San Canzian d'Isonzo riapre la piazza della chiesa, Cantia Vera annuncia flash mob

San Canzian d'Isonzo riapre la piazza della chiesa, Cantia Vera annuncia flash mob

la protesta

San Canzian d'Isonzo riapre la piazza della chiesa, Cantia Vera annuncia flash mob

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 19 Set 2024
Copertina per San Canzian d'Isonzo riapre la piazza della chiesa, Cantia Vera annuncia flash mob

Persistono i dubbi del Comitato su quanto realizzato dal Comune. Prevista una contromanifestazione alle 10.45 per porre l'attezione sugli scavi archeologici.

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Dopo sei anni, a San Canzian d’Isonzo si è concluso il percorso “Verso una piazza”. Così, sabato 21 settembre alle ore 11 verrà inaugurata la nuova opera intitolata ai Santi Martiri, realizzata a seguito dei lavori di ristrutturazione inseriti nel Progetto Europeo Mar e Tiaris-Seminare Futuro. A fare da contraltare a questo evento ci sarà però, alle 10.45, un flash mob di Cantia Vera che protesterà contro la riqualificazione della piazza così com’è stata concepita e voluta dall’amministrazione comunale.

Infatti, secondo il Comitato, ristrutturare la piazza come avvenuto ha significato voler sostituire la vera valorizzazione degli scavi archeologici del piazzale «perché è a tutti evidente che la nuova pavimentazione ha decretato invece la loro definitiva permanenza sotto terra, e che la volontà dell’amministrazione è stata solo di velocizzare la conclusione della vicenda, escludendo categoricamente la loro messa a vista, compresa quella dei mosaici, peraltro rimasti sempre preclusi ai cittadini».

«Chi, come noi, ha seguito i lavori giorno per giorno, segnalando più volte alla Sovrintendenza le criticità riscontrate – segnala il Comitato - sa che il terreno è stato pesantemente battuto da mezzi meccanici, tanto da danneggiare ulteriormente e visibilmente i sarcofagi romani. Ha avuto notizia dei nuovi ritrovamenti sottaciuti ai cittadini fino a lavori conclusi. Ha visto modificare senza alcun rispetto l’ambiente preesistente: la bella siepe divelta, i maestosi cipressi e il prato contornati da un bordo zigzagante in lamiera bianca, la seduta in pietra moderna e lamiera accostata pericolosamente al sarcofago romano, l’originario ingresso in pietra ridotto in cinque pezzi».

E ancora, le altre rimostranze: «Tutte le nostre richieste, sostenute da un gruppo di cittadini tutt’altro che “sparuto” con 350 firme raccolte in quindici giorni, sono state respinte, con motivazioni non vere: il progetto si sarebbe potuto benissimo adattare ad una vera valorizzazione archeologica. Bastava ammettere che il presupposto era sbagliato, infatti un sito archeologico deve essere visto e fruito per avere valore, e anche per attrarre visitatori». Il Comitato ritiene quindi che il restauro operato «offende chi ha a cuore la storia del nostro paese» e si domanda cosa e quanto sarà visibile per un turista. Non sono state risparmiate le critiche all’Antiquarium «ridotto a stanzino fermo agli anni ‘60» e agli edifici di San Proto e Santo Spirito «abbruttiti da interventi svolti “in economia” per evitarne il crollo». Poi i riferimenti ai resti romani non valorizzati e a quelli «paleocristiani e altomedievali reinterrati per ignavia». Non apprezzata nemmeno la «spianata di sanpietrini».

L’organizzazione chiede quindi di condividere un progetto per la realizzazione di un «museo archeologico adeguato, con nuove tecnologie e un curatore specializzato», una maggiore accessibilità ai supporti guida e informativi, il restauro che ripristini l’originalità di San Proto e Santo Spirito, l’istituzione di un «tavolo permanente per un progetto di sviluppo archeologico del paese».

Irrisolti anche altri interrogativi proposti come il mancato restauro dell’ingresso originale in lastre di pietra che integrava la chiesa del 1500, il ritorno in paese della piccola tomba trovata durante i lavori e il motivo della copertura del sarcofago grande rimasto sotto terra come successo per i mosaici romani. Le osservazioni riguardano pure il restauro dei sarcofagi danneggiati dalle vibrazioni dei mezzi pesanti utilizzati nei lavori ed infine l’attesa per la presentazione pubblica dei risultati riguardanti le indagini effettuate.

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