Prodi racconta l'Europa unita ma debole a Gorizia, «in Transalpina mi sono emozionato»

Prodi racconta l'Europa unita ma debole a Gorizia, «in Transalpina mi sono emozionato»

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Prodi racconta l'Europa unita ma debole a Gorizia, «in Transalpina mi sono emozionato»

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 13 Gen 2023
Copertina per Prodi racconta l'Europa unita ma debole a Gorizia, «in Transalpina mi sono emozionato»

L'ex premier e l'ex presidente sloveno Türk sottolineano la debolezza verso l'Ucraina. Mano tesa ai Balcani.

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L’Europa ha superato diverse crisi, ora quella in Ucraina mette davanti la sfida più grande: capire dove si vuole andare. Romano Prodi e Danilo Türk sono concordi, rispondendo alle domande dei giornalisti prima dell’incontro nel polo universitario di via Alviano, a Gorizia. Il tema della serata è il futuro della società europea, calato in un contesto per nulla causale: a pochi passi dall’Aula magna, c’è quella piazza Transalpina dove 18 anni anni fa si festeggiò l’ingresso della Slovenia nell’Unione europea.

“Le prove sono servite - così l’ex presidente della Commissione europea - perché, come disse Monet, l’Europa cresce con le crisi e le urgenza fanno uscire le necessità. Ci sono state delle risposte positive e negative”. Il volto peggiore del progetto comunitario, spiega il professore, è stata “durante la crisi finanziaria, nella lunga tensione dal 2008 in poi, in cui l’Europa è stata sbandata e divisa nelle tensioni tra Grecia e Germania e l’incapacità di decidere. Una crisi nata negli Usa è diventata tragedia in Europa”.

Viceversa, nell’emergenza pandemia “l’Europa ha reagito in modo forte. Con il primo caso, si è generato populismo, con il secondo l’Ue ha recuperato forza”. L’Unione “è amata quando va verso il futuro, ma se i singoli paesi si chiudono non è più amata”. Per risolvere l’impasse, però, bisogna superare l’ostacolo delle decisioni prese all’unanimità da parte del Consiglio. Aspetto condiviso dall’ex presidente della Slovenia, che ha citato anche le difficoltà esplose con le migrazioni e tutt’ora irrisolte: “L’Ue è un progetto non completato”.

Guardando alle crisi, quella scoppiata nell’ex repubblica sovietica è l’emblema della debolezza politica di Bruxelles. “Non sappiamo nemmeno quale ruolo dovrebbe avrebbe l’Ue - ancora Türk -, in questi tempi vorrebbe affidarsi sull’unità paesi membri ma l’unità è solo il mezzo per un fine e oggi non c’è”. L’impressione espressa dai due ex vertici di stato è che siano gli Usa a dettare cosa fare: “L’Europa ha perso parecchio della sua capacità di decisione nel caso ucraino - incalza Prodi -, trascinata da Usa, ma ha trovato una sua unità”.

In questo senso, sono della partita anche quei paesi che invece, nel recente passato, sono entrati in collisione con Bruxelles, in particolare Ungheria e Polonia. “La storia va gestita quando succede - rivendica l’ex premier italiano - e io sono stato molto criticato quando ho allargato l’Europa”. Ai “se” della storia è affidato il ragionamento su cosa sarebbe successo oggi, qualora Varsavia non fosse entrata nel progetto comunitario. Una pace con la Russia, però, “arriverà solo con un accordo tra Usa e Cina” sono sicuri entrambi.

Oggi si sente l’assenza di un leader europeo forte, dopo l’uscita di scena della Merkel. “Oggi c’è un’unità ma spinta dall’esterno - così Prodi -, oggi il tandem francotedesco è meno forte del passato e tutto diventa più faticoso. Ciò rende più difficile creare una politica europea originale”. Creatività assente anche per Türk, ma “io non sento alcuna nostalgia”. Insieme alla sfida a Est, c’è quella nei Balcani: “Il problema delle tensioni si risolve allargando in fretta l’Ue all’ex Jusgoslavia e Albania” assicura Prodi.

Solo nella casa europea, infatti, si può avere stabilità: “Guardate l’Alto Adige, era un problema serio nei vecchi tempi. Con la saggezza dei governanti italiani e austriaci e l’Europa si è trovata una soluzione”. Non nasconde il livore verso Macron per aver interrotto i negoziati con Tirana e Macedonia del Nord, mentre il ricordo più bello sull’allargamento è nato proprio a Gorizia: “La notte del primo maggio qui sulla Transalpina è stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita. Da bambino avevo visto il filo spinato, si riesce a cambiare l’Europa".

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