Settimane Sociali a Trieste: l’esperienza di Anna, Katia e fra Roberto

Settimane Sociali a Trieste: l’esperienza di Anna, Katia e fra Roberto

LE VOCI

Settimane Sociali a Trieste: l’esperienza di Anna, Katia e fra Roberto

Di S.F.&I.B. • Pubblicato il 09 Lug 2024
Copertina per Settimane Sociali a Trieste: l’esperienza di Anna, Katia e fra Roberto

Tra gli oltre 1.200 delegati, una rappresentanza dell’arcidiocesi di Gorizia, il loro racconto.

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«Nella parola “partecipare” troviamo il senso autentico di cosa sia la democrazia». Ad affermarlo, domenica scorsa, è stato il Santo Padre Francesco in visita pastorale a Trieste in occasione della cerimonia conclusiva della 50esima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia. Francesco ha fatto riferimento pure ad una «democrazia che, diciamoci la verità, non gode di buona salute». A dimostrare però, che la partecipazione è fondamentale è stata la straordinaria adesione registrata agli eventi proposti. Scartato il pericolo di quelle che il Pontefice ha definito «le ideologie seduttrici» e ribadito che «ogni persona ha valore» perché il cuore della politica e della democrazia è «fare partecipi», testimoni di quella che il Papa ha definito una «passione civile» da riscoprire, sono stati anche i partecipanti provenienti dal territorio monfalconese e goriziano. Infatti, tra gli oltre 1.200 delegati presenti nel capoluogo giuliano, c’era una rappresentanza dell’arcidiocesi di Gorizia: il direttore della Pastorale Sociale e del Lavoro fra Roberto Benvenuto, Anna Raspar e Katia Chiaradia, tutti e tre impegnati nell’équipe sociale.

Per fra Roberto si è trattato di «un’esperienza forte di incontri, di condivisioni, di esperienze; una serie di importanti relazioni che hanno messo in luce varie tematiche». «Non si è parlato solo di democrazia e di partecipazione – sottolinea Benvenuto - ma anche di mettere in atto quanto detto e condividere le best practices e il metodo di lavoro. Non è stato, sicuramente, il solito lavoro di gruppo con una serie di passaggi attraverso i quali ognuno viene poi perso, ma i vari pensieri vengono raccolti ed elaborati affinché al termine della settimana rimanga il succo di tutto il lavoro e ciò che è stato condiviso tra tutti». «Sicuramente – continua il frate - ho portato a casa un metodo che si può applicare, con le dovute cautele e modifiche alle nostre realtà, insomma un metodo di partecipazione in modo che niente che ciascuno propone vada perso. Porto a casa l’importanza della democrazia che, nel nostro immaginario, è ancora legata al voto e al partecipare, ma democrazia è molto di più, è un atteggiamento di fondo, uno stile di vita e di essere. La democrazia prima che essere applicata come strumento di partecipazione è qualcosa da amare e da vivere soprattutto nelle sfide del presente».

Per fra Roberto – che ha partecipato a due incontri: uno sulla democrazia digitale, che deve ancora essere compresa in tutte le sue ricadute, e sulla famiglia e relazioni, ovvero la famiglia non più oggetto di attenzioni, seppur giuste e doverose, ma soggetto di partecipazione – si è trattato della seconda Settimana Sociale cui partecipa ma a Trieste, di più, ha potuto sentire un altro tipo di partecipazione della comunità triestina, «non solo per i delegati ma anche in città e fisicamente, nelle piazze, le buone pratiche sono state messe in piazza affinché siano vissute e partecipate da tutti, da chiunque avesse voluto essere presente. Trieste è diventata una grande piazza per tutti, dagli incontri ai concerti». Inoltre, è lo stesso fra Roberto ad annunciare come, a seguito delle Settimane sociali, ci sarà - da parte dell'ufficio diocesano di Pastorale Sociale e del Lavoro - anche l'impegno a far conoscere la Dottrina Sociale della Chiesa, «quale contributo specifico dei cristiani per portare al cuore della democrazia il Vangelo di Gesù». Anche per Anna Raspar si tratta della seconda Settimana Sociale.

«Mi sembra di aver vissuto – ci racconta – un momento storico per la Chiesa. Mi porto a casa sicuramente un modo di lavorare ma anche uno stile di lettura della quotidianità. Ho capito che ogni persona che viene esclusa è un filo mancante nella trama dell’intera società». Anna racconta di come «quest’edizione sia stata fresca, innovativa, viva e con voglia di cambiamento». «Finalmente è stato detto che la politica non è qualcosa di sporco – specifica -ricordo di quando fui eletta in consiglio comunale e una credente mi disse che, da quel momento, ero entrata in qualcosa di non pulito. Non è così, anzi. Chiaro che i partiti attualmente presenti non riescono a fondo a incarnare lo spirito cristiano ma bisogna riprendere a livello locale lavorando nuovamente con le amministrazioni piccole cercando nuovi schemi e nuove formazioni, dal basso, dalle liste civiche. Questa può essere la risposta che, come cattolici, possiamo perseguire obiettivi». 

«Eccezionale – conclude Anna – è stata la condivisione all’esterno, dando la possibilità alla società civile di partecipare. Serve costruire una pastorale che sia tale, con preti meno amministratori e più pastori». Prima esperienza, invece, per Katia Chiaradia. «Un’esperienza emozionante – afferma Katia – mi è piaciuto l’alto livello delle conferenze e dei relatori, così come le domande poste dal pubblico, molto centrate e mai banali. Ho incontrato persone molto attente alle conversazioni e alle tematiche». La delegazione ha scelto di seguire tematiche diverse. «A tavola ci scambiavamo idee e proposte, così come con gli altri delegati ed è stato un ottimo confronto», racconta. «Fondamentale è confrontarsi per costruire una verità comune dalle varie esperienze di ciascuno. Per le prossime settimane l’idea è quella di rileggere i documenti, i verbali e gli appunti per poter far maturare appieno quanto portato a casa».

«Anche il confronto con altre diocesi, che hanno cammini ed esperienze diverse, mi ha portato un entusiasmo unico anche grazie alla serietà con cui è stata organizzata l’intera Settimana», conclude Katia. Queste voci hanno costituito una pluralità di pensieri espressi - al Villaggio delle Buone Pratiche (o in eventi collaterali) - anche da altri gruppi locali come quello dell’Azione Cattolica Diocesana, dai giornalisti cattolici di Ucsi Fvg, dagli scout del Clan Impronta e del Reparto del Ronchi1 e dalla Slovenska Zamejska Skavtska Organizacija. «Non c’è democrazia senza un Noi» ha sottolineato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell’intervento di apertura dell’evento. Quel “Noi”, dai territori specifici della regione, è arrivato e ha dimostrato – come ricordato in un ulteriore passaggio del discorso del Capo dello Stato – che «la democrazia non si esaurisce in norme di funzionamento» ed è «un esercizio che parte dal “basso”, è camminare insieme».

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