a nova gorica
Tito in pietra sulle colline, la storia delle scritte in mostra a Kromberk
Aperta la mostra al Goriški muzej di Kromberk, nello studio di Helene Thümmel il rapporto positivo tra gli sloveni e il ricordo del Maresciallo.
Al secondo piano del Goriški muzej di Kromberk venerdì è stata inaugurata la mostra “Dov’è Tito?-Tito in situ”. La scelta della data non è stata casuale: il 4 maggio del 1980 infatti si spegneva a Lubiana il Maresciallo Josip Broz detto Tito, mentre il 7 maggio ricorreva l’anniversario della sua nascita nel paesino croato di Kumrovec. Maggio inoltre era un mese importante ai tempi della Jugoslavia: il 25 maggio si celebrava la Giornata della gioventù (Dan mladosti). Come hanno spiegato il direttore del museo, Vladimir Peruničič, e lo storico nonché conservatore Marko Klavora, l’esposizione è perfettamente in sintonia con quella già presente.
Si tratta di una mostra fotografica che racconta gli albori di Nova Gorica, con scene di vita quotidiane degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. L’autrice dell'esposizione è l’austriaca Helene Thümmel, che ha spiegato come l’idea iniziale sia nata quando, durante i suoi studi tra Gorizia e Nova Gorica, ha alzato gli occhi verso il Sabotino notando la scritta TITO in caratteri cubitali. Come ha evidenziato, l’iscrizione è cambiata varie volte nel tempo, passando da NAŠ TITO (Nostro Tito) a VSTAJA (Rivolta), da SLO a TITO (dal 2016 in poi). "Scrivere il nome TITO su una collina o modificare tale iscrizione quando Josip Broz non è più presente".
"Non solo l'immagine è sfocata, ma la storia è anche esiliata in un luogo dove rimane accessibile, ma è conservata a distanza di sicurezza", così l'autrice, che ha raccolto e studiato le iscrizioni sulle colline del Litorale e nel resto dei territori dell'ex Repubblica socialista federale di Jugoslavia. Nella prima parte della sua ricerca artistica, denominata “Where is Tito? - Tito as Media Condition” del 2015, aveva individuato i motivi per cui è interessante e importante esplorare i geoglifi. Nella seconda parte, nella primavera e nell'estate del 2021, ha visitato 15 dei 25 luoghi a lei conosciuti.
Molte delle sue ipotesi sono state confermate. Durante l'esplorazione dei luoghi, e soprattutto nelle conversazioni con le persone incontrate lungo il percorso, ha cercato di scoprire i diversi significati delle varie scritte TITO. Si è chiesta: cosa significa continuare a scrivere un nome sulle colline e nel paesaggio? È una tendenza o un bisogno umano di adorazione? È una necessità o un bisogno di rimanere intrappolati nelle vecchie tradizioni di erigere monumenti? È qualcosa di più della nostalgia? Come è cambiato il significato nel tempo mentre il nome è rimasto lo stesso? Cosa dicono le iscrizioni?
La ricerca l’ha condotta da Nova Gorica attraverso il Carso fino all'Istria e più a sud, dove alcune iscrizioni conservano il loro aspetto originale, altre sono state trasformate e altre ancora sono state quasi cancellate dal tempo. L'autrice ha poi rivelato che in Croazia le persone che ha incontrato generalmente hanno un rapporto negativo con queste iscrizioni e con la Jugoslavia in generale, mentre al contrario nella regione del Litorale, dove si trova il maggior numero di iscrizioni di questo tipo, anche per la vicinanza con il confine con l’Italia, il rapporto della maggioranza degli abitanti con esse è positivo.
Tito, infatti, è visto come il liberatore degli sloveni dal giogo del fascismo italiano. Proprio per questo legame le persone continuano a prendersi cura e a ripulire queste iscrizioni di propria iniziativa, senza alcun sostegno dalle autorità o istituzioni. La mostra resterà aperta fino al 7 giugno.
Nella foto: la scritta TITO sulle alture di Renče, in Slovenia (foto Alvio Massari)
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