Gorizia, San Rocco riunisce i campanari di tutta la regione: folta la delegazione slovena

Edizione molto partecipata con presenza di numerosi giovani. La più piccola, Špela da Lokavec, ha solo dieci anni.

Suoni d’altri tempi, arcaici, antichi. Sono le campane che a fine luglio hanno suonato “a martello”, ovvero per segnalare un’emergenza, durante i terribili incendi. Prima a Jamiano, con i colpi incessanti suonati dalla torre della chiesa di Sant’Antonio per richiamare i cittadini all’ordine prima di essere evacuati dalle proprie abitazioni per l’incessante avanzare delle fiamme, poi a Scala Santa/Mirenski Grad a Renče e a Miren, con le fiamme voraci che hanno attanagliato i paesi. Hanno suonato, le campane, per dare un segnale non positivo ma, comunque, comunitario. La mattina del 23 luglio, infine, i vigili del fuoco sloveni, i gasilci credenti e non, sono saliti sul campanile del santuario per far rintoccare nuovamente le campane, stavolta in segno di festa e di riconoscenza per il salvataggio del santuario e dei vari paesi.

Così a San Rocco, durante la tradizionale Sagra, è stata rispettata la tradizionale Rassegna Campanaria con squadre da tutta la regione e dalla vicina Slovenia per riunire tre lingue con un unico mezzo di comunicazione, la campana. Un incontro in grande stile, organizzato dalla locale squadra assieme al Centro per la Conservazione e Valorizzazione delle Tradizioni Popolari di Borgo San Rocco. A coordinare i vari gruppi Alessio Marega, Paolo Bressan e Luca Cabas.

Tre ore di suoni da vari paesi: giusto per citarne alcuni Coderno, Gonars, Rive d’Arcano, San Vito di Fagagna, Claut, San Lorenzo Isontino, Fogliano, Romans d’Isonzo, Villesse, Gradisca d’Isonzo, Rivignano ma anche Lokavec, Šturje, San Floriano del Collio, Sant’Andrea a Gorizia, Šempeter e Cerovo.

Quarantasettesima edizione dedicata alla memoria del defunto Piero Stacul, per anni figura di spicco di questa antica arte e pilastro della tradizione sanroccara per scampanio e come corista nel coro del borgo. A ricordarlo monsignor Ruggero Dipiazza nel suo saluto ai numerosi campanari. “La campana è comunità e parla di bene e di male – ha ricordato don Ruggero – ma soprattutto di aggregazione, di pace e di fratellanza”. Presenti anche il presidente dei Campanari del Goriziano, Andrea Nicolausig, e, nel gruppo degli Scampanotadôrs Furlans anche il presidente Renato Miotti.

Folta la delegazione di campanari sloveni: dall’Italia, come detto, Patrik Cingerli di Sant’Andrea e Samuele Mian da San Floriano mentre da Šempeter Zoran e Marko Kragelj. Da Lokavec e Šturje si è esibita la squadra parrocchiale, con ben tredici membri, guidata da Maja Bratina. Il gruppo, che ha iniziato nel 2006, ora si ritrova settimanalmente per provare anche grazie al piccolo concerto di campane in dotazione alla parrocchia. I pritrkovalcev hanno anche avuto il primato del campanaro più piccolo: Špela, della squadra di Lokavec, ha solo dieci anni ma già suona.

Così la festa è proseguita anche con il saluto dell’arcivescovo metropolita di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli. La gran presenza di giovani può far ben sperare per il futuro: soddisfatto della buona riuscita dell’iniziativa anche il presidente del Centro, Vanni Feresin, alla sua prima rassegna da presidente.

Va detto, infine, che durante tutte le esibizioni un gruppo di curiosi ha seguito dalla piazza antistante la chiesa le numerose suonate. 

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