Sentenza Tar su ex Hardi, Cisint: «Quel luogo non è moschea» e la sinistra attacca

Sentenza Tar su ex Hardi, Cisint: «Quel luogo non è moschea» e la sinistra attacca

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Sentenza Tar su ex Hardi, Cisint: «Quel luogo non è moschea» e la sinistra attacca

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 23 Mar 2024
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L'amministrazione annuncia che procederà in appello in Consiglio di Stato. Le reazioni dal Pd e dai 5Stelle, «atti del Comune senza base legale».

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«In merito ai due centri islamici presenti a Monfalcone, il Consiglio di Stato ha già decretato che quei luoghi non possono essere adibiti a moschee». Lapidario il sindaco, Anna Maria Cisint, nel commentare l’odierna sentenza del Tar che, secondo il primo cittadino, «riguarda soltanto l’area esterna dell’ex supermercato in quanto il Consiglio di Stato si è già espresso in merito allo stabile, decretando che non può essere destinato alla preghiera».

«Di fronte alla decisione del Tar, che riguarda quindi il profilo urbanistico della pertinenza esterna, risultante area commerciale e che lo stesso Tar non considera cantiere, il Comune di Monfalcone, considerando valide le proprie motivazioni, ritiene che ci siano le ragioni per presentare appello al provvedimento», così ancora Cisint.

«Per noi è un principio essenziale che si rispetti il diritto di culto individuale ma che, quando diventa collettivo, debba rispettare le norme, anche edilizio. La sentenza del Tar di oggi dice che lì non è cantiere, per noi invece è un’area pericolosa e non si tratta di zona adatta al culto. Quanto chiediamo è il rispetto della legge», conclude Cisint.

Dal Pd monfalconese arriva, invece, il commento di Lucia Giurissa, secondo cui “il nostro appello a ritirare le ordinanze in autotutela del Comune non è stato ascoltato e ora saranno chiare le conseguenze, la responsabilità politica e anche lo sperpero di denaro pubblico causato dall’ambizione della sindaca Cisint. Perché questo scontro è creato in funzione della candidatura di Cisint alle europee, che perde ogni credibilità proprio nel giorno in cui presenta il suo libro elettorale».

«Il Tar ha esplicitato che non c’è una base legale a supporto degli atti di un Comune usato per la propaganda della Lega. Cisint rispetti le istituzioni, faccia un passo indietro e calendarizzi subito l’incontro con la comunità islamica per un leale confronto come ordinato dal Consiglio di Stato», così ancora Giurissa.

Le fa eco la segretaria regionale dem Caterina Conti: «La sentenza parla chiaro e va rispettata. Quindi la sindaca Cisint la smetta di utilizzare i poteri che le vengono dalla carica sindaco per le sue tattiche personali. Quanto sta avvenendo ha tutti i caratteri dell'abuso di potere per fini elettorali. Esattamente come ha rivendicato Cisint, qui si tratta di rispettare la legge e di dare seguito alle sentenze senza stare più a discutere. Trattandosi di 'diritti di rango primario', in caso di mancato adempimento sia il prefetto a intervenire».

Per Mauro Capozzella, capogruppo del M5S in Consiglio regionale, «le recenti sentenze giurisprudenziali mettono con le spalle al muro senza se e senza il sindaco Cisint che deve risposte concrete, in qualità di sindaco, alle fondamentali richieste di una parte, importante, della cittadinanza. Praticare la propria fede è riconosciuto dalla Costituzione ed è un diritto che va tutelato. Cisint metta fine a strumentali posizioni politiche ai fini elettorali». 

Dai consiglieri regionali Enrico Bullian e Diego Moretti l'invito ad «abbassare i toni, la si smetta con una campagna elettorale permanente e si applichi la sentenza odierna del Tar. Si evitino quindi le estremizzazioni, favorendo la convivenza pacifica e rispettosa di tutte le appartenenze culturali, religiose e linguistiche che vivono e lavorano a Monfalcone. Le rinnoviamo l'invito a invertire la rotta per il bene della città che amministra. Monfalcone va pacificata, perché il futuro della città vale più di uno scranno a Bruxelles. I toni da campagna elettorale permanente radicalizzano la situazione e non risolvono i problemi», concludono.

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