La festa
San Rocco celebra il Ringraziamento: «Pensiamo al mondo che lasceremo ai giovani»
Il monito di don Ruggero risuona davanti ai trattori addobbati a festa. Il Premio San Rocco a Liubina Debeni, «grata a collaboratori e ai miei genitori».
I trattori, anche se pochi, in un Borgo San Rocco non più totalmente agricolo, posizionati di fronte la chiesa parrocchiale. Sui motori l’”ufiel”, la rapa, simbolo di quel borgo che, come don Ruggero Dipiazza, si mantiene in prima linea per le proprie radici e le proprie tradizioni. Lui, don Ruggero, ha ugualmente voluto impartire la benedizione e iniziare la celebrazione eucaristica con la processione d’ingresso.
A dare colore con la musica la corale Santa Lucia che ha eseguito la messa in onore della Natività della Beata Vergine Maria di Vinko Vodopivec, composta nel 1912. Un tocco contemporaneo, visto che i brani hanno spaziato da Beethoven a Seghizzi, è stato il canto d’offertorio, un “O Sacrum”, composto da don Lucio Comellato l’anno scorso.
Tornando alla celebrazione, la stessa ha assunto toni decisamente ambientalisti nell’accezione più autentica e proiettati al futuro, così come l’omelia di don Ruggero. «Rischiamo di perdere la cura per la natura, per il nostro creato, per una vita che si muova ai ritmi del creato», ha ribadito il sacerdote. «Pensiamo a quante cose sono da conservatore in questo nostro mondo: c’è la difficoltà di ricordare un ambiente e il suo equilibrio, pensiamo alla possibilità di scomparsa delle api, e rischiamo di trovarci in un baratro se non cambiamo le nostre abitudini e il nostro modo di vivere. L’attesa è breve».
Per don Ruggero «ci vuole l’occhio giusto che guardi agli altri con attenzione, ci vuole compassione per dare lo spazio di attesa che si dovrebbe rispettare quando si vive tra umani, così come bisognerebbe guardare negli occhi degli altri per capirne le sofferenze».
La sensibilità si realizza, dunque, «nell’attenzione fraterna per salvare il mondo e salvare gli altri. Dobbiamo tendere a un futuro sempre da costruire in modo migliore con rapporti intensi e veri tra noi, perché non c’è nulla di già vissuto. Ci può consolare il fatto che da parte dei nostri nonni c’è stata attenzione al tipo di vita da vivere ma c’è da sganciarci dal passato per guardare al futuro. Quando pensiamo ai ragazzi che bruciano la propria vita in modo estremamente consumistico questo ci deve preoccupare: non possiamo vivere avendo una visione della realtà così assolutamente parteistica dove tutto si deve toccare e palpare senza un minimo di speranza».
Il momento è stato l’occasione per ringraziare «soprattutto chi continua a coltivare direttamente la terra ma anche coloro che continuano a lavorare per la comunità come i giovanissimi campanari della nostra parrocchia. Il futuro ha bisogno di persone che sappiano dare un consiglio, fornire una parola di conforto e costruire non vivendo nel passato. Non dimentichiamo che abbiamo sempre più necessità di guardare alla risurrezione e alla vita e non al seppellimento dobbiamo pensare alla vita con un Dio che si rinnova e che sappia rinnovarci», così in conclusione don Ruggero.
Il 51esimo Premio San Rocco è stato consegnato a Liubina Debeni Soravito per il proprio impegno nello studio e nella ricerca a livello botanico e storico. Nel ricevere dalla consigliera regionale Laura Fasiolo e dall’assessore comunale a Go!2025 Patrizia Artico, Debeni ha ringraziato tutte le persone che, dal 1993, anno del suo primo articolo sulla rivista Borc San Roc, la hanno aiutata e coadiuvata: «Un grazie soprattutto ai miei genitori che mi hanno trasmesso la passione per i fiori e per la loro storia», ha ribadito.
«Nella sua persona - così il presidente del Centro per la conservazione e valorizzazione delle tradizioni popolari di Borgo San Rocco - si sintetizzano gli aspetti fondanti della nostra associazione e anche quelli legati in modo speciale al Premio San Rocco».
«Liubina è una ricercatrice professionista. Il tutto nasce da una voglia innata di conoscenza che le ha fatto passare intere giornate a ricercare documentazioni, storie, persone, vicende, luoghi e toponimi. Ha saputo valorizzare questo sapere attraverso una divulgazione intelligente e attenta delle sue ricostruzioni storiche pubblicando sulla nostra rivista saggi di notevole spessore che hanno analizzato in modo attento il territorio, l’ambiente, i costumi e tradizioni».
La festa, come da tradizione, si è conclusa nel cortile della canonica con la degustazione delle rape, cucinate secondo tradizione ed offerte ai presenti dal Centro, che ha richiamato soci e simpatizzanti al tesseramento.
Foto di Renzo Crobe.
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