Lo scontro padre e figli tra sogni e vanità, Orazio debutta al Nuovo di Gradisca

Lo scontro padre e figli tra sogni e vanità, Orazio debutta al Nuovo di Gradisca

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Lo scontro padre e figli tra sogni e vanità, Orazio debutta al Nuovo di Gradisca

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 16 Feb 2024
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Ieri sera il debutto nazionale dell'opera di Paolo Mazzarelli, il linguaggio sul palco riesce a dar voce a molti problemi della contemporaneità.

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Tutti conosciamo i tormenti di Amleto. Ma quanto sappiamo di Orazio, il suo consigliere e amico, colui al quale il principe di Danimarca affida il compito di raccontare le tristi vicende che l’hanno visto protagonista? Il suo punto di vista diventa il focus attorno a cui ruota “Orazio – Incautamente ispirato dall’Amleto di W. Shakespeare”, il nuovo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Paolo Mazzarelli, andato in scena ieri sera in prima nazionale al Nuovo Teatro Comunale di Gradisca d’Isonzo. Ad affiancarlo sul palco, i giovani Antonio Bandiera, Beatrice Vento e Francesco Jacopo Provenzano. Produzione Teatro Stabile di Bolzano, Artisti Associati-Centro di produzione teatrale e Compagnia Orsini.

La rilettura e attualizzazione del testo shakespeariano porta l’attenzione sul rapporto generazionale, fatto talvolta di umiliazioni, obblighi, dove il desiderio dei ragazzi di realizzarsi cozza contro la volontà degli adulti di mantenere un posto nel mondo, non per essere guide dei propri figli ma per timore di vedere annullata la propria autostima nel momento in cui mollano la presa. Scarna la scenografia, con l’azione interamente imperniata sul teatro in rovina di proprietà di Corrado, padre di Anna, attore e direttore artistico che spera di riconquistare notorietà sfruttando la giovane età di Orazio, amico della figlia, regista che alla prima prova andata male decide di ritirarsi dal palcoscenico per dedicarsi a chi ha davvero bisogno.

Nnel frattempo, mentre valuta quale direzione dare alla propria esistenza, si sistema come ospite a tratti importuno all’interno del teatro dismesso. «Il mondo è in fiamme, c’è bisogno di fatti» urla Orazio all’amica che tenta di persuaderlo a firmare il contratto proposto dal padre; ma il ragazzo è troppo spaventato da un nuovo fallimento, desideroso invece di aiutare i giovani di una casa famiglia a riscattarsi dalle brutture del mondo che lì gli hanno condotti. I dialoghi incalzano, i botta e risposta fra i due animano le prime scene lasciando poi spazio ai silenzi e alle battute paradossali con i tecnici venuti a riparare il teatro «ormai in putrefazione».

Contrariamente al poco spazio che gli adulti riservano ai giovani, Mazzarelli applica un’inusitata generosità verso Antonio Bandiera (ex allievo dell' Accademia d'Arte del Dramma Antico) e Beatrice Vento (che proviene dalla Scuola di recitazione
del Teatro Stabile di Napoli) affidando quasi interamente lo spettacolo alla loro ottima recitazione per ritagliarsi poche, significative scene: la muta presenza nell’incubo su cui si apre il sipario, il monologo da tronfio trombone che dovrebbe riportarlo ai fasti di un tempo.

Scarne le battute riservate a Francesco Jacopo Provenzano che veste i panni di Mahdi, giovane fuggito dalla casa famiglia che compare per interpretare Amleto nella citazione dell’originale di Shakespeare e assistere alla discussione fra Anna e Orazio nella quale la ragazza urla a gran voce di non voler seguire il destino del principe di Danimarca, pressato dal dovere della vendetta: «Vogliamo romperlo questo cordone che ci lega ai disastri dei nostri padri?».

Lo spettacolo procede veloce, con un linguaggio attuale che riesce a dar voce a molti problemi della contemporaneità: troppi, forse, per essere affrontati tutti con adeguato spessore. Il precariato e lo sfruttamento (esemplificati dai due operai al lavoro nel teatro), la difficoltà a trovare il proprio posto in un mondo in cui per fare ciò che si desidera si è costretti al volontariato perché «pagano solo chi fa schifezze», la complicata relazione fra padre e figlia sono temi variamente approfonditi cui si aggiunge, solo accennato, quello dei migranti. E se la figura di Mahdi resta sospesa, poco pertinente rispetto a tutto il resto, a tutto tondo vengono invece definite le personalità degli altri protagonisti, capaci di rapire il pubblico nella loro forza espressiva.

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