LA FESTA
San Rocco premia Hugo e Fernanda, esempio di integrazione di servizio alla comunità
Il premio consegnato durante la messa celebrata dal parroco di Nova Gorica, don Milan. «Il santo ci mantenga la salute anche dello spirito».
Il borgo di San Rocco a Gorizia ha celebrato il proprio patrono: con la celebrazione eucaristica delle 10.30, presieduta dal parroco di Nova Gorica, don Milan Pregelj, non solo si è ricordato il santo protettore dalla peste e nativo di Montpellier, ma si è giunti quasi al termine dei festeggiamenti della 524esima edizione della sagra. «San Rocco è uno dei santi più invocati nella cristianità occidentale, soprattutto nei momenti di peste», così don Milan. «Chiediamo aiuto a San Rocco che ci mantenga sani e saldi nel corpo e nello spirito», ha ribadito il sacerdote di Nova Gorica.
Il trentottesimo premio Mattone su Mattone è stato consegnato a Fernanda e Hugo: «Arrivati dal Brasile - ha ribadito monsignor Ruggero Dipiazza - hanno iniziato a frequentare le celebrazioni liturgiche. Abbiamo fin da subito capito che il loro servizio, che man mano era sempre maggiore, diventava fondamentale». Per don Ruggero «il loro aiuto è stato importante anche in campi, non solo nella sagra, come il catechismo, nonostante la loro sia un’esperienza di chiesa luterana, in Brasile».
«Solo ponendo un mattone sull’altro vuol dire costruire. Solo questa continuità aiuta a far costruire una comunità, solo così possiamo pensare alla realtà delle Chiese, legate da un legame affettivo e dalla carità», ha ribadito monsignor Ruggero Dipiazza. «Il giorno del mio matrimonio sono stato chiamato dal responsabile dell’azienda per cui lavoro per un posto in Italia», così la coppia. «Siamo partiti, dunque, e ci siamo trovati in questa zona di confine dove si mescolano varie culture. Dopo esserci trasferiti abbiamo cercato una parrocchia e ogni domenica abbiamo frequentato una chiesa diversa. Siamo finiti a San Rocco, dove abbiamo iniziato a dare una mano dalle pulizie alla musica al catechismo. Quanto facciamo lo facciamo con il cuore», così Hugo e Fernanda.
«Se siamo qui è perché Dio aveva dei propositi per la nostra vita, ovvero trasmettere la sua Parola e servire lui e gli altri come Gesù ci ha insegnato». Al termine della celebrazione, accompagnata dalla Corale Santa Lucia diretta da Giada Piani e concelebrata dai sacerdoti della città e non solo, la famiglia e gli amici di Giuseppe Marchi, detto “Pepi”, hanno voluto ricordarlo nel giorno dell’anniversario della sua scomparsa con un gesto concreto, ovvero la dedicazione di una panchina in sua memoria.
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