Scoperta nel Torre un'ara funeraria alto-imperiale della gens Apinia, lungo lavoro a San Vito

Scoperta nel Torre un'ara funeraria alto-imperiale della gens Apinia, lungo lavoro a San Vito

Il ritrovamento

Scoperta nel Torre un'ara funeraria alto-imperiale della gens Apinia, lungo lavoro a San Vito

Di I.B. • Pubblicato il 22 Feb 2024
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Il rinvenimento è accaduto in modo fortuito, sul posto soprintendenza e carabinieri. Ora gli studi più approfonditi.

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È stato ritrovato nel greto del fiume Torre l’antico manufatto, un monumento a carattere funerario di epoca romana. Le operazioni si sono svolte nel territorio comunale di San Vito al Torre martedì 6 febbraio sotto la direzione scientifica del funzionario archeologo, la dottoressa Serena Di Tonto della Soprintendenza ABAP FVG, alla presenza dei Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale, esponenti delle Forze dell’Ordine locali e del Commissario straordinario del comune di San Vito al Torre.

Le operazioni, che sono durate l’intera giornata, sono state rese possibili grazie al supporto logistico della Protezione Civile regionale e all’aiuto fornito dalla ditta Natison Scavi di San Giovanni al Natisone, che ha messo a disposizione un mezzo pesante che consentisse il sollevamento e il trasporto del reperto.

Il recupero è stato particolarmente articolato a causa delle dimensioni e del peso dell’ara funeraria, pari a 6,26 tonnellate. Dopo i primi scavi, realizzati per liberare il manufatto dalle ghiaie, per determinarne le esatte dimensioni e lo stato di conservazione e chiarire se fossero presenti altri reperti o stratigrafie archeologiche ancora conservate, si è proceduto a scavare nella zona antistante per creare un’area sufficiente a raddrizzarlo e a posizionare le imbragature di tela e lo si è quindi avvolto nel tessuto non tessuto per prepararlo al trasporto.

Il monumento in calcare, quasi completamente sommerso dalle ghiaie del letto del Torre, era stato fortuitamente individuato dal signor Ervino Silvestri, che ha prontamente allertato le autorità di competenza. Grazie alla sua segnalazione è stato possibile attivare una importante sinergia fra le istituzioni, che ha consentito in poco tempo di organizzare la messa in luce dell’opera in piena sicurezza e il suo trasporto in un luogo di ricovero temporaneo, dove potrà essere pulita e restaurata, nell’ottica di una possibile esposizione futura.

L’ara funeraria è quasi integra, a eccezione dell’angolo in alto a destra, rotto presumibilmente in antico, ed è ora in fase di studio scientifico. È composta da una parte frontale che presenta un’iscrizione, riferibile alla gens Apinia, posta all’interno di una cornice modanata, e da due lati, uno dei quali integro, che riportano una decorazione con Eroti alati con in mano rispettivamente una fiaccola rovesciata e un fiore di papavero, simboli del sonno eterno. Il lato posteriore è solo sbozzato e parzialmente rovinato e sfaldato, probabilmente a causa della giacitura nell’acqua per un lungo periodo.

Una prima veloce lettura dell’iscrizione, che sarà analizzata più approfonditamente nei giorni a seguire, e la tipologia della decorazione permettono di ipotizzare una datazione all’epoca alto-imperiale. Nell’area, oltre al monumento, sono stati individuati anche un’urna funeraria in pietra senza coperchio, due basi in calcare, alcuni mattoni e pezzi di tegole e un volto maschile in calcare. 

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