Un passato da guardia del corpo in Bosnia, l'intervista di Aldiana al padre Almir Mahmic

Un passato da guardia del corpo in Bosnia, l'intervista di Aldiana al padre Almir Mahmic

Dal Max Fabiani di Gorizia

Un passato da guardia del corpo in Bosnia, l'intervista di Aldiana al padre Almir Mahmic

Di di Aldiana Mahmic, classe 4B • Pubblicato il 06 Ago 2021
Copertina per Un passato da guardia del corpo in Bosnia, l'intervista di Aldiana al padre Almir Mahmic

Il progetto giornalistico del Max Fabiani oggi ci porta a intervistare Almir che prima di arrivare nel Goriziano ha lavorato quattro anni come guardia del corpo, lavorando a stretto contatto con personaggi istituzionali bosniaci.

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A che età hai iniziato a lavorare in questo ambito?

Ho lavorato come guardia del corpo dai 19 fino ai 23 anni.

Il mestiere della guardia del corpo è complicato?

Sinceramente sì, perché vieni pagato per dare anche la tua stessa vita per mantenere salva l’altra persona. Ci vuole una mente salda per praticare quotidianamente questo mestiere, non è una professione adatta a tutti.

Ti sei mai fatto prendere dalla paura?

No, in un mestiere del genere la paura e le esitazioni non possono esistere perché devi essere lucido e attento in ogni singolo momento della giornata.

A chi hai fatto da guardia del corpo?

Ho fatto da guardia del corpo a numerose persone importanti come: Alija Izetbegović ossia il presidente dello Stato, poi Nijaz Duraković che era il presidente del partito democratico, in seguito ho tutelato anche il ministro degli Esteri, Ejup Ganić, e, infine, un ambasciatore britannico e uno sloveno.

È mai accaduto un attentato mentre eri in servizio?

Per fortuna no, ma purtroppo come poco tempo fa, in Congo, sono morti due ambasciatori italiani e le loro guardie; ecco, anch’io avrei potuto fare questa terribile fine.

Come mai sei stato scelto per questo mestiere?

A quei tempi ero un pugile quindi, avendo una grossa corporatura, ero una buona scelta. In più, essendo stato anche un poliziotto, sapevo usare molto bene le armi, infatti mi portavo sempre due pistole dietro.

Come mai poi non hai continuato con questo mestiere?

Purtroppo, la situazione economica in Bosnia non era delle migliori, l’intero paese viveva una profonda crisi causata dal dopo guerra. La paga mensile era di appena 160 km (circa 80 euro). Ora, ad esempio, hanno aumentato a 800/1000 km (400/500 euro al mese), ma comunque è una quota molto bassa rispetto al tuo operato in tale contesto.

In seguito, sei venuto in Italia: hai mai pensato di tornare indietro per continuare a lavorare come guardia del corpo?

No, ho lasciato la polizia nel 1996 e un anno dopo sono venuto qui in Italia. Appena ho iniziato a lavorare qui avevo una paga di oltre 1000 euro al mese che, confrontati con quanto prendevo in Bosnia, non mi hanno mai fatto pensare di tornare indietro.

Come mai, seppur la paga fosse così bassa, hai continuato a lavorare come guardia del corpo per quattro anni?

Semplicemente ho dovuto farlo, perché in altri posti le paghe erano ancora inferiori; mi sono accontentato, in poche parole. È comunque stata un’esperienza di vita che non dimenticherò mai.

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