la situazione
San Lorenzo conta 21 funerali e solo 9 nati, abitanti scendono sotto 1500
Preoccupa il basso tasso di natalità nella piccola comunità, il sindaco Clocchiati: «Se non migliora, entro un paio di anni la scuola rischia di chiudere».
Scoccato il nuovo anno, per i comuni italiani è ora di tirare le somme sulla situazione demografica registrata al 31 dicembre 2023. Molti i nuovi nati, ma a spostare l’ago della bilancia è per lo più il numero dei decessi, che supera tristemente le nascite. È questo il caso di San Lorenzo Isontino, piccolo paese del Goriziano che nell’anno appena concluso ha contato ben ventuno decessi, a fronte di appena nove nascite. “Il dato di mortalità risulta più elevato degli anni scorsi”, ammette il sindaco Ezio Clocchiatti.
Un calo demografico in realtà diffuso lungo tutto lo Stivale, di recente denunciato dal patron della Tesla - Elon Musk, alla manifestazione Atreju di Fratelli d'Italia – il quale ha esortato gli italiani a fare più figli. “La natalità si mantiene ancora piuttosto bassa”, rimarca il primo cittadino. “Un fatto che ci preoccupa soprattutto per il futuro mantenimento della scuola primaria. Spero di essere smentito, ma se il tasso di natalità non dovesse migliorare, entro un paio di anni la scuola dovrà inevitabilmente chiudere i battenti”. Un comune con radici antiche, la cui storia è documentata già a metà del nono secolo avanti Cristo. Che malgrado i ripetuti periodi di crisi ha visto la propria popolazione crescere via via nei secoli.
Nel 1300, San Lorenzo diventa feudo dei Torriani grazie al matrimonio di Febo III Della Torre con Caterina – figlia di Simone, burgravio del conte di Gorizia. Per contrastare la diffusione del protestantesimo, il vescovo Bortolo di Porcia si reca presso la cittadina in visita pastorale. L’orazione del 1570 è rivolta a una popolazione già numerosa, costituita in gran parte da pecorai e contadini – tracce di cui ancora oggi alcuni cognomi portano testimonianza, come “Pecorari” o “Bregant” (che invece allude al mestiere del venditore ambulante).
Nonostante miserie e malattie – tisi e pellagra le più diffuse – o le guerre gradiscane del 1616 e quelle condotte da Napoleone dal 1797, il numero degli abitanti tende ulteriormente ad accrescersi. Soprattutto grazie al frazionamento delle terre, con il conseguente aumento dei proprietari fondiari. Dopo l’annessione all’Austria, a fine Settecento il comune conta un’ottantina di case. Se nel 1811 erano presenti 513 abitanti, durante la Grande guerra l’abitazione del più ricco possidente – Teobaldo Folini – diventa sede del comando militare, mentre nel Secondo dopoguerra ospita l’asilo infantile e qualche classe della scuola elementare.
Oggi gli abitanti sono 1489, equamente distribuiti fra popolazione maschile e femminile: 746 maschi e 743 femmine. Mentre il numero delle famiglie residenti sfiora le settecento unità – per l’esattezza 699. La questione demografica acquista centralità, in un periodo d’incertezza economica e dove il futuro dei giovani è spesso correlato agli alti tassi sui mutui, o ad affitti improponibili. Alla luce delle innumerevoli difficoltà il numero dei matrimoni è in calo, facendo registrare lo scorso anno soltanto tre unioni con rito civile. Una motivazione che in parte si giustifica con la sempre più diffusa mancanza di fede.
“Oggi si nota una mancanza di fede soprattutto nei giovani”, lamenta don Bruno Sandrin, parroco di San Lorenzo. “Nei momenti difficili un tempo la fede avvicinava, mentre oggi non c’è più ricerca, tutto resta in superficie. La stessa intelligenza artificiale rende tutto più facile”. Gli unici momenti in cui ci si ritrova uniti è – per mesto paradosso – quello della morte. “Questo scorso anno abbiamo celebrato un numero elevato di funerali”, sottolinea don Bruno con rammarico. “Il funerale resta uno di quei rari casi in cui ancora sopravvive un reale momento di aggregazione”, aggiunge. Una mancanza di fede aggravatasi durante l’emergenza Covid. A conclusione del quale la comunità ha visto diminuire drasticamente il numero dei fedeli, senza registrare un sostanziale mutamento di rotta.
“Dopo il Covid non c’è stata una grande ripresa, e i più giovani non partecipano se non saltuariamente”, osserva costernato il reverendo. Altrettanto accade per le famiglie, che partecipano “quando vengono coinvolti i figli o in altre rare occasioni”. Il rito civile è una questione di “scelta personale, non certo dettata da maggiori costi”, ribadisce anche Clocchiatti. Un’importante nota a favore della cittadinanza - oltre agli annunciati tagli sui tassi fissi dei mutui – è rappresentata invece dai sostegni economici inseriti nella legge di bilancio. “Per quanto riguarda bonus o agevolazioni per le famiglie, sono previste dalle normative regionali. Il Comune in alcuni casi si limita a ricevere e inoltrare le richieste”.
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