l'incontro
Sgarbi senza peli sulla lingua a Gorizia, le sue idee per un grande 2025
In tantissimi al Teatro Verdi per il critico d'arte e sottosegretario alla cultura, il retroscena sulla riunione con Ossola, Magris e Lantieri.
L’attesissimo Vittorio Sgarbi è arrivato sul palco del Teatro Verdi di Gorizia, per parlare del percorso verso Gorizia-Nova Gorica Capitale europea della cultura 2025. “Il primo esponente non friulano ad aver promosso un incontro a riguardo” le parole di omaggio del sindaco Roberto Ziberna, che ha rinnovato anche i ringraziamenti dagli organizzatori, “agli assessori comunali da Fabrizio Oreti, Chiara Gatta, Luca Cagliari con delega alla cultura, presidente pro loco e collaboratori, tutti coloro che hanno organizzato i molti eventi che da qui ad oggi si sono svolti e continuano a volgersi all’interno del parco municipale”.
Ad aprire l’intervento, la spiegazione di quella stretta di mano mancata di cui molto si è parlato in occasione di questo 25 aprile: ossia quando Enrico Mezzetti, presidente del Comitato provinciale di Viterbo di Anpi non ha voluto salutare il sottosegretario alla cultura. “Non essendoci più comunismo in Slovenia, fascismo in Italia è inutile dirsi anticomunismi o antifascisti” spiega il sindaco di Sutri, che specifica che "la stessa Meloni è antifascista nel momento in cui è anti-Putin, perché l’unico fascismo oggi è un uomo che con le armi occupa un altro paese”.
E su questa logica quello che ha vissuto lo ha interpretato come un segnale di intolleranza, “che ci mostra come comunismo e fascismo siano la stessa cosa, perché quando ho salutato le varie autorità ho allungato la mano verso il rappresentante dei partigiani” che però ha negato la stretta “perché rappresentavo il governo Meloni che secondo lui non è abbastanza antifascista”. “Nulla di peggio del fascismo degli anti-fascisti” afferma citando Pier Paolo Pasolini, e citando Leonardo Sciascia “il più bel esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non lo è”.
Riguardo la nomina di Gorizia, invece, esprime l’esigenza di “trarre beneficio da questa possibilità, che non sia come l’esperienza di Matera”, che descrive come un risultato deludente a causa “di chi fa i progetti, ossia figure astratte, filosofi, che fanno progetti che non servono niente a nessuno”. Ha così spiegato la necessità che ha intuito per “un’azione di riscatto” per “una serie di iniziative che nascano dal Friuli Venezia Giulia, dall’Italia per Gorizia che si riunisce con Nova Gorica, ed è per questo che sono stato tre volte ad incontrare con Fedriga”.
“Una capitale europea non è solo aspettare dei soldi con cui fai iniziative fini a sé stesse” spiega il critico d’arte, che ha così svelato un retroscena dell’organizzazione. “Ho quindi pensato di chiamare delle persone che io stimo”, citando così sindaco di Gorizia che considera “il punto di partenza per un progetto parallelo a quello di Nova Gorica”, lo scrittore Claudio Magris con il figlio, l’organizzatore di èStoria Adriano Ossola, la mecenate Carolina Lantieri, il titolare per molto tempo del teatro di Cividale Moni Ovadia.
“Un tavolo di saggi” lo definisce Sgarbi, “per far nascere come la Biennale di Venezia una serie di iniziative per il cinema, teatro, letteratura, storia, arte”. Tre incontri in cui “Fedriga ha capito che dobbiamo nutrire la proposta di Nova Gorica, perché quello è un progetto astratto: occorre che qui arrivino tutti quelli che il mondo vuole vedere, da Robin Wilson a Riccardo Muti”. “Se lasciamo solo al progetto di Nova Gorica di essere realizzato senza un’integrazione del Friuli Venezia Giulia, con una serie di iniziative per il territorio, rischiamo di fare la stessa cosa che ha fatto Matera: essere felici di una scatola vuota, ma noi dobbiamo riempire quella scatola”.
Questa la spiegazione della necessità di un intervento dalla parte italiana, per non rischiare di replicare quello che ha definito essere stato il fiasco di Matera. Parole di critica vanno anche all’introduzione del governo italiano della capitale italiana della cultura istituita nel 2014 dall’allora ministro Dario Franceschini. Successivamente alla selezione di Matera come Capitale europea della cultura 2019, si è deciso per quello che Sgarbi definisce come un “premio di consolazione”, per premiare una delle cinque città finaliste che non risultarono vincitrici, ossia Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena.
Un’iniziativa che però non condivide e che ritiene “passi inosservata” ma che, nel caso del 2025 - che vede vincitrice Agrigento -, non faccia che spostare l’attenzione da quello che dovrebbe essere il vero epicentro quale si spera divenga Gorizia. È invece necessario puntare tutto sulla città di confine, anche e soprattutto per far emergere quelle che sono le due importantissime figure del pittore Giuseppe Tominz, “il secondo pittore dell’800 dopo Hayez, e il poeta “intenso e drammatico” Carlo Michelstaedter.
Un poeta nichilista che potrebbe divenire simbolo della città, “che si è ucciso per una incapacità di vivere ma la cui morte ha dato a noi uno slancio di entusiasmo e potenza che lo rende un poeta inimitabile e anche questo ha Gorizia, ed è necessario che tutto il mondo lo sappia”. La menzione è andata anche al poeta gradese Biagio Marin, le cui composizioni usano una lingua “che rappresenta un laboratorio di una identità linguistica che dialoga con lo sloveno. “Italia e Slovenia unite a Gorizia sono la dimostrazione dell’Europa che è fatta di unione, che unisce due diversità, una stessa città che vive la condizione di due nazioni” spiega.
E spetta così a noi creare “il mito di Gorizia, che è un mito di libertà, di antifascismo, di anticomunismo, di filosofi, di pensatori, di persone che sono state in grado di rendere questo un luogo un laboratorio di pensiero”.
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