San Pier d'Isonzo, quarant'anni fa la tragedia della corriera che sconvolse il paese

San Pier d'Isonzo, quarant'anni fa la tragedia della corriera che sconvolse il paese

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San Pier d'Isonzo, quarant'anni fa la tragedia della corriera che sconvolse il paese

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 04 Giu 2021
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Accorato il ricordo per le giovanissime Derna Ballaminut e Cristina Furlan. La corriera rientrava da Gorizia ed era piena di studenti.

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A quarant’anni dalla tragedia, San Pier d’Isonzo ricorda il tragico pomeriggio del 4 giugno 1981. In paese è ancora vivo il ricordo della corriera che quel giorno, rientrando con un nutrito gruppo di studenti da Gorizia, si scontrò con la benna alzata di una ruspa. Uno scontro costato la vita a quattro persone, alle giovani Derna Ballaminut e Cristina Furlan, all’autista Giacomo Corbatto e a Lia Zucchetto di Aquileia. Quindici i feriti, di cui due furono dichiarati immediatamente gravi, mentre per i quattro fatale fu lo scontro. Cristina, come ricordano le pagine dei quotidiani di allora, si spense, invece, all’ospedale di Monfalcone. Derna e Cristina, di fatto, si apprestavano a scendere dalla corriera in quanto vicine alla loro fermata.

Le ricostruzioni hanno portato a chiarire quanto accaduto: mentre sorpassava lo scuolabus di Fogliano, la corriera de La Gradese si scontrava con forza con una ruspa che usciva da via Sant’Elia con la benna all’altezza dei finestrini.

Donatella Zamarian, all’epoca sedicenne, ricorda con emozione i fatti. “Stavamo rientrando da Gorizia – racconta – ed eravamo quasi arrivati. La corriera era piena di studenti, soprattutto di San Pier d’Isonzo. L’autista è sempre stato famoso per la guida un po’ vivace. Ha sorpassato il pulmino degli alunni delle scuole medie di Fogliano, era vuoto perché aveva già fatto il suo giro. È fuoriuscita la ruspa, con la benna alzata, dalla zona del Sant’Elia e l’autista non ha fatto in tempo ad accorgersi che tutto il lato dei finestrini era stato tranciato. Dopo duecento metri di corsa per inerzia la corriera è finita in un campo a lato della strada”.

“Conoscevo le due ragazze che hanno perso la vita nell’incidente – racconta a sua volta Flavia Dellapicca - eravamo tutte della stessa età. Io sono passata due minuti dopo ed è stato molto devastante. Era la prima volta che uscivo assieme a quello che sarebbe poi diventato mio marito: siamo arrivati lì che era appena successo, c’era solo la gente che scendeva e ci siamo fermati per soccorrerli. Quello che mi ha sempre fatto male è che sì, è stato un incidente, ma qui non si tornava da una discoteca, si tornava da scuola. Cristina voleva diventare maestra, Derna studiava per segretaria. Entrambe avrebbero potuto lavorare nel territorio”.

“C’erano tutti questi ragazzi che scendevano insanguinati, ma io non li ricordo. Io ricordo solo l’autista riverso che perdeva sangue. Con le ragazze siamo cresciute assieme, abbiamo passato l’infanzia, si faceva la scuola insieme, ci si chiamava da casa a casa, ascoltavamo Radio Capodistria assieme e ci chiamavamo quando c’era qualche canzone che ci piaceva. È come avessi perso due sorelle”.

Entrambe, in ogni caso, concordano sul fatto che “poco è stato fatto per ricordare l’accaduto e le ragazze che sono morte nell’incidente”. “Mi sarebbe sembrato giusto dedicare loro un albero, un’aula, qualcosa per ricordarle”, conclude Dellapicca. “Più di qualche volta ho cercato di sollecitare il ricordo”. 

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