accompagneranno il pubblico in quest’Open day, presentando i cani e come si svolge la giornata nella nostra struttura – spiega Laura Grassi, presidente dell’associazione “La cuccia” – Durante la giornata partecipa anche la Forestale, come lo scorso anno». A intersecarsi con il tema delle adozioni è, inevitabilmente, la questione del traffico illegale dei cuccioli. Strappati alle cure materne a 30 o 40 giorni di vita, i piccoli vengono trasportati dentro furgoni o tir per un viaggio della speranza che dall’Est Europa si conclude in Italia, con una mortalità che si aggira intorno al 50%. Un traffico reso possibile dalla connivenza fra allevatori, negozianti e persino veterinari, intenti a contraffare documenti e a introdurre illegalmente gli individui. A presentare l’argomento sarà il maresciallo Claudia Comelli - già intervenuta in una puntata di Geo andata in onda nel gennaio di quest’anno – e la veterinaria Barbara Anna Pellicciari di Asugi. «Parleranno degli interventi in emergenza che hanno svolto assieme, con l’intento di bloccare i traffici della nostra fascia, che è maggiormente a rischio – spiega – e purtroppo siamo direttamente coinvolti perché provengono dall’Est Europa e passano dai nostri valichi».

Fra i cani da adottare si possono ritrovare svariate razze, ma il denominatore comune a tutti è la parola “abbandono”. «Al novanta percento sono cani rinunciati. Significa che sono soggetti accolti da famiglie che poi non hanno portato a termine l’impegno per motivi vari, per cui ne hanno richiesto il ricovero. Alcuni sono cani in via di recupero con problemi comportamentali anche seri. Quelli giovani senza grandi difficoltà vanno via immediatamente, mentre quelli che restano sono i vecchietti, quelli con qualche complicazione sanitaria o gli individui con problemi di comportamento». Una grossa fetta di cani abbandonati è rappresentata da soggetti con difficoltà a rapportarsi. «Ne abbiamo tanti, parecchi, con problematiche di questo tipo. Magari hanno subito deprivazioni, o non hanno avuto una gestione coerente e tendono a mordere. Non sono veri problemi di aggressione, ma devono seguire un percorso di recupero, imparando a gestire situazioni di paura. Perché spesso mordono per paura». Le razze maggiormente abbandonate sono quelle di grossa mole, come l’amstaff, il pitbull, il pastore del Caucaso o il dogo argentino. «Ne abbiamo di tutti i tipi, ma queste razze non sono richieste, quindi si verifica un costante accumulo».

Un discorso a parte meritano chihuahua, pinscher o altri di piccola taglia, per i quali «è diverso l’approccio della società. Può essere che i più caratteriali rimangano qualche tempo, ma se si impara a gestirli vengono subito adottati. Lo stesso purtroppo non succede per amstaff o pitbull, perché - per quanto si forniscano consigli e magari abbiano un carattere affabile - non sono richiesti. La gente ci riflette mille volte, prima di adottare una cane con quel tipo di retaggio. Un passato sbagliato non dovuto a lui, piuttosto a chi avrebbe dovuto gestirlo diversamente». Una proposta di legge che renda obbligatorio un corso per i detentori di razze speciali è giunta in realtà giorni fa al tavolo della Commissione sanità in Parlamento. L’iniziativa della regione Lombardia - dove, peraltro, il patentino è obbligatorio già dal 2020 – mira a fornire informazioni utili per una gestione adeguata e una maggior consapevolezza da parte del proprietario. «La Lombardia ce l’ha fatta. Nel nostro caso sono tre anni che stiamo chiedendo alla regione di valutare quest’opportunità. Un patentino prima che il cane entri in famiglia, non dopo. Tante volte si prende il cane senza informarsi, ritrovandosi di fronte a un problema».

Fra le cause principali di cessione al canile vi è anche la sindrome dell’abbandono. «Quando il padrone va via distrugge la casa, abbaia, piange. Anche questo può essere causa di ricusazione, ma comunque si tratta di un problema risolvibile. È sufficiente mettersi nelle mani di un comportamentalista, seguendo le indicazioni in maniera rigorosa. Nessun problema è senza soluzione, bisogna volerla trovare». Nel percorso di adozione non ci sono schemi, ma trattandosi di una relazione durevole vale la regola dell’amore. «Per prima cosa scegliersi. È fondamentale scegliere un cane che corrisponda alle sue esigenze e alle esigenze di chi adotta. Se è senza grandi problematiche, si propone un percorso di conoscenza, in modo che non arrivi in casa dall’oggi al domani senz’avere un rapporto con la persona che lo terrà. Tre o quattro incontri, quello che serve, dipende dalla persona e dal cane. Se invece ha qualche problema, il percorso è più lungo e assistito, sia durante che dopo. La persona non viene mai lasciata da sola, lo si segue in tutti i passi, e questo limita i rientri. In tre anni abbiamo avuto in tutto uno o due rientri, comunque entro il mese».

Presenti sporadicamente nella struttura anche cuccioli ritrovati fortunosamente, magari rinvenuti in qualche campo. «I cuccioli abbandonati sono rari, in un anno ne abbiamo gestiti meno di dieci – rimarca – Mentre quelli sequestrati sono tanti, ma sono sotto il controllo diretto dell’Azienda sanitaria. Noi li custodiamo e ci preoccupiamo del mantenimento in canile, ma dipendono dal Tribunale e dall’Azienda sanitaria». Un giro d’affari milionario, secondo solo al traffico di droga e al contrabbando di armi; per i quali è necessaria un’educazione culturale che privilegi un’adozione consapevole, piuttosto che l’acquisto in negozio. 

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