Le sfide internazionali della Caritas spiegate a Grado, «serve più Europa»

Le sfide internazionali della Caritas spiegate a Grado, «serve più Europa»

LA SECONDA GIORNATA

Le sfide internazionali della Caritas spiegate a Grado, «serve più Europa»

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 09 Apr 2024
Copertina per Le sfide internazionali della Caritas spiegate a Grado, «serve più Europa»

Mattinata di lavori per il Convegno nazionale ospitato a Grado. Landau richiama la politica comunitaria: «Ue potenziale per promuovere le questioni al centro di Caritas».

Condividi
Tempo di lettura

Continuano a Grado i lavori del 44.mo Convegno nazionale delle Caritas italiane a Grado. Alla convention sono presenti oltre 500 delegati provenienti dalle 218 realtà diocesane di tutta Italia. Riflettere sul confine è il tema portante dei lavori di questi quattro giorni gradesi. Un’idea di confine che si fa sempre più permeabile e dove le differenze vanno valorizzate, messe in rete e rese produttive di rapporti umani e nuove forze di collaborazione. Nella sessione odierna, il primo intervento è stato quello della testimonianza offerta da fra Francesco Zanoni, custode della Fraternità Francescana di Betania della sede di Verona.

Dal relatore è arrivato l’invito a «non farsi soffocare dalle tante cose materiali inutili». Nel suo intervento, Zanoni ha insistito sull’aiuto e l’incontro necessari ai e per i poveri perché «l’incontro con Gesù permette di toccare la carne dei sofferenti e la gratitudine dei poveri è il grazie di Gesù». Di rilievo, è stata anche la relazione pronunciata da monsignor Miachael Landau, presidente di Caritas Europa. È stato un intervento incentrato su pace, democrazie e giustizia sociale.«Il vostro servizio dà speranza alle persone – sono le parole di Landau – siete testimoni del Vangelo senza dire molto, con un servizio tangibile e concreto».

Il presidente di Caritas Europa ha chiesto di non perdere di vista tre punti: i cambiamenti sociali che dipendono da tutti, il contesto socio economico «che chiede di costruire più giustizia» e il tempo affidato da Dio «che ci invita a fare del nostro meglio». «L’Europa sia unita per la solidarietà e per un futuro in cui nessuno sia lasciato indietro – continua Landau – ampli gli orizzonti e tenga i cieli aperti». E sulle nuove esigenze di solidarietà e coesione sociale: «Abbiamo bisogno di più Europa».

E ancora, in vista delle prossime elezioni per il Parlamento europeo, Landau ha tracciato un memorandum composto da cinque priorità che non vanno perse di vista. La prima è offrire garanzie sul mercato del lavoro e sul salario minimo necessario a supportare molte situazioni di difficoltà. Si pensi ad esempio alle giovani generazioni: un bambino su quattro è già a rischio povertà ed esclusione sociale. La seconda: garanzie europee per l’accesso ai servizi sociali. Terza priorità: la tutela dei diritti umani nelle politiche di diritto di asilo e nelle politiche migratorie.

Al quarto posto poi, la necessità di aumentare i finanziamenti a favore di chi si occupa di attività umanitarie. Infine, la garanzia di politiche globali più eque per lo sviluppo sostenibile ambientale ed economico. «L’Ue è il potenziale per promuovere le questioni poste al centro da Caritas» afferma ancora il presidente di Caritas Europa che ha parlato anche di «missione europea di salvataggio nel Mediterraneo», di «carenze nella gestione dei rifugiati nei Paesi europei» e di «gravi carenze di manodopera in tutti i settori».

Dopo la presentazione del progetto di sostegno all’istruzione per le donne afghane promosso dal quotidiano Avvenire in collaborazione con Caritas Italiana, è stata la volta della tavola rotonda dal titolo “Il contributo di Caritas per un’Europa senza confini” alla quale hanno partecipato monsignor Alojzij Cvikl, presidente di Caritas Slovenia, Stella Foskolou presidente di Caritas Hellas, la segretaria generale di Caritas Spagna, Natalia Peiro ed Ettore Fusaro, dell’ufficio stampa di Caritas Italiana.

«L’ufficio segue le 47 Caritas nazionali in Europa e promuove e partecipa a programmi, iniziative trasversali, dalle migrazioni all’inclusione lavorativa raggiungendo la rete di Caritas italiane nelle diocesi – spiega al nostro giornale Ettore Fusaro - oltre alla Rotta balcanica, che vede la collaborazione con le altre Caritas nazionali di tutta la rotta, c’è il tema dell’economia sociale, della salute mentale e della disabilità, e della de-istituzionalizzazione ma anche temi generici e specifici dall’assistenza ai Rom e il coordinando con le Caritas diocesane che hanno fatto, in questa regione, un gran lavoro con i Balcani. L’Est Europa ci vede impegnati con l’emergenza Ucraina, quindi si pone un’attenzione sull’area ma anche in Moldavia, nel Caucaso e nella Romania che vivono un’enorme emergenza alle porte d’Europa e in parte in Europa. Una situazione che non va risolvendosi».

Inoltre, per quanto riguarda il lavoro di Caritas Italiana, essa ha delle procedure – dette Caritas principles - che mette in campo con «una forte identità pastorale». «Ci sono temi e working group – continua Fusaro - da Bruxelles si tenta di fare sinergia, promuovere cambiamenti normativi, di confronto tra Caritas e poi ci sono il lavoro sul campo, coordinamento, uffici, Caritas nazionali dove succede emergenza».

Secondo Fusaro, con le Caritas nazionali dei Balcani «possiamo ora parlare di progettazione alla pari sapendo leggere la società civile in maniera importante, ora esse possono essere player sociali nel loro territorio pur essendo chiese di minoranza come in Serbia dove è apprezzata, così come in Kosovo, un percorso che ha richiesto del tempo ma che dà un contributo importante perché a loro volta riescono a contribuire alle dinamiche e ai processi di Caritas Europa. Da un bisogno prettamente materiale ora c’è una strutturazione diversa. Ora sulla rotta balcanica ci sono attività con un percorso di assistenza, di attenzione alle dinamiche e di aiuto».

«C’è sempre più povertà e la classe media sta scomparendo – spiega il presidente di Caritas Slovenia – i salari sono bassi, così come le pensioni, e gli anziani non sono in grado di arrivare a fine mese». Cvikl conferma la necessità di «far vivere una vita degna alle persone. E dalla povertà conseguono anche problemi morali con le famiglie nelle quali i genitori disoccupati vanno in crisi nel portare avanti una famiglia. I giovani sono un tema ancor più delicato, con tanti che emigrano verso altri Paesi europei».

L’esempio del presule arriva dalla sua diocesi di Maribor nella quale «in tanti vanno a lavorare nella vicina Austria ma spesso i nonni non sono in grado di gestire i bambini». Le soluzioni di Caritas Slovenia sono varie: «Per alcuni forniamo alcune giornate nelle quali possono lavorare per noi mentre chi viene aiutato ci ricambia con ore di servizio alla comunità. Chiaramente è un modo per avvicinare le persone al mondo del lavoro ma cerchiamo anche di creare delle reti organizzando incontri e un pranzo annuale, a Maribor, per chi viene aiutato. Così raduniamo oltre trecento persone attorno a un tavolo. La rete è fondamentale».

Per Cvikl è fondamentale la collaborazione tra realtà statali. «Con l’Ungheria c’è un buon rapporto, con la Croazia anche tanto che il presidente di Caritas Croazia è il mio vicino, il vescovo di Sisak, Vlado Košić, con il quale c’è un’ottima intesa. Con l’Austria, invece, abbiamo firmato alcune convenzioni: loro hanno i progetti, noi il volontariato». Sul tema del fronte italo-sloveno, invece, c’è da riprendere «il progetto Alpe Adria tra Slovenia e le diocesi di Gorizia, Udine e Trieste».

Sui migranti, infine, la situazione è di passaggio, soprattutto per la rotta Balcanica: «Ci siamo attivati – conclude Cvikl – per l’arrivo dei profughi dall’Ucraina e ora molti vivono e si sono adattati nelle nostre famiglie. Noi abbiamo fornito alcune stanze per l’incontro e la preghiera ma anche servizi psicologici per i bambini affinché si possano adattare all’ambiente e alla scuola».

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

Articoli correlati
...
Occhiello

Notizia 1 sezione

...
Occhiello

Notizia 2 sezione

...
Occhiello

Notizia 3 sezione