San Pier d'Isonzo, aperto il bando per la concessione degli Orti Sociali, saranno affidati per tre anni ciascuno

San Pier d'Isonzo, aperto il bando per la concessione degli Orti Sociali, saranno affidati per tre anni ciascuno

Il bando

San Pier d'Isonzo, aperto il bando per la concessione degli Orti Sociali, saranno affidati per tre anni ciascuno

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 24 Mar 2021
Copertina per San Pier d'Isonzo, aperto il bando per la concessione degli Orti Sociali, saranno affidati per tre anni ciascuno

Tempo fino al 24 aprile per presentare le domande. Il terreno, in due appezzamenti, sarà diviso in base alle richieste. Spazio a disoccupati, anziani e disabili.

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Il progetto degli Orti Sociali di San Pier d’Isonzo prende lentamente forma. Con oggi, infatti, è pubblicato, quindi aperto, il “Bando per l’assegnazione e gestione delle aree ortive denominate «orti sociali»”. Tempo fino al 24 aprile alle 10.30 per presentare domanda al fine di acquisire per la durata di tre anni, fino ad aprile 2023, un appezzamento di terra vicino all’Isonzo sul quale coltivare frutta e verdura con un obiettivo sociale. Tre le tipologie di appezzamenti che il comune ha individuato, gli “orti per la libera età”, gli “orti di vicinato” e gli “orti per gli enti” destinati ad altrettante tipologie comunitarie.

Nello specifico, gli “orti per la libera età” riguardano coloro che hanno più di 65 anni d’età e residenti nel comune di San Pier da almeno tre anni e, prioritariamente, essere pensionati, disoccupati o inoccupati, disabili o persone in carico ai servizi sociali. Va detto che chi fa richiesta non deve disporre a nessun titolo di appezzamenti di terreno coltivabile idonei all’uso ortivo ubicati nel territorio comunale. Fondamentale, anche, essere in grado di provvedere direttamente o con l’aiuto di un componente del proprio nucleo familiare alla coltivazione dell’orto assegnato: ciò andrà comprovato da un certificato medico attestante l’idoneità.

Per quanto riguarda, invece, gli “orti di vicinato” basterà essere maggiorenni e con un’età inferiore a 64 anni, essere residenti a San Piero da almeno tre anni ed essere prioritariamente – ma non esclusivamente, ndr – disoccupati, inoccupati, lavoratori in cassa integrazione, lavoratori in mobilità, pensionati, disabili o con persone in carico ai servizi sociali. Anche in questo caso sarà fondamentale non disporre a qualsiasi titolo di appezzamenti di terreno coltivabile e non aver ottenuto da parte di altro componente del nucleo familiare l’assegnazione di un altro orto sociale.

Gli “orti per gli enti”, infine, saranno destinati alle associazioni, riconosciute e non, fondazioni, cooperative sociali, organizzazioni di volontariato, Onlus o altri enti collettivo che perseguano finalità sociali. Fondamentale avere la sede o essere operanti nel territorio del Comune di San Pier d’Isonzo.

L’apposita graduatoria, pubblicata sull’Albo Pretorio del comune sanpierino, prevede appositi punteggi che tengono conto di varie dinamiche quali i componenti del nucleo familiare, minori a carico, disabili o persone seguite dal Servizio Sociale et similia. Per gli enti e associazioni avrà un peso non da poco anche la presentazione di progetti specifici che potranno essere attuati su “temi inerenti alla coltivazione dell’orto sociale, mediante l’approfondimento di aspetti multidisciplinari e il coinvolgimento attivo e diretto dei soggetti iscritti all’associazione”, come ribadito dal bando stesso.

La domanda potrà essere recapitata all’Ufficio Protocollo del Comune previo appuntamento al 3703347751, disponibile anche per informazioni, tramite posta raccomandata allo stesso ufficio in via Roma 39, 34070, San Pier d’Isonzo, o via email a protocollo@comune.sanpierdisonzo.go.it o via pec a comune.sanpierdisonzo@certgov.fvg.it.

“L’indimenticato Giuseppe Ermacora, per tutti Pino Scarel, ha donato al Comune questo terreno affinché avesse uno scopo sociale e così sarà”, commenta l’assessore ai servizi socioassistenziali, Marta Lollis. “L’obiettivo è quello di dare vita a uno spazio in cui creare reti più dirette di comunità, coinvolgendo realtà, associazioni e organizzazioni, come il Cisi, dando seguito al progetto di domiciliarità sociale e di sviluppo di comunità attuato in collaborazione con l’Ambito socioassistenziale del Basso Isontino”, conclude Lollis. 

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